Solidarietà agli indagati nell’inchiesta sul ‘Sud Ribelle’



Ho dato la mia personale adesione a questo appello.
E' il testo di una dichiarazione di solidarietà agli indagati di Cosenza, per i quali si riunirà nuovamente il 23 ottobre a Catanzaro il Tribunale del Riesame. I soggetti associativi che volessero dare la propria adesione all'appello possono farlo inviando una mail di risposta all'indirizzo m.marescotti at tiscali.it entro lunedì, cosicchè possa essere comunicato per la stampa del manifesto nazionale (vi sarà una manifestazione nazionale a Catanzaro, il 23 ottobre). E' possibile inoltre, sempre con mail, inviare adesioni individuali e collettive, anche dopo lunedì. Fate quindi circolare il più possibile l'appello.
Grazie.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink

Solidarietà agli indagati nell’inchiesta sul ‘Sud Ribelle’
Appello in vista dell’udienza del riesame del 23 ottobre 2003

Il 23 ottobre prossimo, di fronte al Tribunale della libertà di Catanzaro, si svolgerà la nuova udienza in merito alla richiesta di custodia cautelare di 18 attivisti del ‘movimento dei movimenti’, arrestati alle prime ore del 15 novembre 2002 con l’accusa di aver costituito un’associazione sovversiva dal nome ‘Sud Ribelle’. Lo stesso tribunale aveva liberato tutte le persone ancora in carcere o agli arresti domiciliari il 3 dicembre scorso, ritenendo insussistente la gravità indiziaria con riferimento a tutti i reati associativi contestati. L’accoglimento del ricorso del PM da parte della Corte di Cassazione ha tuttavia riportato l’intera vicenda al suo punto iniziale, determinando la situazione paradossale della necessità di un ulteriore pronunciamento sull’opportunità di quelle scarcerazioni, avvenute ormai quasi un anno fa. Si giunge così all’ennesimo tornante di una vicenda fin troppo lunga e controversa, che ha coinvolto militanti del movimento, sindacalisti di base, mediattivisti, operatori della solidarietà con migranti e richiedenti asilo, occupanti di centri sociali, uniti da un agire politico trasparente ispirato ai valori della solidarietà e della partecipazione. Contro di essi è stata scatenata un’autentica persecuzione basata su accuse prive di riscontri fattuali, basate su interpretazioni vistosamente forzate delle conversazioni tra gli indagati, ascoltati attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali che si protraggono dall’aprile del 2001. L’intero impianto accusatorio ruota in tutta evidenza attorno a un implicito assunto di base: è l’agire politico degli indagati, svoltosi nell’esercizio dei diritti democratici garantiti dalla Costituzione, a costituire in quanto tale oggetto di reato. Le decine di migliaia di pagine dell’inchiesta non lasciano spazio a dubbi per una mente scevra da pregiudizi: esse non fanno che descrivere l’azione degli indagati nel loro impegno a difesa dei diritti dei più deboli, contro l’inquinamento e la guerra, per un mondo diverso, il tutto nei modi legittimi tipici dei movimenti: riunioni, assemblee, diffusione di volantini e documenti, l’uso di internet, la partecipazione a manifestazioni. Le accuse, confermate dall’ulteriore materiale prodotto a luglio dal PM, si focalizzano in particolare sulle manifestazioni di Napoli (in occasione del Globa Forum dell’Ocse, il 17 marzo 2001) e di Genova (in occasione della riunione del G8, il 20 luglio 2001), quando gli indagati si sarebbero scontrati con le forze dell’ordine e avrebbero posto in essere azioni di devastazione, con l’aggravante della premeditazione. Al di là del fatto che non sia stata prodotta alcuna prova a sostegno di tali accuse, ci preme ribadire un punto di vista che faccia giustizia una volta per tutte dei reiterati tentativi di negare l’evidenza su cosa è realmente avvenuto in quelle giornate. Napoli e Genova hanno significato, da un lato, la manifestazione di una grande volontà di partecipazione e mutamento da parte di centinaia di migliaia di persone, dall’altro sono state l’occasione per lo scatenarsi di una violentissima azione repressiva, cieca e sorda (per calcolo e non per ottusità) alle istanze di quella moltitudine. Il prossimo rinvio a giudizio per decine di responsabili e semplici agenti dell’ordine pubblico è solo un’ulteriore conferma di quello a cui tutti abbiamo potuto assistere: la grave lesione alla Costituzione e allo stato di diritto consumatasi nei pestaggi indiscriminati contro persone inermi, nella loro traduzione coatta in prigioni o posti di polizia, nelle perquisizioni umilianti, fino alle torture e all’omissione di soccorso per i feriti. Tutto ciò desta gravi preoccupazioni per lo stato della democrazia nel nostro paese, lasciando intuire una degenerazione dello stato di diritto che trova ulteriori esemplificazioni negli arresti di altri manifestanti che si trovavano a Genova, nei reiterati tentativi di criminalizzare l’azione sindacale, le lotte dei disoccupati napoletani e quelle per la casa, nel rendere impossibile la vita dei migranti e rifugiati all’indomani dell’11 settembre attraverso l’equazione musulmano = terrorista, che tende ad estinguere ogni spazio di espressione e partecipazione al di fuori dei rigidi canali istituzionali. Per queste gravi ragioni ribadiamo la nostra solidarietà agli indagati e invitiamo alla massima partecipazione nel giorno del 23 ottobre al presidio di fronte al tribunale di Catanzaro con inizio alle ore 9.00 e al corteo con concentramento alle ore 16.00 in piazza Matteotti.