Lettera di un Nobel all'altro




----Messaggio originale----
Da: redazione at attac.org
Data: 23-ott-2009 10.37
A: <granello.di.sabbia at attac.org>
Ogg: [ATTAC]  INFO 201 - LA MORTE DEL DOLLARO?

GRANELLO DI SABBIA (n° 201)
Bollettino elettronico quindicinale di ATTAC
Venerdì 23 ottobre 2009

______________________________

Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile.
Numero di abbonati attuali: 7 874

Versione web:
http://www.italia.attac.org/spip/spip.php?article=2909

Archivio:
http://www.italia.attac.org/spip/rubrique.php3?id_rubrique=3

Per abbonarsi o cancellarsi : redazione at attac.org
____________________________________________________________
SUGGESTIONI DI LETTURA

Che sorpresa, collega. Ora aspettiamo i fatti
di Adolfo Pérez Esquivel
REAZIONI · Lettera di un Nobel all'altro

Signor Presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama, riceva il
fraterno saluto di pace e bene.
In primo luogo desidero complimentarmi con lei per la sua designazione
a premio Nobel per la pace 2009. Mi auguro che questo premio
contribuisca a rafforzare la pace nel suo paese e nel mondo dove
numerosi sono i conflitti e le situazioni che vedono coinvolti gli
Stati Uniti. Auspico inoltre che grazie a questo riconoscimento sia
possibile ristabilire i legami di cooperazione e solidarietà tra i
popoli.
Devo dirle che la notizia della sua designazione a premio Nobel mi ha
sorpreso. Conosco i suoi valori umani e la sua volontà di superare i
gravi problemi che affliggono il suo paese e il mondo. So che vorrebbe
realizzare il sogno di Luther King, il grande lottatore per i diritti
civili, che ha cercato di superare le ingiustizie per far sì che tutti
potessero sedersi alla stessa tavola e condividere il pane che nutre
il corpo e quello che alimenta lo spirito, costruendo cammini di
libertà.
La pace è una costruzione permanente tra le persone e i popoli, nella
diversità e l'unità. Signor presidente, gli Stati uniti devono
affrontare grandi sfide sia a livello nazionale che internazionale. Ma
per superare i conflitti armati che affliggono l'umanità c'è bisogno
di decisioni politiche. Il suo paese è ancora coinvolto in molti di
questi conflitti. Ancora non è riuscito a sradicare il fenomeno delle
torture e a chiudere le carceri di Guantanamo a Cuba e di Abu Graib in
Iraq. Fino ad ora non è stato possibile portare avanti la decisione,
da lei espressa in molte occasioni, di porre fine alla guerra in Iraq
e Afghanistan. I passi che ha dato sono molto deboli e fatui.
In America Latina è urgente porre fine all'embargo immorale e ingiusto
imposto contro Cuba da ormai quasi 50 anni. E' necessario liberare i
cinque prigionieri cubani detenuti negli Stati uniti e permettere la
visita dei loro familiari che da dieci anni non riescono a ottenere il
visto per andare a visitare i loro cari. Tutto ciò viola il diritto
umanitario.
Nonostante le sue dichiarazioni diano speranza è necessario metterle
in pratica. Bisogna dimostrare coerenza tra ciò che si dice e ciò che
si fa e cercare vie alternative di costruzione sociale, culturale e
politica che permettano di cambiare le relazioni tra gli Stati uniti e
gli altri paesi, troppo spesso conflittuali e non rispettose della
diversità e della sovranità degli altri popoli.
L'installazione di sette nuove basi militari nord americane in
Colombia non contribuisce alla pace, al contrario intensifica i
conflitti e mette in pericolo le democrazie dell'America latina. La
stessa cosa vale per il colpo di stato in Honduras che non sarebbe
stato possibile senza la partecipazione del governo statunitense.
Molte persone sperano che la sua designazione a Nobel per la pace
contribuisca a mettere in atto azioni concrete e rafforzare i valori
per il bene dell'umanità. Noi che siamo stati premiati con quel Nobel
ci auguriamo di poter sommare gli sforzi e camminare insieme per
assumere le sfide e costruire cammini alternativi per il bene dei
popoli.
Signor presidente si trova di fronte a grandi sfide e sa bene che
queste non possono essere assunte da una sola persona. I popoli devono
essere partecipi e protagonisti della costruzione di nuovi paradigmi
di vita che conducano alla realizzazione di società più giuste e
fraterne. Ascolti la voce dei popoli e non si faccia manovrare da chi
privilegia il capitale finanziario e vuole imporre i propri interessi
economici, politici e militari sulla vita dell'umanità. Essi sono
coloro che distruggono l'ambiente e le libertà dei popoli, e generano
fame, povertà e emarginazione.
Ricordi che la Fao ha segnalato che ogni giorno più di 35mila bambini
nel mondo muoiono per fame. Lei come presidente degli Stati uniti e
premio Nobel deve scegliere quale cammino seguire. O continua ad
aumentare le spese militari, torturando e invadendo altri paesi, o è
disposto a costruire la pace, superare la fame, l'analfabetismo, la
disuguaglianza sociale per costruire un nuovo contratto sociale per
l'umanità, un contratto che preveda rispetto e uguaglianza per tutti.
Signor presidente le auguro molta forza. Aspettiamo con speranza i
suoi prossimi passi, augurandoci che le sue decisioni vadano nella
direzione corretta.

(traduzione Grazia Tuzi)

il manifesto 10 ottobre 2009