piste ciclabili a Taranto



Lettera aperta al Sindaco di Taranto
dott.ssa Rossana Di Bello

Oggetto: piste ciclabili

Gentile Sindaco,
Le scrivo perché da anni ho scelto di usare la bicicletta in città. Sono infatti convinto che le scelte contro l'inquinamento debbano mettere radici prima di tutto nei nostri comportamenti quotidiani ed è questa la ragione per cui nella mia famiglia tutti vanno in bicicletta. Cerco di convincere gli amici che questo mezzo è - assieme al computer - un prodigioso strumento che può migliorare la qualità della nostra vita sociale. Ogni giorno in bicicletta posso portare a termine il triplo di cose di ciò che potrei fare usando la macchina e mi capita di notare che, mentre gli amici automobilisti cercano disperatamente un parcheggio, io ho già fatto la spesa, incontrato un amico, comprato il giornale e sto tornando a casa senza aver consumato neppure un bicchiere di benzina e senza aver peggiorato la già inquinata aria della mia città.

Ed è per questa ragione che approvo le piste ciclabili. La invito a non considerare le proteste contro le piste ciclabili come l'unica voce dei cittadini. In questa città c'è chi si è abituato a convivere con l'inquinamento e il raddoppio dei tumori ma non ha purtroppo imparato a convivere con le biciclette. Lei avrà potuto notare quanta affluenza registrano a Taranto le ciclopasseggiate. Sono il segnale di un bisogno di libertà che nasce in questa città già troppo soffocata.

Ho letto il comunicato di un partito politico che a Taranto ha inviato alla stampa una nota polemica per dire che la pista ciclabile di Viale Virgilio "crea pericolo e intralcio" in tale strada a scorrimento veloce. Sulla base della mia esperienza di "cittadino in bicicletta" posso viceversa testimoniare che le piste ciclabili sono necessarie proprio dove la circolazione delle auto è veloce. Mentre nelle strade del centro siamo noi ciclisti a superare (con grande soddisfazione!) le auto incolonnate, nelle strade a scorrimento veloce avviene il contrario e noi ciclisti a volte siamo percepiti come "un pericolo e un intralcio". Quindi la realtà è tutto il contrario di ciò che afferma il comunicato del partito in questione. Per cui le piste ciclabili divengono indispensabili ad esempio in tratti come Viale Jonio, una strada che non percorro in bici con mio figlio perché pericolosa per i ciclisti, e che con la pista ciclabile diventerà invece praticabile.

Temo l'insofferenza delle proteste che emergono non sia rivolta contro le piste ciclabili ma contro i ciclisti, colpevoli di rallentare e ostacolare il traffico. Non voglio ironizzare su questo, ma lo si potrebbe fare.

Certo vi possono essere incongruenze, errori di progettazione, scelte affrettate e da migliorare: ma non si può tornare indietro. E noi ciclisti la appoggeremo: tenga duro e avrà il nostro sostegno.

Così come esistono le corsie preferenziali per i bus occorre abituarsi all'idea delle piste preferenziali per le bici. Avviene in Europa, non siamo entrati per caso anche noi in Europa? Taranto ha un clima e una mancanza di salite che consentirebbe a tutti di andare in bici l'intero anno; eppure a Taranto ci sono meno bici che in città dell'Emilia o del Trentino, dove gelo, nebbia e salite rendono la bici non sempre uno strumento pratico. Eppure a Bologna e a Trento vedi d'inverno ottantenni col cappotto a cavallo della loro bici.

Infine una considerazione economica. Se riuscissimo a far viaggiare in sicurezza ogni settimana diecimila ciclisti a Taranto si creerebbe un mercato nuovo. Ogni "oggetto" crea un mercato: il telefonino, l'auto, il televisore, il computer, il lettore di CD musicali, la barca a vela o a motore, la moto, ecc. Immaginiamo quale indotto occupazionale potrebbe creare la bicicletta: dai parcheggi alle cooperative di servizi, dai negozi alle associazioni sportive, dall'abbigliamento al leasing, dalle bici elettriche alla manutenzione meccanica, dalle bici in treno all'interscambio fra mezzo pubblico e bicicletta comunale. Mentre l'auto è ormai un settore maturo e saturo, la bicicletta è un segmento economico in espansione e in fase di piena innovazione. Ed è paradossale che non si espanda proprio da noi: è come se si vendessero più scarponi per montagna a Rimini che a Bolzano. Perché nei partiti manca la progettualità su queste scelte di "economia leggera" e sostenibile?

Cordiali saluti

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink