RE: [pace] Partigiani e "disertori" siriani




 come tutte le cose non c'è che un modo per smettere di fare qualcosa : smettere di farlo. E QUINDI non c'è nessun modo di avere la pace se non smettere di praticare la guerra. E vorrei ricordare che dopo gli apocalittici orrori della seconda guerra mondiale tutti , costituente compresa, urlò 'MAI PIù GUERRA'. Quindi una nuova Era. Ma che purtroppo non aveva fatto i conti con il nascente imperialismo americano che ci ha occupati  come ha fatto con le le terre degli indiani, MA SI DOVEVA TENERE IL PUNTO FERMO SU 'MAI PIù GUERRA', e non considerare il pacifismo una variante laica alla chiesa; invece proprio d'alema ruppe quel giuramento con la guerra del Kossovo ( a parte il fatto che da anni l'italia è fra le maggiori fornitrici di armi) . Partigiani di oggi partigiani di ieri...che senso ha ? Oggi è un perpetrare la VIOLENZA, il commercio delle armi, la legge del più forte..Il fine giustifica i mezzi? MA quali fini quando i mezzi sono gli stessi? E i risultati saranno gli stessi ? La storia va letta dalla parte dei popoli  come diceva lelio basso, e non sulla scacchiera dei potenti di turno, semiturno, turno prossimo....paci, pilar
> To: pace at peacelink.it
> From: a.marescotti at peacelink.it
> Date: Wed, 7 Dec 2011 17:35:33 +0000
> Subject: [pace] Partigiani e "disertori" siriani
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> E' partito incompleto e per errore il messaggio precedente, in risposta ad Annalisa Roveroni.
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> Volevo aggiungere che la paragonare la Resistenza partigiana alla rivolta armata siriana significa essere completamente fuori strada e non avere compreso nulla - ma proprio nulla - della storia del nazifascismo.
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> Le azioni militari dei partigiani italiani (sia quelle di difesa sia quelle di attacco) erano una reazione a truppe occupanti e quindi pienamente legittima sul piano del diritto bellico.
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> Sto parlando non di etica ma di legittimita' sul piano solo e strettamente della legittimita' del diritto di guerra (un argomento che non mi piace ma che ho studiato).
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> Dire che i "partigiani siriani" fanno imboscate come le facevano i partigiani italiani e trarne gli elementi per fare analogie e' un pessimo approccio alla storia. L'insurrezione armata partigiana comincia infatti dopo l'8 settembre 1943, data dell'invasione delle truppe hitleriane in Italia. Prima non vi e' stata insurrezione armata ma anzi (nei casi che ho studiato io) un tentativo di riappacificazione e riconciliazione con i fascisti. La Resistenza armata e' stata prima di tutto una reazione a un'invasione straniera, non di un attacco al regime fascista, che era crollato.
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> I fascisti repubblichini di Salo' venivano colpiti in quanto facevano da sostegno all'invasione nazista. Quindi il paragone con la Siria non regge in alcun modo.
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> Oggi attaccare con lanciarazzi i palazzi del governo a Damasco non e' un'azione legale e non e' soprattutto un'azione che serva al negoziato e alla tutela dei diritti umani. E' solo una deriva armata che destabilizza le trattative. Le trattative si fanno con le tregue, non con i lanciarazzi e gli attacchi ai palazzi del potere.
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> Una strategia di guerriglia in Siria puo' essere approvata dagli Stati Uniti o dalla Turchia. Ma non e' la strada adatta se vi vuole arrivare ad attivare un negoziato che porti alla cessazione delle violenze del regime (con osservatori internazionali indipendenti) e anche a libere elezioni (e possibilmente anche a consentire la guida delle auto alle donne nella democratica Arabia Saudita...).
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> Il discorso e' cosi' semplice da capire che non lo afferra solo chi ha simpatia per la guerriglia e la soluzione armata (magari ricorrendo all'argomento elegante del "diritto di resistenza" del filosofo John Locke).
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> Ma attenzione a non dare l'aureola della liberta' a questi guerriglieri siriani. Gia' abbiamo dato tren'anni fa l'aurelola della liberta' ai "partigiani" talebani afghani dotati di lanciamissili spalleggiabili Stinger pagati dalla Cia (gia'!) e addestrati in Gran Bretagna (gia'!).
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> Anche allora abbiamo dovuto assistere ad assurde comparazioni e analogie fra le guerre sponsorizzate dalla Cia e la Resistenza al nazifascismo. E per anni dopo la sconfitta dei sovietici, l'Afghanistan e' stato il regno dei partigiani della liberta', un po' come oggi succede per la Libia.
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> Ci hanno imbrogliato alla grande gia' allora, ma se allora avessimo fatto ,una discussione pubblica di questo tipo, io sarei stato attaccato duramente perche' non lodavo i valorosi partigiani talebani.
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> Credo che la storia non insegni nulla se continuiamo cosi'.
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> In Siria e' in atto una insurrezione armata con 15-20 mila uomini bene armati, riforniti dal confine della Turchia e che godono del sostegno degli Stati Uniti, come piu' volte in questa lista e' stato documentato, senza smentita. Del resto gli Usa e la Turchia non fanno alcun mistero che il loro obiettivo e' un cambio di regime da effettuare anche sostenendo la rivolta armata in atto.
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> Se queste sono le premesse il negoziato e' semplicemente impossibile: l'unico sbocco e' una guerra simile alla Libia.
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> E ogni discorso sui diritti umani e' "decorativo": lo sbocco e' la guerra.
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> A noi in questa lista non sta bene che si percorra questa strada.
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> Se a qualcuno sta bene che si arrivi alla guerra noi non lo vogliamo convincere a tutti i costi ma la lista pace non verra' ribattezzata guerra at peacelink.it o rivoluzione at peacelink.it o guerriglia at peacelink.it ne' peacelink ne creera' di simili.
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> In questi anni per colpire Milosevic, poi Saddam, poi Bin Laden, poi Gheddafi, ogni volta si e' usato il paragone con Hitler. Bene: questa e' propaganda bellica, di cui la storia e' piena, ma non e' storia.
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> La tragedia del nazifascismo e' unica.
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> Fare accostamenti con i fatti attuali e' l'annichilimento della comprensione storica.
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> Il terribile carico di dolore che ha provocato una guerra con 22 milioni di morti militari e 48 milioni di vittime fra i civili non ha paragoni.
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> Per cui fare paragoni fra la lotta al nazifascismo e la Siria (o la Libia, il Kosovo, ecc.) significa non avere il senso della storia, non capirne il senso e non farlo capire agli altri.
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> Certamente il dolore di un solo torturato nelle carceri siriane non puo' essere passato sotto silenzio e grida giustizia.
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> Ma non ne facciamone il pretesto per l'ennesima guerra sponsorizzata dagli Stati Uniti che hanno addestrato i torturatori di mezzo mondo nella propria Scuola delle Americhe. Oggi Fra Luis Vitale va a interrompoere le lezioni di questa scuola e lo arrestano. Nessuno ne parla. Non e' una notizia. Su PeaceLink mettiamo i resoconti degli arresti di questo francescano. Ma non suscitano ondate di indignazione. Come non suscitava ondate di indignazione Gheddafi quando faceva torturare i prigionieri di alQaida che Usa e GB passavano per evitare di infrangere le leggi nazionali.
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> Scusa Annalisa, ma questa ipocrisia della "storia dimenticata" e' uno schiaffo all'intelligenza di tutti noi.
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> Alessandro
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