Osservatorio Nazionale ed Europeo per il Rispetto delle Pari Opportunità



TEORIE FEMMINILI SULLA FEMMINILITA’ 
Onerpo è Osservatorio Nazionale ed europeo per il Rispetto delle Pari 
Opportunità che come finalità statutarie ha quelle della rimozione 
degli ostacoli che impediscono la libera e democratica partecipazione 
delle donne alla vita sociale e politica

Osservatorio Nazionale ed Europeo per il Rispetto delle Pari 
Opportunità

L'ONERPO ha origine dalle iniziative della società civile per le pari 
opportunità. Nasce affinché si riconosca che le donne sono parte 
concreta e fattiva della cittadinanza che non ha bisogno di tutele, né 
di compartimenti stagni, né di aree protette. Le quote cosiddette rosa, 
i regali, le protezioni, sono modalità errate di affrontare il problema 
paritario da cui le donne rifuggono.

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La Consulta delle Donne è un portale esistente dal 2003 per offrire 
spazio al talento femminile, con la pubblicazione di testi letterari e 
poetici, immagini artistiche, e informazioni di rilevanza sociale e 
politica. E' composta da numerose rubriche e si avvale della 
collaborazione di artisti e scrittori già affermati, come di nuovi 
letterati di qualità.

L'ONERPO ha origine dalle iniziative della società civile per le pari 
opportunità. Nasce affinché si riconosca che le donne sono parte 
concreta e fattiva della cittadinanza che non ha bisogno di tutele, né 
di compartimenti stagni, né di aree protette. Le quote cosiddette rosa, 
i regali, le protezioni, sono modalità errate di affrontare il problema 
paritario da cui le donne rifuggono. Onerpo è Osservatorio Nazionale ed 
europeo per il Rispetto delle Pari Opportunità che come finalità 
statutarie ha quelle della rimozione degli ostacoli che impediscono la 
libera e democratica partecipazione delle donne alla vita sociale e 
politica. Come prevedono gli articoli 3, 2, 51 della nostra 
Costituzione. 

Wanda Montanelli, Vicepresidente ONERPO e Responsabile della Consulta 
delle donne

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TEORIE FEMMINILI SULLA FEMMINILITA’

Il disagio della civiltà

 di Laura Tussi

 Il modello universale dell'eccellenza umana, imperniata sulla 
centralità del soggetto maschile, com-prende e informa, costantemente e 
incessantemente, la cultura, il pensiero, i contenuti, gli 
atteggiamenti, che vengono trasmessi anche quando la discriminazione 
esplicita diventa latente, traducendosi in ormai esacerbate e note 
dinamiche discriminatorie e di segregazione. La critica femminista ha 
confutato i contenuti patriarcali del principio costituzionale di 
uguaglianza come il carattere prevalentemente androcentrico della 
storia del pensiero filosofico, psicanalitico e della tradizione 
culturale.

