Re: [pace] DOVE SONO I PACIFISTI E LE PACIFISTE? IO, PICCOLA, CI SONO



cara Annalisa,
vorrei fosse chiaro che non sto dicendo di non muoverci, ma di stare attenti a quello che facciamo e invoco tutti a capire quello che sta succedendo.
Ho detto:
  • se un movimento pacifista volesse dire qualcosa a Veltroni potrebbe proporre di appoggiare i movimenti di liberazione libici, favorire il controllo delle risorse da parte dei Libici, non da clan o caste politiche e tanto meno da multinazionali straniere come pure è la nostra ENI
  • insomma bisogna porsi chiaramente dalla parte degli oppressi (Libici, Egiziani o Tunisini) sapendoli ben distinguere da chi vuol cambiare solo il loro padrone
Il che non è assolutamente difendere l'eni o il non far nulla.
Il pericolo più grave è che gente come Veltroni ci vogliono portare in una nuova guerra coloniale (in cui, per inciso, l'Italia si romperà molte ossa). Abbiamo già sentito la favola che bisogna intervenire davanti all'emergenza. Ricordo il Kosovo, ricordo l'Iraq, ricordo tutte le volte che hanno condotto in guerra l'umanità per rispondere ad una emergenza.
In Libia si stanno sfracellando 60 anni di decolonizzazione fatta da personaggi trasformatisi in mostri, interessi coloniali di piccole e grandi potenze, fantasmi di un potere di clan che cerca appoggi esterni per le loro lotte... insomma mi pare che invocare un po' di prudenza non sia male.
Per uscire da questo cul de sac ci vorrebbero persone ben più dotate di me e spero vengano fuori; io adesso riesco solo ad immaginare di dover chiedere al nostro governo:
  • favorire una ricomposizione del conflitto interno libico e fermare lo spargimento di sangue
  • far si che la comunità internazionale imponga il rispetto di diritti minimi
  • favorire la crescita di una società civile come quella che si è espressa in Egitto o Tunisia
noi come movimenti dovremmo cominciare ad elaborare progetti di convivenza sociale e un sistema economico che tenda ad annullare le differenze invece di accentuarle (le differenze sociali sono violenza più di un bombardamento)
Riguardo alla no fly zone ripeto quello che ha detto un generale NATO: "prima bisogna distruggere la contraerea libica"; in che significa guerra.
Riguardo l'ONU ho molta paura e non mi fido: la prima guerra del golfo fu un massacro fatto sotto l'egida dell'ONU.
L'ONU che speriamo non esiste, almeno oggi.
La realtà è più complessa di come la immagino; essere imprudenti può essere tragedia ulteriore.
Un saluto piano di dubbi
TC

Il 07/03/2011 20:22, a_roveroni at libero.it ha scritto:

Caro Tiziano,

non ho il piacere di conoscerti ma non condivido la tua razionale e realista (real politik) esposizione di punti. La storia potra' pure andare avanti anche per i libici? Possono giocarsi una speranza di cambiamento, a caro prezzo sulla loro pelle? Devono restare sotto la dittatura di uno spietato regime finto socialista, che disprezza tutti i diritti umani, che offende la dignità umana e l'intelligenza di noi donne italiane (e forse cristiane) a Roma, che rinchiude in lager i migranti di mezza africa (in buon accordo di amicizia con l'Italia di B.) e suoi connazionali e che ora li bombarda impunemente? Vengono prima i diritti umani e la vita dei libici o "la poca automomia energetica che ci rimane" come dici tu, che quasi Frattini mi pare piu' coraggioso? E' meglio l'Eni forse, eppoi a me che interessa quali saranno le multinazionali che vinceranno in Libia? Non credi che in ogni rivolta, in ogni parte del mondo e in ogni epoca, ci siano stati clan e gruppi di potere che hanno cercato di prendere il sopravvento? L'esito dipende in parte anche da noi, infatti condivido l'azione di Arci proposta in questi giorni. Ti rendi conto che il mondo, noi stessi uno ad uno, ora non puo' dire che non sapeva, che non poteva agire? Che sicuramente non agire non ci fara' sbagliare in positivo, ma l'omissione di intervento per la tutela dei diritti umani e della popolazione libica e' anche questa una grave scelta che ha effetti devastanti?

Sono una sciocca? No. Voglio credere al cambiamento perche' sono viva e sto con la vita.

Con tutte le contraddizioni della vita.

Stiamo assistendo in questi decenni ad un nuovo processo di internazionalizzazione dei diritti umani, che porta con se - sicuramente con modalita' ancora molto ambigue e pericolose - l'affermarsi del diritto di intervento della comunità internazionale negli affari interni degli stati quando sono in atto o si temono gravi e estese violazioni dei diritti umani. Cio' è un processo ineludibile, altrimenti i diritti umani resterebbero lettera morta, vuote parole nei trattati internazionali. Ma c'è bisogno di GOVERNANCE INTERNAZIONALE, in materia di diritti umani, di ambiente e cambiamenti climatici, di energia, di migrazioni, finanza. C'è bisogno di DEMOCRAZIA SOVRANAZIONALE DEI POPOLI DEL MONDO. C'è bisogno di realizzare la Carta dell'ONU nella parte che prevedeva che non dovessero esistere piu' gli ESERCITI STATUALI, che soldati (ben addestrati al rispetto dei diritti umani, aggiungo) e mezzi fossero destinati all'ONU e messi sotto un COMANDO INTERNAZIONALE, non multinazionale come è la NATO - con uno strapotere degli USA. C'è bisogno di partecipazione democratica all'interno dell'ONU, perchè gli stati non sono piu' adeguati e sufficienti a governare i cambiamenti e le sfide drammatiche che l'umanita' sta e deve affrontare.

 

Questo ha a che vedere anche con questi momenti tremendi che sta vivendo il popolo libico, perchè stiamo ancora parlando di NATO, quando ci dovrebbe essere una istituzione sovranazionale credibile e imparziale che interviene immediatamente per far rispettare la NO FLY ZONE sopra i cieli della Libia, per esempio. E se non c'è CHIEDIAMO SUBITO LA COSTITUZIONE DI UNA MISSIONE ONU PER LA DEMOCRAZIA IN LIBIA.

Non possiamo attendere sempre la prossima guerra, non possiamo neppure stare a guardare paralizzati o interessati economicamente al mantenimento dello status quo. Questo ordine ci portera' e ci sta portando TUTTI alla rovina

 

Annalisa Roveroni

Borgo Val di Taro, contadina nonviolenta