Avanzano i lavori dell'opera controrivoluzionaria



Mentre l'area curda "siriana", restituita recentemente da Assad ai suoi legittimi abitanti curdi, viene massmediaticamente fatta passare per terra liberata dai "ribelli" ( il che non è vero tanto che i curdi siriani si stanno difendendo dagli attacchi del governo turco che addebita loro perfino un attentato che non hanno mai commesso e rivendica la loro terra  per costruirvi altri "campi profughi", grazie al sostegno dei media occidentali e agli aiuti umanitari a  pallettoni spediti ), si continua a soffiare sul fuoco anche per fare di quell'area  la tanto ambita "no fly zone" ( http://qn.quotidiano.net/esteri/2012/09/02/766251-siria_impossibile_zone.shtml ) con la scusa di proteggere i profughi siriani respinti a migliaia guarda caso dal governo turco.  Si vocifera fra i popoli che le  intenzioni  per quell'area sono ben altre e che i profughi servono solamente " vittime da proteggere" per giustificarne il controllo militare straniero.

Non si limitano a soffiare i "ribelli" che continuano a lanciare "messaggi democratici e libertari ": http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Siria-lultimatum-dei-ribelli-Tra-72-ore-attacco-agli-scali-civili_313653850412.html .

Tantomeno si limitano a soffiare sul fuoco  ma hanno deciso di contribuire fattivamente all'opera controrivoluzionaria "gli amici della Siria "delloYemen: http://syrianfreepress.wordpress.com/2012/09/02/allerta-leader-di-al-qaeda-nello-yemen-gran-movimento-nella-regione-per-trasferimento-di-miliziani-di-al-qaeda-dal-sud-yemen-in-siria-alert-leader-of-al-qaeda-in-yemen-great-movement-in/

Leader di al-Qaeda nello Yemen: “Gran movimento nella regione (Qatar-Arabia Saudita): trasferimento di miliziani di Al-Qaeda dallo Yemen in Siria”.

Uno dei più importanti leader di Al Qaeda nello Yemen, il capo tribale Tariq Fadli, ha rivelato di un accordo regionale che prevede il trasferimento di milizie di Al-Qaeda (“Ansar al-Sharia’a”, “i sostenitori della Sharia”) nello Yemen, dal sud dello Yemen in Siria.

Lui spiega dell’improvviso ritiro di queste milizie dal Governatorato di Abyan, dicendo anche che non saranno ostacolati dalle forze armate dello Yemen e dell’Arabia Saudita durante il loro dislocamento.

Anche se non è stato esplicitamente detto quali siano le parti dell’accordo, possiamo essere automaticamente sicuri che esse sono il governo yemenita ed il Qatar, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti.

Specialmente dopo che la stampa occidentale ha rivelato nei giorni scorsi che sembrava ci fosse un “ponte aereo”, finanziato dall’Arabia Saudita e Qatar, per spostare i “jihadisti”, da diverse regioni del mondo, nei loro campi d’addestramento stabiliti dalla CIA vicino a “Adana e Gaziantep”, due cittadine turche, in collaborazione con l’intelligence turca e con finanziamento saudita e qatariota.

È il miglior rapporto storico di cooperazione che Tareq al-Fadli abbia mai avuto con i servizi di intelligence saudita, come è evidente dal suo “Curriculum Vitae Jihadistico”, e possiamo dedurlo da quello che sta accadendo.

Al-Fadli ha dichiarato, in un’intervista esclusiva con il giornale yemenita “Adan Al-Ghad”, dalla sua residenza in una zona montagnosa vicino alla città costiera di Shakra, del ritiro improvviso dei gruppi armati dalle città di Zanzibar e Giaar, nella provincia di Abyan, in seguito all’accordo raggiunto.

I miliziani di al-Qaeda saranno trasferiti in Siria con l’obiettivo di combattere accanto agli altri gruppi mercenari armati, compresi i gruppi legati ad Al-Qaeda, contro il popolo siriano”.

E sull’attività finanziaria che sta svolgendo l’Arabia Saudita, a destra e a manca, in favore dei gruppi oscurantisti Salafiti e jihadisti wahabiti, al-Fadili ha risposto: “il Re dell’Arabia Saudita è libero di fare quello che vuole dei suoi dollari ed ha la facoltà di regalare soldi a chi desidera, siano essi capi religiosi, o leader politici, o qualunque cosa essi siano”.

Ma al-Fadili è andato oltre, sostenendo che “l’Arabia Saudita ha il diritto di compiere bombardamenti aerei all’interno del territorio yemenita in caso di autodifesa”, affermazione che è definita dal giornale yemenita “Adan Al-Ghad” come “un riavvicinamento all’Arabia Saudita”.