Secondo Freud il transfert che si stabilisce con un’analista donna è 
idoneo ad esplorare le fasi preedipiche dello sviluppo attualizzando il 
legame materno. Secondo Helen Deutsch la psicologia della donna è un 
derivato sostanzialmente universale ed immodificabile della sua 
situazione anatomica e della sua fisiologia. L'organizzazione della 
libido della donna appare strumentalizzata dalla funzione riproduttiva. 
Secondo Karen Horney l'anatomia non è un destino e sono i 
condizionamenti sociali e culturali, non le pulsioni, che giocano un 
ruolo determinante. La Horney denuncia l’ottica di parte con cui è 
stato costruito il modello psicanalitico di femminilità e nella sua 
opera “Psicologia femminile” del 1924 l'invidia del pene, che per Freud 
è un dato di fatto, è una conseguenza della situazione di inferiorità 
della donna, indotta da tutto il contesto ambientale operante sul suo 
sviluppo. La Horney propone che la psicanalisi esca dal privato 
confrontandosi criticamente con la sociologia e l'antropologia. La 
Deutsch sarà considerata il portavoce della psicanalisi ortodossa sulla 
questione femminile, mentre la Horney sarà allontanata nel 1941 dalla 
società di psicanalisi. Ernest Jones invece riuscì a dissentire dalle 
teorie freudiane senza urtarne l'ortodossia, notando che le 
osservazioni degli uomini analisti sulla sessualità femminile sono 
viziate da una sorta di fallocentrismo, minimizzando le esperienze 
psichiche femminili. Ricostruì uno specifico sviluppo della sessualità 
della bambina, autonomo rispetto a quello del bambino vedendo nel 
timore di castrazione il simbolo della  “aphanisi” (il soggetto del 
desiderio minacciato di cancellazione), costituita per tutti, dalla 
paura della perdita di ogni possibile piacere sessuale. Maria Bonaparte 
considera la passività non come un dato di fatto, bensì come una 
posizione da raggiungere con il sacrificio delle pulsioni erotiche 
pregenitali. La donna è in una situazione di svantaggio rispetto 
all'uomo perché possiede un minor patrimonio libidico ed è soggetta ad 
un più complesso processo evolutivo. Questo spiega l'immaturità del suo 
super ego e le frequenti difficoltà della vita sessuale. La frigidità 
femminile è anche provocata dalla cultura patriarcale che reprime la 
sessualità della donna. Lou Andreas Salomè teorizza un'esperienza 
complessiva femminile senza però legarla ad alcuna specificità 
biologica, caratterizzata dalla felicità di un erotismo che basta a se 
stesso, di un narcisismo che si appaga nell’autocontemplazione. Il 
dibattito sull'evoluzione della donna, verso la maternità, svoltosi tra 
le due guerre rimase sporadico e frammentario. Luce Irigaray denuncia 
l'impossibilità del pensiero occidentale di pensare il diverso. Il 
nostro pensiero poggia sul principio di non contraddizione e se il 
sesso maschile è, quello femminile non è, perché così vuole la logica 
delle preposizioni. La Irigaray diede conto del coinvolgimento, della 
complicità culturale con l'uomo, della impossibilità della 
rappresentazione a causa del sistema della donna. Venne anche lei 
allontanata dal Dipartimento di psicanalisi della Università di 
Vincennes nel 1974, per la sua mancanza di etica. Partendo dal 
presupposto che il femminile ha luogo solo in modelli e leggi maschili, 
cercò di vedere l'essere femminile nella sua specificità e pluralità 
contrapposta all'unità fallica. Centrale qui è il rapporto con la 
madre, momento fondante nella costruzione dell'identità sessuale 
femminile. Irigaray sostiene che all'origine della civiltà ci fu un 
assassinio più arcaico del parricidio, quello della donna-madre che 
costituì l'atto inaugurale della società maschile, fondata sulla 
negazione del femminile. La Irigaray incita il movimento delle donne a 
recuperare il legame con la madre e l'amore per se stesse e per le 
altre donne normalmente sacrificato all'amore del lui e alla 
competizione per la conquista dell'uomo, attraverso la cultura 
tradizionale per lacerare il discorso maschile e per trovare modalità 
alternative di rappresentare e dare voce al femminile.

La psicanalisi si occupa di una sessualità in quanto storia, tracce 
di vicende remote, un sistema di rapporti interpersonali che rimandano 
costantemente dal corpo ai fantasmi del passato, dell'immaginario, 
dalle scene primarie ai vissuti individuali, dalla famiglia alla 
società, dall’uomo alla donna. La sessualità non è una, ma un coaugolo 
di pulsioni parziali contraddittorie, non è più regolata dagli schemi 
fissi della naturalità animale, si svolge tra la pluralità delle fonti, 
l'intercambiabilità degli oggetti e la labilità del fine. La meta della 
soddisfazione le è preclusa in se stessa, dalla propria natura 
anarchica. Freud analizza il rapporto tra natura e cultura e deduce che 
nessuna conquista dell'uomo sarebbe possibile senza una costante 
sottrazione di energie sessuali: la civiltà tende ad aumentare le sue 
richieste di sacrifici pulsionali. Nella sua famosa opera “Totem e 
tabù” del 1912, Freud opera un confronto tra la struttura psichica 
individuale, l’Edipo e le strutture sociali, nucleari messe in luce 
dall'antropologia evoluzionistica: il totem e il tabù. Freud interpreta 
l'animale totemico come una simbolizzazione del padre e traduce il tabù 
come l'interdizione edipica, ossia “non ucciderai il padre non amerai 
la madre”. Freud stabilendo un'analogia tra il nevrotico moderno ed i 
selvaggi primitivi sulla minaccia rappresentata dai desideri 
incestuosi, si interroga anche sull'origine dell'orrore per l'incesto. 
Riprende la ricostruzione proposta da Darwin per cui l'uomo primitivo 
sarebbe vissuto in piccole comunità (orde) in cui un solo maschio 
adulto possiede tutte le femmine, scacciando i figli rivali. Da allora 
un sistema di divieti regola i rapporti sociali, ma poiché il desiderio 
incestuoso continua a riproporsi, la vicenda viene ripetutamente 
paralizzata nella società attraverso i miti e nella storia individuale, 
attraverso l'immaginario edipico. Secondo Freud la religione stessa può 
essere fatta risalire a queste prime vicende. L'uccisione del padre 
libera esasperando le componenti libidiche, provocando sentimenti di 
nostalgia e la conseguente idealizzazione della figura paterna. Nel 
1915, turbato dalla guerra, Freud cerca di interpretarla con l'analisi 
e nelle “Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte” rivela che 
il comportamento della società moderna è analogo a quello dei popoli 
primitivi: l'azione vietata ai singoli diviene lecita quando si fa 
opera collettiva. Nell'inconscio permane un'aggressività mortale della 
quale cogliamo il senso di colpa come conseguenza.

