Siria, contro Assad scende in campo Al Qaeda



Contro Assad scende in campo Al Qaeda e l'Occidente comincia a preoccuparsi

Di Gianandrea Gaiani
Il Sole 24 ore - 18/2/2012

Nata come rivolta per la democrazia e la libertà, la sollevazione contro il regime siriano di Bashar Assad vede una crescente presenza di gruppi estremisti islamici e la radicalizzazione della posizione di gruppi definiti "moderati" come i Fratelli Musulmani. Negli ultimi giorni numerose notizie hanno confermato il crescente peso dei gruppi armati radicali sunniti. Venerdì l'annuncio, con un video, della costituzione in seno all'Esercito siriano libero di un reparto suicida attivo a Homs.

Nel filmato appaiono una ventina di uomini armati a volto coperto che annunciano la nascita del battaglione 'al-Bara Bin Malik', il nome di uno dei compagni di Maometto. Il gruppo è di ispirazione jihadista, come appare evidente dalle bandiere dell'opposizione siriana e del cosiddetto Esercito siriano libero affiancate a quelle nere usate dall'organizzazione irachena di al-Qaeda (nota come "al-Qaeda nella terra dei due fiumi"). 
A questa organizzazione il regime siriano aveva attribuito gli attentati compiuti con autobomba contro le sedi dei servizi di sicurezza a Damasco (70 morti) e Aleppo (28 morti), attacchi che gli insorti hanno più volte denunciato come azioni scatenate dal regime stesso. Le ultime rivelazioni sembrano però confermare la tesi di Damasco.

I servizi d'intelligence statunitensi hanno infatti raccolto molti elementi a Baghdad e Beirut che dimostrano come miliziani sunniti, wahabilti sauditi e cellule di al-Qaeda attive in Iraq siano ora in fase di trasferimento in Siria per combattere il regime sciita (alauita) di Assad. Le preoccupazioni di Washington non riguardano solo il rischio che l'insurrezione assuma una deriva integralista ma anche il rischio che armi pesanti e di distruzione di massa (chimiche e biologiche) in mano all'esercito di Assad possano cadere nelle mani dei terroristi di al-Qaeda. Una riedizione su scala molto più ampia di quanto accaduto l'anno scorso in Libia. Per statunitensi e britannici, che secondo indiscrezioni avrebbero inviato in segreto in Siria droni da ricognizione e unità di forze speciali, esiste anche un motivo d'imbarazzo nel combattere dalla stessa parte di coloro che in Iraq hanno ucciso migliaia di militari anglo-americani.

Le milizie quaediste sarebbero attive anche nel traffico di armi diretto agli insorti. Il viceministro dell'Interno iracheno, Adnan al-Assadi, sostiene che «un certo numero di jihadisti iracheni sono andati in Siria e che le armi vengono portate da Baghdad a Mosul e poi oltre frontiera». Il traffico avviene con l'aiuto delle famiglie che vivono lungo il confine e uno dei punti cruciali della distribuzione è la città siriana di Abu Kamal. L'ingerenza di al-Qaeda in Siria è stata del resto ufficializzata dal video messaggio di Ayman al Zawahiri che incita i siriani e i popoli islamici confinanti al jihad contro il regime di Assad ma al tempo stesso a diffidare di Occidentali e turchi. Un messaggio che gli analisti dell'intelligence interpretano con la volontà di al-Qaeda dei accreditarsi come protagonista della primavera siriana e araba in generale.

L'appello al jihad di Zawahiri è strato respinto dagli insorti siriani ma la radicalizzazione islamista del conflitto sembra ormai inevitabile dopo che i Fratelli Musulmani giordani hanno lanciato il 12 febbraio l'appello alla guerra santa definita un "dovere islamico" contro il regime di Damasco che in queste ore ha ricevuto l'appoggio simbolico dell'Iran. Due navi da guerra di Teheran, entrate ieri nel Mediterraneo da Suez, hanno raggiunto il porto siriano di Tartus visitato anche da una flotta di navi da guerra russe.

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