R: Bene comune: subito firmare referendum ++ Re: [pace] Fw: noinon stiamo con le mani in mano



Ultimo avviso: chi non rispetta la policy viene scollegato dalla lista.
Argomento di discussione non e' la legge elettorale o altre cose non direttamente attinenti a pace e movimenti antiguerra.
Non rispondete in pubblico a questo messaggio ma solo alla mia mail privata.

Ripeto: chi va fuori argomento da ora in poi viene disconnesso (a malincuore ma faremo cosi') da questa mailing list di PeaceLink.

Alessandro Marescotti
Moderatore lista pace di Peacelink

www.peacelink.it


From: "ferroferrarese at libero.it" <ferroferrarese at libero.it>
Sender: pace-request at peacelink.it
Date: Mon, 5 Sep 2011 10:34:28 +0200 (CEST)
To: <pace at peacelink.it>
ReplyTo: pace at peacelink.it
Subject: R: Bene comune: subito firmare referendum ++ Re: [pace] Fw: noi non stiamo con le mani in mano

E' un inganno colossale, ma tutti abboccano. La storia si ripete...dopo l'operazione della massoneria gestita da Segni, che costruì l'attuale "privatizzazione " della democrazia...torna uno "specchietto x le allodole" che crederanno di fare cosa buona "contro il porcellum" , condannandosi ad altri anni di delega piena al "CENTRODESTRASINISTRA" , CON FIRME DA RACCOGLIERE E MILIONI DI € DA AVERE PER CHI "VOLESSE"  proporre un soggetto politico "fuori dal loro controllo"!

La preferenza è un aspetto positivo , ma il testo referendario è un'altro passo indietro...l'avete letto ?


-Messaggio originale----

Da: enrico.peyretti at gmail.com
Data: 05/09/2011 10.06
A: <pace at peacelink.it>
Ogg: Bene comune: subito firmare referendum ++ Re: [pace] Fw: noi non stiamo con le mani in mano

Del tutto d'accordo. In questi giorni, il primo più urgente bene comune, condizione importante, è il diritto alla democrazia: sottoscrivere il referendum contro la legge porcata entro settembre, cioè subito.
Enrico Peyretti

Il 05/09/2011 09:46, Lino Balza ha scritto:

Stiamo attenti quando parliamo di gambe, come si sta discutendo in Rete, perché l’animale in realtà è un millepiedi. D’accordo che alcune gambe sono indicate come più robuste (Forum acqua pubblica, NoTav Valsusa) ma guai a ignorare che il movimento è fatto di mille vertenze grandi e piccole in ogni angolo della penisola. Pensiamo infatti a quanti comitati si occupano di energia e rifiuti. O al Forum elettrosmog che da solo fa 1.070 iscritti. E ai No Dal Molin e ai mille altri esempi. Certo, la spinta a muovere il gigantesco animale, a organizzare cioè gli “Stati generali del governo dei beni comuni”, potrebbe, anzi dovrebbe partire dalle gambe più muscolose, ma guai a farle camminare da sole azzoppando il millepiedi. Però questa spinta all’organizzazione finalmente stabile dei movimenti non è avvenuta all’indomani del referendum. E ne hanno subito approfittato. Perciò ci siamo chiesti: dobbiamo autorganizzarci? Sì, è stata forte la risposta in Rete. Alla quale si è affiancata la proposta di mettere in moto le gambe più robuste. (*1*)

Dunque in qualche maniera arriveremo a definire data e luogo di convocazione dell’assise degli Stati generali (con questo o altro nome). Però, attenzione, non possiamo andarci come alla solita conferenza nazionale dove tutti parlano e si ritorna a casa senza aver costruito una organizzazione stabile e strutturata sulla base di un programma condiviso: il “Manifesto dei beni comuni”. Non stiamo con le mani in mano, da subito cominciamo a costruire la piattaforma, il Manifesto, lo si mette in Rete, e lo si discute tutti assieme, affinchè l’assemblea degli Stati generali ne faccia la sintesi finale. Per farlo, abbiamo gli uomini e le donne del sapere e dell’azione, praticamente ci siamo conosciuti tutti di persona: l’elenco (*2*) è più lungo assai della mia memoria  e resterà, per quanto doverosamente implementato, come la punta di un iceberg. Ad essi ci appelliamo. Chi inizia a scrivere, chi comincia l’opera ambiziosa?