Nel saggio “L'avvenire di un'illusione” del 1927, Freud tenta 
l'impresa di smantellare con la critica dell'analisi, la necessità 
della religione, che vede come un narcotico con il quale l'uomo 
controlla la sua angoscia, ma rende insensibile la mente. Freud non ha 
dubbi: il fine dell'uomo è la felicità intesa sia come assenza di 
dolore, sia come fruizione del piacere, fine che si rivela impossibile. 
La labilità è una caratteristica intrinseca di qualsiasi piacere che, 
prolungandosi all'infinito, finisce per scomparire. Per provare piacere 
risulta necessario che ci sia stata prima deprivazione e l'intensità 
del godimento è direttamente proporzionale a quella della sofferenza 
provocata dal bisogno. L'infelicità così è componente essenziale della 
felicità.

La vita dell'uomo è costantemente minacciata dal deperimento 
organico, dalle forze distruttive della natura e dalle relazioni con 
gli altri uomini, le più sofferenti. L'organizzazione sociale si 
configura all'analisi psicologica come una pericolosa minaccia. Con il 
termine Kultur, civiltà, Freud intende l'insieme delle norme e delle 
istituzioni che regolano la distribuzione dei beni. Con il patto 
sociale, l'uomo rinuncia alla felicità in cambio della sicurezza. La 
società infatti per costituirsi e mantenersi deve sottrarre energie 
libidiche individuali. Nel “Al di la del principio di piacere” del 
1920, Freud aveva ipotizzato accanto alle pulsioni sessuali, un’ 
antagonistica pulsione di morte. Ne “Psicologia delle masse e analisi 
dell'io”, Freud cerca le motivazioni che spingono gli individui a 
comportarsi diversamente quando sono insieme, rispetto a quando invece 
sono isolati. Si tratta di rapporti amorosi sublimati, che uniscono 
l'individuo alla massa e la massa al loro capo, riproducendo i legami 
tra i figli e il padre nella famiglia primitiva. Nel capo Freud scorge 
la corrispondenza con una istanza interna alla personalità, con l'io 
ideale. Il bambino di fronte alle proibizioni dei genitori, non potendo 
aggredirli, interiorizza l'aggressività che essi provocano e la riversa 
sul proprio io. La rinuncia pulsionale viene gestita da una istanza 
interna, da una coscienza morale astratta, il super io, le cui pretese 
paradossalmente aumentano sempre più. Essere uomini civili significa 
rinunciare ad una gestione libera, spontanea e felice della sessualità 
e dell'aggressività. A livello cosciente la rinuncia pulsionale viene 
mascherata dalla razionalizzazione e nell'inconscio essa permane come 
una protesta disperata e soffocata, che si presenterà sotto forma di 
malessere diffuso, appunto il disagio della civiltà.

Spesso lo sfruttamento della libido da parte della civiltà, causa 
nell'individuo una situazione di nevrosi di cui egli scorge solo le 
componenti personali, non il più vasto contesto storico e sociale. 
Contro l'angoscia ineliminabile prodotta dall'impossibilità dell'uomo e 
della donna di vivere isolati e dall'insofferenza per la vita di 
gruppo, il soggetto ha trovato alcuni rimedi tra cui la droga che 
agisce sull'apparato sensitivo e inibisce il dolore, provoca piacere, 
comportando però uno spreco di energie vitali. Secondo il principio di 
realtà, occorre abbandonare la ricerca immediata del piacere, per 
investimenti a lungo termine, ma più sicuri e redditizi. Esso opera in 
due sensi, nella modificazione del mondo esterno e nella elaborazione 
dell'economia psichica interna, che si implicano a vicenda. A seconda 
del prevalere di una o dell'altra, ogni individuo attua scelte 
intenzionali diverse: alcuni si dedicano all'arte e alla cultura, altri 
ancora negano o fuggono il mondo come gli eremiti, altri si rifugiano 
nella pratica religiosa. La soluzione però più generalizzabile consiste 
nell'amore verso il prossimo, da cui derivano alcune delle gioie più 
grandi della vita, ma l'oggetto d'amore è sempre minacciato di perdita 
e non resta che moltiplicare gli oggetti d'amore che però sono 
incompatibili con le esigenze della relazione erotica. A Freud questo 
appare come un goffo tentativo di celare le componenti aggressive delle 
relazioni tra gli uomini. I surrealisti francesi definirono l'inconscio 
come il luogo incontaminato, il paradiso perduto, l'assoluto positivo, 
ma Freud non condivise queste ipotesi.

Note: 
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Allegati
Osservatorio Nazionale ed europeo per il Rispetto delle Pari 
Opportunità (173 Kb - Formato doc)
Wanda Montanelli
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