Il prezzo della guerra per la pace



Matteo Miotto è il 35esimo militare italiano morto in Afghanistan. Ucciso all'interno della sua base da un cecchino, un colpo penetrato nella spalla o nel fianco, ancora non è chiaro. Un solo colpo che ha portato via la vita di un ragazzo di 24 anni e distrutto quella della sua famiglia e dei suoi cari. Una vita che però non ha di certo maggior valore dei 50mila innocenti civili afghani (fonte Peacereporter) uccisi in questa "guerra di liberazione", 10mila solo nell'anno appena trascorso. Eppure continuiamo a parlare di missione di pace, di "interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, nonche' delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia", come recita il Decreto Legge n.228, approvato guarda caso due giorni prima della morte del militare italiano. Stabilisce infatti la legge "Ritenuta la straordinaria necessita' e urgenza di emanare disposizioni volte ad assicurare la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione e la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia alle missioni internazionali.."
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