Lino Balza

(*1*) Il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica sarà in assemblea nazionale il 1° ottobre. E’ annunciata una proposta Notav Valsusa alla Marcia Perugia Assisi, del 24 settembre. Delegati sindacali di Fiom e sindacati di base, intellettuali e militanti del movimento Notav, per l’acqua, studentesco ecc.: assemblea 1° ottobre.

(*2*) Ugo Mattei, Alberto Lucarelli, Michele Boato, Marco Giustini, Antonio Valassina, Alberto Asor Rosa, Giulio Marcon, Marco Bersani, Fulvio Aurora, Piero Bevilacqua, Luigi Mara, Riccardo Petrella, Maurizio Pallante, Gabriele Polo, Luigi Meconi, Luca Martinelli, Alberto Perino, Fabrizio Bertini, Emilio Molinari, Alfiero Grandi, Corrado Oddi, Lele Rizzo, Luigi Ciotti, Alex Zanotelli, Mao Valpiana, Marco Revelli, Luca Mercalli, Giorgio Nebbia, Gianni Mattioli, Giorgio Ferrari, Paul Connet, Alfonso Navarra, Claudio Giorno, Ernesto Burgio, Rossano Ercolini, Giuseppe Altieri, Mario Agostinelli, Angelo Baracca, Michelangiolo Bolognini, Giulietto Chiesa, Alessandro Mortarino, Paolo Carsetti, Gianpiero Godio, Vincenzo Miliucci, Patrizia Gentilini, Cinzia Pasi, Barbara Rimaudo,  Raffaella Costi, Paola Ghini, Katia Lumachi, Anna Ricci, Barbara Martucci, Laura Gola, Giuliana Vallarino, Tiziana Volta, Cristina pavone, Gabriella Grasso, Giuliana Contini, Ida Cappetti, Helen Ampt, Alma Carlevarino, Ivana Nannini, Margherita Ciervo, Luca Benedini, Fausto Angelini, Paolo Fierro, Gino Carpentiero, Massimo Piras, Francesco Facchini, Felice Airoldi, Isidoro Malandra, Giandomenico Zucca, Stefano Pighini, Michele Morini, Luciano Panato, Piero Aimasso, Gianpaolo Bardini, Gaetano Alibrandi, Ernesto Celestini, Tonino Mancino, Alessandro Capuzzo, Paolo D’Arpini, Gianluca Bonazzi, Rino Vaccaro, Raffaele Maggi, Massimo Iaretti, Gianfranco Drogo, Franco Borghi, Enrico Peyretti, Antonello Brunetti, Benito Fiori, Oscar Margaira, Massimo Marino, Stefano Montanari, Piero Lanfranco eccetera.         


Sent: Monday, August 29, 2011 9:10 AM
Subject: Fw: ci autoconvochiamo? emergenza beni comuni

Siamo fermi. Dobbiamo ripartire. Come movimenti, dobbiamo farci un’autocritica se il governo, con la complicità delle opposizioni e dei sindacati, si sta facendo beffe dell’esito referendario tramite la riproposizione tale e quale della messa in gara dei servizi pubblici locali (rifiuti, trasporti, energia, eccezione apparente l’acqua), e svendendo il nostro patrimonio collettivo –i beni pubblici sociali (Mattei)- che la sovrana volontà popolare, con 27 milioni di voti, ha invece sancito debba essere governato in termini ecologici, sociali e sostenibili, nell’interesse comune, e non espropriato. Ferme le responsabilità bipartisan di inaudita gravità politica giuridica e costituzionale, che vanno denunciate in tutte le forme di lotta possibili, i movimenti dei beni comuni dovrebbero però interrogarsi sui propri limiti che hanno favorito in pochi mesi il tentativo di svuotamento dell’esito epocale dei referendum. E porvi rimedio. Tramite due strumenti: organizzazione e programma.

