Re: [pace] Giuliana Sgrena sulla Siria



finalmente leggete e diffondete un pezzo che dice pane al pane... i vostri amati complotti, neanche l'ombra!
rizzo

-----Messaggio originale----- From: Dante Bedini
Sent: Saturday, March 03, 2012 9:31 AM
To: pace
Subject: [pace] Giuliana Sgrena sulla Siria

Ricevo da Giuliana Sgrena questo articolo di Saad Kiwan
NB giustamente si parla sempre di resistenza e di lotta di liberazione
di un popolo sotto una tirannide. Non viene invocato alcun intervento
"umanitario" di Nato e altri criminali (che pensano solo ai loro
profitti, tant'è vero che non hanno nulla da dire contro Israele che
ha creato il gulag di Gaza ecc.)
Dante Bedini


Chi si oppone agli Assad e perchè.
Saad Kiwan, a lungo giornalista del "Manifesto", fa qui una breve
storia della giunta degli Assad e un dettagliato "chi è chi" dei
gruppi che si oppongono al regime.
Giuliana Sgrena


di Saad Kiwan, da Beirut
II siriani vivono da oltre quarant'anni sotto una dittatura del
partito unico e del potere assoluto di un militare Hafez Assad che
organizzò nel 1971 un colpo di stato, contro i suoi compagni del
partito "Baath" (nazional-social-sciovinista) già al potere dal 1963
in seguito a un primo golpe attuato dagli stessi ufficiali del Baath
rovesciando l'ultimo governo civile di coalizione in Siria.
Assad padre ha governato per la prima metà del suo regno col suo
braccio destro il fratello Refa'at (anche egli militare, cacciato poi
nel '84 in seguito al tentativo di rovesciare Hafez), arrestando la
troika "baathista" (civile) al potere: il leader del partito, il
presidente della repubblica e il primo ministro, morti poi in carcere.
Assad ha governato praticamente da solo mettendo in piedi un "perfetto
regime" poliziesco basandosi sui servizi, azzerando la vita politica,
annullando partiti (dai comunisti ai nasseriani, dai socialisti ai
liberali e agli stessi baathisti) e parlamento e sostituendo le
elezioni con il plebiscito al capo-candidato unico.
Per 30 anni (1971-2000) ha riempito le carceri siriani da oppositori,
militanti e attivisti per reati di opinione, praticato ogni tipo di
tortura a brutalità, fatto scomparire centinaia di prigionieri,
siriani e arabi. Il dittatore siriano ha imbavagliato stampa e mezzi
di informazione, ha vietato qualsiasi tipo di associazione sindacale o
attività di carattere culturale o sociale. Con il famoso articolo 8
della costituzione che sentenzia: "il "Baath" e' il partito guida
dello stato e della società"!
Il primo orribile crimine il dittatore baathista l'ha compiuto
bombardando con l'aviazione la città di Hama nel lontano '82,
massacrando oltre 20mila persone, per mettere a tacere i "Fratelli
musulmani". Un massacro passato quasi sotto silenzio in Occidente, ma
anche in Oriente, per la assoluta mancanza di "testimoni", cioè dei
mezzi di informazione tradizionali di allora. Anche perché Assad era
considerato un "laico" (ma alawita) che si opponeva ai musulmani
fanatici e reazionari, quindi conta poco se vengono massacrati
famiglie e figli. E sconta di meno se dopo quel massacro il "laico"
Assad introduce nella costituzione l'islam come religione del
presidente della Siria, cosa che ha confermato in questi giorni il suo
figlio Bashar (anche egli laico!) con la sua "nuova costituzione",
aggiungendo addirittura a quell'articolo che l'islam "e' la fonte
principale di legislazione".
Nel '76 Assad padre aveva anche mandato le sue truppe (30mila soldati)
in Libano "per mettere pace" tra i libanesi, con il beneplacito degli
Stati uniti e la benedizione dello stesso Israele. Risultato: i
soldati di Assad sono rimasti 30 anni in Libano, comportandosi da
esercito di occupazione, distruggendo lo stato e le sue istituzioni,
inventando una classe politica servile e irrispettosa di ogni regola o
codice di comportamento civile e etico. Inoltre gli uomini
dell'apparato di Assad e i suoi ufficiali hanno saccheggiato le
ricchezze economico-commerciali del paese. Il saccheggio si è sposato
al "dividi et impera", aizzando forze e partiti gli uni contro gli
altri, e le comunità l'una contro l'altra.
Sul piano palestinese, l'ex dittatore siriano che si era eretto a
"difensore della causa del popolo arabo palestinese", ha usato tutti i
mezzi possibili e immaginabili per addomesticare l'Olp alla sua
politica e mettere il leader palestinese Yasser Arafat sotto la tutela
del regime siriano. Per Assad, il Libano e la Palestina erano "carte"
da giocare e usare a piacere, sullo scacchiere regionale, sia per
riscaldare la situazione sia per alzare il "prezzo" delle sue
trattative con americani o israeliani, fin dai primi anni 'Settanta.
