Comunicato stampa del MFE sull'azione militare israeliana




di seguito trovate il comunicato stampa del MFE sull'azione militare israeliana e, più in generale, sulla situazione in Medio Oriente.

Nicola Vallinoto


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Il Movimento Federalista Europeo condanna l'azione militare di Israele
e chiede una nuova iniziativa di pace europea per il Medio Oriente

L'intervento militare israeliano in acque internazionali contro le navi
che portavano aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, ingiustificato
nei fini e sproporzionato nei mezzi usati, ha inasprito le tensioni che
percorrono il Medio Oriente, allontanando da Israele l’unico alleato
islamico – la Turchia –, e aggravato i pericoli che incombono sulla pace
mondiale.

E' tempo di ripensare il processo di pace alle sue radici. L'occupazione
militare dei territori palestinesi che perdura dal 1967, il blocco della
striscia di Gaza, che è di fatto una “prigione a cielo aperto” per più
di un milione di persone, il rifiuto di riconoscere il diritto dei
palestinesi ad un proprio Stato, la continua diffusione di nuovi
insediamenti di coloni nei territori occupati non solo impediscono una
soluzione politica della questione palestinese, ma condannano Israele ad
una persistente insicurezza e a un crescente isolamento internazionale;
più in generale, fanno il gioco dei movimenti fondamentalisti e
contribuiscono all'instabilità di tutto il Medio Oriente.

L'unica soluzione ragionevole e possibile, nell'interesse di Israele,
dei palestinesi e della pace nella regione e nel mondo, in grado di
portare alla sconfitta di tutte le minacce estremiste, è quella della
coesistenza di due Stati, reciprocamente riconosciuti e legittimati, con
l'attribuzione a Gerusalemme dello status di “città aperta”, sotto
garanzia dell'ONU. Una soluzione che tuttavia può essere considerata
durevole solo nella prospettiva di lungo periodo di un’unificazione
federale di tutti gli Stati del Medio Oriente, l'unica strada che può
portare a una pace stabile e permanente per tutti i popoli di
quell'area. Non si tratta affatto di una prospettiva utopica e
illusoria, come il cinismo travestito da realismo vorrebbe far credere,
ma dell'unica realistica strada per garantire la pace e ancora di più
quella delle generazioni future.

Nello stesso tempo occorre accelerare i negoziati per l’adesione della
Turchia all’Unione europea, per evitare che sia attratta nell’orbita
dell’estremismo islamico. La Turchia è un paese che da quasi un secolo
ha compiuto la scelta della laicità dello Stato, introducendo per la
prima volta in un paese di fede islamica il principio della separazione
tra religione e politica. Inoltre, essa occupa una posizione di
avanguardia nel mondo islamico per quanto riguarda l’affermazione – che
per il momento resta incompleta – dei principi dello Stato di diritto e
della democrazia rappresentativa. Come l’integrazione dell’Europa
centro-orientale è stata la risposta al crollo dei regimi comunisti,
così l’integrazione di un grande paese musulmano nell’Unione europea
rappresenta la risposta a coloro che non solo nel mondo islamico, ma
anche in Occidente, puntano sullo scontro delle civiltà.

E' tempo di una nuova iniziativa europea di pace per il Medio Oriente,
che si ispiri a una grande visione strategica. Ma anche in questo caso,
come in quello della crisi finanziaria ed economica mondiale in corso,
un’azione efficace esige una svolta nell'assetto istituzionale
dell'Unione. E' necessario che i paesi disposti a trasferire a livello
sovranazionale, dopo la moneta, anche la politica estera e la difesa
procedano celermente verso la fondazione della Federazione europea. E'
tempo di decidere e di agire, perché ogni giorno che passa la crisi può
diventare incontrollabile e, di fronte a questa eventualità, l’Europa
non si deve trovare impotente e divisa.