Già all’indomani del voto c’è stato chi, fra noi, ha posto l’esigenza di una organizzazione stabile di tutti i movimenti. Sulla base di un “MANIFESTO DEI BENI COMUNI” (Lucarelli). Petrella ne ha perfino coniato la denominazione: “STATI GENERALI DEL GOVERNO DEI BENI COMUNI” . Però l’organizzazione è sempre stata il tallone d’Achille dei movimenti. Non è che ne siamo incapaci. Anzi. A novembre, ad esempio, abbiamo organizzato, improvvisando via internet, una vivacissima giornata contro il nucleare in un centinaio di località italiane, auto convocazione che ha posto le basi per la mobilitazione referendaria. Oppure pensiamo alla trionfale organizzazione del popolo dell’acqua: strutturata a livello nazionale e articolata localmente. E all’eroica resistenza dei No Tav, e non solo in Valsusa, e ai No Dal Molin e ai tantissimi altri esempi consolidati negli anni.

Esiste infatti un immenso ma disperso patrimonio di “democrazia partecipata” composto da mille vertenze sul territorio che si stanno scontrando  con i poteri economico e politico, un patrimonio di movimenti ambientalisti, civici, non violenti, pacifisti, che però non hanno spiccato il salto di qualità. Sono sì innervati in una serie di formidabili reti nazionali (acqua pubblica, rifiuti, inceneritori, ogm, elettrosmog, nucleare, tav, grandi opere, pace, grillo, amianto, sanità ecc.) tutte, di fatto, convergenti su un comune alternativo modello di sviluppo e di politica che, di fatto, è un vero e proprio programma nazionale, però sono da sempre senza una esplicita piattaforma comune, senza la spina dorsale di un coordinamento,  senza mezzi di comunicazione unitari,  con interne difficoltà e resistenze al collegamento e all’unità, dunque sempre sull’orlo della sconfitta epocale. Insomma: una forza politica straordinaria e inespressa. Si è finalmente espressa con i referendum. Poi si è di nuovo fermata.

Eppure, dopo il referendum, nessuno, nessun partito o sindacato, se non il movimento dei movimenti sarebbe in grado credibilmente di opporre alla “manovra” di macelleria sociale (M. Bersani) una contromanovra di alternativa economica e democratica: tasse sui patrimoni e le rendite, tagli alle spese militari, alle grandi opere e Tav, sviluppo della green economy, energie rinnovabili, riciclo rifiuti, mobilità sostenibile, agricoltura biologica, lotta al precariato, sostegno alle pensioni più basse, recupero del fiscal drag, reddito di cittadinanza, diritto alla salute ecc. (Sbilanciamoci).

Dunque è dimostrato che a livelli settoriale e locale esiste, enorme,  una potenzialità auto organizzativa pari a quella propositiva , però che ci sono dentro i movimenti prudenze esagerate, paure,  anche resistenze culturali a capire la valenza strategica di darsi una organizzazione stabile a livello nazionale, addirittura resistenze miopi impastate di autosufficienza  e separatezza, oltre alle ostilità ideologiche. Si è perfino stentato ad ammettere che ciascun quesito referendario sarebbe stato perdente se scollegato dagli altri.