Successivamente l'Iraq diventò anche un altra "carta" che l'erede
Bashar ha usato per trattare con gli Usa, o per ricattarli, mandando
"volontari" di gruppi integralisti e "jihadisti" per compiere atti di
terrorismo o di sabotaggio in Iraq, o dare rifugio a elementi di
"al-Qaeda".
Nella terza metà del suo regno (1990-2000), Assad padre iniziò a
preparare il figlio primogenito Bassel per la sua eredità, passando da
un regime dispotico a un regime dispotico-familiare. Nel 1994, l'erede
però muore in un "incidente stradale" che venne attribuito a delle
faide all'interno della stessa famiglia degli Assad. Allora, fu messo
in pista il giovane oftalmologo, plebiscitato nel 2000 in seguito alla
morte del padre. Parecchi in Siria e nel mondo arabo avevano sperato
che il giovane presidente potesse avviare una nuova stagione di
riforme del regime. La cosiddetta "Primavera di Damasco" - durata poco
più di un anno - si rivelò un "fumo negli occhi". Il figlio si scoprì
più spietato dal padre. La campagna di arresti e repressione sferrata
dal regime, già dal 2002, sorprese un po' tutti. Le carceri sono
riempite di attivisti per la difesa dei diritti dell'uomo e della
libertà di espressione, e che sono rimasti a languire nelle prigioni
per anni, senza processi.
Il loro decano, l'avvocato Haytham al-Maleh, oggi figura di spicco
dell'opposizione, e' stato rilasciato all'inizio della rivolta, nel
marzo 2011, avendo compiuto 80 anni in carcere, arrestato più volte e
mai processato. Tra le carceri del regime spiccano quello di Mazze,
nella capitale Damasco, dove vengono detenuti e torturati palestinesi
e libanesi, che poi vengono fatti scomparire (il Libano aspetta ancora
di sapere il destino di centinaia di libanesi rapiti dalle truppe
siriane in Libano), e quello di Saidnaya riservato agli oppositori e
attivisti siriani, dove uno dei massacri commessi contro i detenuti
l'ha compiuto proprio Maher il fratello di Bashar.
Intellettuali, scrittori e artisti sono stati quasi tutti esiliati in
Europa e in alcuni paesi arabi. Dei giornalisti non ne parliamo perché
non esistono giornali liberi o privati, solo giornali del regime dove
campeggia quotidianamente la foto del presidente-dittatore Bashar.
Come anche la tv di stato che apre il tg con i detti del
presidente-dittatore. Una liceale di 19 anni, Tol al-Mallouhi, e'
stata arrestata nel 2010 e condannata a 5 anni di carcere per aver
espresso nel suo blogg i suoi pensieri riguardo la causa palestinese.
L'accusa: "complotto contro il regime" e "contatti con il nemico
americano"!
Oggi, la Siria e' governata da ben 17 servizi segreti, sotto il
comando di una stretta cerchia della famiglia Assad: Bashar, il
fratello Maher, la madre e il cognato. Poi ci sono i cugini Makhlouf
che tengono la cassa. In questo "regno del terrore" scoppia la rivolta
e si trasforma rapidamente in una sollevazione popolare generalizzata.
Nasce quindi una opposizione "tricefala" tra l'interno e l'estero: I
Comitati di coordinamento locali, il Coordinamento per il cambiamento
democratico e il Consiglio nazionale.
1 - I Comitati locali sono i veri artefici della rivolta, organizzati
rapidamente su tutto il territorio da giovani volontari che non
appartengono a nessun partito; sono quelli della nuova generazione,
nata sotto il regno degli Assad e che ha conosciuto soltanto l'operato
e le pratiche del regime del Baath, ma che conosce anche tutto il
repertorio delle nuove tecnologie nonostante il tentativo del regime
di ritardarne l'accesso e controllarne la diffusione nel paese. Questi
comitati nascono e si organizzano via internet (facebook, twitter e
youtube), e organizzano la protesta su tutto il territorio. Così la
rivolta si estende nei primi mesi a macchia d'olio riuscendo a
sfuggire a ogni tentativo di controllo o di intervento diretto da
parte delle forze speciali di Bashar. Ma l'aspetto ancora più
importante e significativo e' che tutti i giovani attivisti dei
comitati che guidano la rivolta si muovono nella clandestinità. Chi
esce allo scoperto sono i portavoce dei comitati, che tengono i
contatti con i media, e quanti all'inizio della rivolta hanno trovato
rifugio a Beirut, a Istambul e poi al Cairo per motivi logistici e di
coordinamento tra i comitati e l'estero. E per maggior sicurezza, i
comitati hanno inoltre creato dei "comitati-ombra", che sostituiranno
i "titolari" in caso questi vengano scoperti o arrestati.
2 - Il Coordinamento per il cambiamento. Lo scoppio della rivolta ha
praticamente sorpreso anche la vecchia generazione di militanti
politici, scrittori e artisti, comunisti e nazionalisti, che si