L’affermazione a giugno dei referendum ha illuso molti di noi che fosse finalmente giunto il momento di costruire una organizzazione nazionale stabile, sapendo che nessun partito è in grado di rappresentare le istanze del movimento o solo di contrastare i prevedibili stravolgimenti post referendari. “Usciamo subito da Roma,” fu proposto “ facciamo della Valsusa la sede ufficiale dei comitati dei beni comuni, per un modello alternativo di sviluppo e democrazia”. A qualche mese di distanza, lo spirito di quell’appello rimane valido. Restano valide le affermazioni fatte: “Con lo straordinario avvenimento politico del referendum ha trionfato un nuovo modello di fare politica… la fine di un ciclo politico e culturale… è nato un nuovo laboratorio politico… il conflitto,  la partecipazione e i beni comuni sono le nuove categorie per la nascita di nuove soggettività politiche fuori e oltre il sistema dei partiti”. Resta dunque valida l’opportunità allora avvertita di impegnarci per un” MANIFESTO DEI BENI COMUNI”. Resta valido l’obbiettivo che gli “STATI GENERALI DEL GOVERNO DEI BENI COMUNI”, o come altrimenti si vuole chiamarli, “siano il primo e rapido atto costituente  del popolo dei beni comuni”. Ebbene, c onvochiamo questi Stati generali, autoconvochiamoci!  Di lì, in piena autonomia,  tenteremo di costruire  una “ALLEANZA PER I BENI COMUNI (Giustini) cercando di coalizzare in un patto forze sociali, sindacali e politiche, centri sociali, circoli culturali, associazioni civiche, studentesche, reti, imprese sociali ecc. (Viale) .

Autoconvochiamoci. Chi è d’accordo alzi la mano (via internet). Ci siamo già riusciti, ripeteremo il miracolo .

Abbiamo i programmi alternativi e gli uomini e le donne, ci manca l’organizzazione. Con l’organizzazione poniamo le basi per la creazione dal basso di una nuova classe dirigente che faccia fuori l’insopportabile occupazione del potere a tutti i livelli amministrativi e statali. Non siamo velleitari: proponiamoci solo di porre le basi. Nessuno vorrebbe abolire i partiti. Rivoltarli come un calzino, sì.        

Pensare globalmente e agire localmente: abbiamo  sempre detto, però più che mai è tempo che la dimensione locale diventi quella nazionale. Come indirizza l’esito dei referendum. Se invece continuiamo a ragionare per compartimenti stagni, ognuno curando il proprio “bene comune”, non faremo molta strada, né globalmente né localmente. Saremo perdenti se non difendiamo, conquistiamo tutti  i “beni comuni”. “Beni comuni” sono l’acqua, i servizi pubblici, l’aria, le energie, zero rifiuti, ma anche la salute, la sanità pubblica, i saperi, l’istruzione, ma anche il territorio, le fonti non rinnovabili, la vita del pianeta, gli ecosistemi, la biodiversità, ma anche il lavoro, la casa, il cibo, la sociodiversità, le relazioni sociali. Gli strumenti di conquista sono, dal basso, la partecipazione e la democrazia. Complessivamente, la difesa e la conquista , la riappropriazione e la messa in comune di questi “beni comuni” significano la conquista e la costruzione di un modello alternativo di politica e di sviluppo, alternativo all’espropriazione-privatizzazione capitalistica  dei beni e dei luoghi comuni materiali e immateriali che si avvale (la “manovra”) della stessa provocata crisi  economica e sociale  per accrescere precarietà,  povertà e profitti. Se tale è il progetto che ereditiamo dai referendum, non dobbiamo perdere tempo in compartimenti stagni, a lavorare separatamente chi per l’acqua, chi per le fonti rinnovabili, chi per i rifiuti ecc. Organizziamo la partecipazione, la democrazia. Organizziamoci, senza fonderci, conservando la propria specificità. Ma organizziamoci.

Lino Balza Medicina democratica Movimento di lotta per la salute Articolo su Il Manifesto del 25 agosto  http://www.ilmanifesto.it/io-manifesto/lettere-e-filosofia/anno/2011/mese/08/articolo/5232/ 
 

 

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