battevano già dai primi anni '70 contro il regime del Baath. Gran
parte di questi hanno allora creato il "Coordinamento per il
cambiamento democratico", il suo portavoce e' Hassan Abdel-Azim, e
raggruppa anche spezzoni di vecchie formazioni politiche tra ex
comunisti e ex nazional-socialisti e nasseriani, oltre a personalità
indipendenti come Michel Kilo e Fayez Sara. Il Coordinamento e' una
formazione che nasce sostanzialmente all'interno, ma ha ovviamente
alcune delle sue figure all'estero. Rivendica la caduta del regime, ma
si oppone a un qualsiasi intervento straniero, il regime gli ha
strizzato l'occhio tentando di agganciarlo al finto dialogo che
inventa di tanto in tanto, e al quale alcune personalità del
Coordinamento hanno partecipato. L'altro giorno hanno rifiutato di
partecipare all' "incontro degli amici della Siria" tenutosi a Tunisi
per protestare contro il tentativo di dichiarare il Consiglio
nazionale come unico e legittimo rappresentante del popolo siriano.
3 - Il Consiglio nazionale, guidato oggi dal professore alla Sorbona
Burhan Ghouliun, nasce invece all'estero, a Istambul, e comprende la
maggioranza degli oppositori dell'estero e dell'interno, figure di
spicco, come l'ottuagenario giurista Haytham Al-Maleh, politici e
intellettuali. I parecchi giovani che siedono nel Consiglio nazionale
in rappresentanza dei Comitati locali garantiscono il collegamento con
l'interno e rendono il Consiglio il più popolare tra la popolazione
nelle città in rivolta. Il Consiglio comprende anche un folto gruppo
dei "Fratelli musulmani" spalleggiati dalla Turchia di Erdogan. E gode
anche dall'appoggio dalla stramaggioranza dei paesi arabi, dalla
Francia e da gran parte degli europei. Loro insistono per un
"intervento umanitario per proteggere i civili" oramai in preda alla
macchina di guerra di Bashar che uccide con una media di 100 vittime
al giorno.
4 - Poi, viene l' Esercito siriano libero formato dai soldati che
hanno disertato l'esercito del regime e che nonostante le scarse e
ridotte armi a disposizione sono riusciti a far fronte alle brigate di
Bashar, liberare alcune città e garantire una protezione alla
popolazione. E sembra che tutte le anime dell'opposizione siano
d'accordo per sostenerlo e considerarlo il braccio armato
dell'opposizione.
I Comitati locali sono i veri militanti che si muovono sul terreno tra
la gente, e sono quindi l'ossatura portante della sollevazione. Sono
di conseguenza poco inclini al compromesso, e cosi sembrano garantire
solidità e continuità alla sollevazione nonostante i tentativi del
regime di soffocare la sollevazione e nonostante il fallimento della
Lega Araba a imporre la partenza del "piccolo dittatore" o almeno
costringerlo a far marcia indietro. E' ovvio però che col passare dei
mesi e con l'inferocimento della banda degli Assad contro la
popolazione che continua a manifestare pacificamente, il pericolo di
una militarizzazione della rivolta diventa maggiore. Ma e' lo stesso
regime a spingere nella direzione di una guerra civile che
giustificherebbe la sua guerra di sterminio. Ed è anche vero che
potrebbero avere il sopravvento le ali più radicali e più disposte al
confronto militare. Però è altrettanto vero che la popolazione è
giunta a quasi un anno della sua rivolta pacifica, è legittimo allora
chiedersi perchè deve poter continuare a resistere e a morire? E per
quale motivo o ideale devono esporsi ai bombardamenti dei cannoni dei
carri armati e dell'aviazione di Bashar e lasciare che si ammazzino e
si massacrino uomini, donne, vecchi e bambini (circa 500)??
Infine, due ferme considerazioni:
- Credo che l'obiettivo primario e fondamentale sia quello di
smantellare un regime così totalitario e repressivo, spietato, cinico
e disumano, e di processare Bashar e la sua stretta cerchia. E su
questo non c'e' ragione che tenga e non può esistere nessuna scusa o
giustificazione. - Le rivoluzioni ideali "belle" e "pulite" che sanno
prevedere tutto non esistono, e non sono mai esistite. Ma chi verrà in
Siria dopo Assad non sarà mai peggio di lui, di suo padre e del regime
del Baath, che oltre agli Assad ha fatto dono al museo degli orrori
anche del regime di Saddam Hussein in Iraq.
Non si può pretendere quindi da una opposizione quasi clandestina e
repressa per oltre 40 anni, e che non ha mai potuto operare in un
clima di libertà, di essere democratica e garantista o di non subire
pressioni o influenze estere. Tuttavia, un' opposizione così composita
e politicamente variopinta e' una garanzia di pluralismo o comunque
preannuncia un futuro di una vita politica aperta a esperienze nuove.

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