Rminder Danza per Gaza e Newsletter Palestina n.10



-------- Messaggio Originale  --------
Da: Assopace Jerusalem <jerusalem at assopace.org>


 Sguardo sul Medio Oriente -- Un Ponte Per -- Assopace Roma

In collaborazione con i ballerini di Al Kenz Ballet -- Culto del Ritmo
-- Badu Bros


/Presentano/

*16 e 17 maggio 2009*

*Ore 20.30*

*RAQS ROMA*

*/Danza orientale per Gaza/*


/...un viaggio da Casablanca a Beirut tra danza, musica, ritmi e tradizioni/

/in due serate di *beneficenza per il FREE GAZA MOVEMENT  *per la
popolazione palestines/



- Introduzione di *W. Dahmash* (Gazzella onlus)

- Con la compagnia di *danza orientale "Al-Kenz Ballet"* e allieve

- *Special di* *break dance* "BREAK THE SIEGE" a cura di "Badu Bros" e
"Culto del Ritmo" (coreografie di A.Pangrazi)

- Regia di P. Elias Nemer


Angolo tradizionale con the e dolcetti offerti dai ristoranti:

Beirut (via dei condottieri 6) & Shawarma Oriental (via merulana 271)


Sottoscrizione 10euro


*Teatro del sogno*, via Lucrino 51, Roma (quartiere africano)


*Info prevendita*: 3494588172 -  3333918912

sguardosulmedioriente at gmail.com <mailto:sguardosulmedioriente at gmail.com>

*Punti prevendita*: *Libreria Orientalia* (via Cairoli 63 -- p.zza Vittorio)

                            *Papyrus Cafe*        (Via dei lucchesi-
Fontana di Trevi)

                          *  Vineria 08*             (Via G. Da Mogliano
21 - pigneto)

***

*Raqs Roma AFTERPARTY*

*Domenica 17*

*ore 22.30 (dopo lo spoettacolo)*

*/Super arab selecta: /*

*/rai, rai'n', pop, reggae, rap, gnawa, traditional music & more
 /*

Presso l'HORUS LIBERATO

p.zza sempione 12

ingresso 5 EUR

www.sguardosulmedioriente.it <http://www.sguardosulmedioriente.it/>
www.unponteper.it <http://www.unponteper.it/>
www.assopace.org <http://www.assopace.org/>





*NEWS n.10*
*...tutte le notizie da Israele e Palestina della settimana
*
_*
In breve...*_

.  *Politica interna palestinese*: secondo quanto annunciato dal
Presidente Abbas, un nuovo governo sarà formato nelle prossime ore. Sarà
composto da 24 ministri, includendo alcuni dimissionari e uomini
d'affari del settore privato e membri delle diverse fazioni dell'OLP. Il
Fronte popolare di Liberazione della Palestina (PFLP) ha rifiutato di
prenderne parte dal momento che nessun accordo -che metta fine alla
frattura tra Hamas e Fatah- è stato ancora raggiunto. (Principali
agenzie stampa)
.   Il presidente Abbas ha anche annunciato che la 6 Conferenza di
fatah, si terrà il primo luglio e vedrà la partecipazione di 1200
partecipanti, sottolineando che la conferenza non si terrà se Israele
impedirà ai partecipanti da Gaza di arrivare in Westbank.

_*Segnalazioni...*_
. E' disponibile (in inglese) sul sito http://www.ochaopt.org/OCHA, un
interessante rapporto dell'OCHA (agenzia delle Nazioni Unite) sulla
situazione di Gerusalemme Est, dal titolo "The planning crisis in East
Jerusalem -- Understanding the phenomenon of "illegal" construction".
.  E' uscito il primo volume dei "Quaderni storici sulla Palestina":
"Nakba. La tragedia del 1948". Il libro, pubblicato in questi giorni
dalle edizioni al Hikma di Imperia, è a cura di Angela Lano e Jacopo
Falchetta, con la collaborazione storico-iconografica dell'arch.
Mohammad Hannoun, dell'Api - Associazione palestinesi in Italia. Per
richiederlo: www.infopal.it
. E' partito ieri dal porto di Genova, diretto ad Alessandria d'Egitto e
poi nella Striscia di Gaza assediata, il cargo della Carovana "Hope"
promossa dall'European Campaign to end the siege on Gaza. Il convoglio è
composto da 40 automezzi provenienti da tutta Europa e porterà
medicinali, stampelle, carrozzelle, lettighe, ambulanze - secondo una
lista redatta dal ministro della Sanità di Gaza. (Fonte www.infopal.it)
_*
ARTICOLI
*_
_*Da Israele...

*_*"Israele sa che la pace proprio non paga"*
di Amira Hass (per il quotidiano Haaretz)

11 maggio 2009
I governi che si sono succeduti dal 1993 dovevano certo essere
consapevoli dei loro atti, quando non avevano alcuna fretta di fare la
pace con i palestinesi. Come rappresentanti della società israeliana,
avevano capito che questa apporterebbe un notevole danno agli interessi
nazionali
*Danni economici*
L'industria della sicurezza è un settore importante dell'export: armi,
munizioni e modifiche migliorative, testati quotidianamente a Gaza e in
Cisgiordania. Il processo di Oslo - negoziati che non avrebbero mai
dovuto finire - ha permesso a Israele di scrollarsi di dosso lo status
di potenza occupante (con l'obbligo di assistere la popolazione
occupata) e di trattare i territori palestinesi come entità
indipendenti. Vale a dire, di impiegare le armi e le munizioni in
quantità che non avrebbe altrimenti usato contro i palestinesi dopo il
1967. Proteggere le colonie richiede un costante sviluppo di dispositivi
di sicurezza, di sorveglianza e di deterrenza, quali barriere, blocchi
stradali, impianti elettronici di controllo, telecamere e robot. Nel
mondo sviluppato, questi dispositivi sono all'avanguardia; servono alle
banche, alle aziende ed ai quartieri lussuosi accanto alle baraccopoli
ed alle enclave etniche, dove vanno represse le rivolte.
La creatività collettiva in ambito securitario è resa fertile da uno
stato di frizione costante fra la maggior parte degli israeliani ed una
popolazione definita come ostile. Una condizione di conflitto armato a
bassa intensità, e qualche volta ad alta, avvicina vari temperamenti
israeliani: i rambo, i maghi del computer, le persone con grandi abilità
manuali, gli inventori. Se ci fosse la pace, le occasioni di incontrarsi
si ridurrebbe molto.
*Danni professionali*
Mantenere l'occupazione ed uno stato di non-pace dà lavoro a centinaia
di migliaia di israeliani. Nel settore della sicurezza lavorano circa in
70mila. Ogni anno, terminano il servizio militare in decine di migliaia,
con competenze specifiche oppure un doppio lavoro appetibile. Per
migliaia di persone la carriera principale si connette alla sicurezza:
militari di professione, operatori dello Shin Bet, consulenti esteri,
mercenari, trafficanti di armi. La pace mette quindi in pericolo la
carriera ed il futuro professionale di uno strato importante e
prestigioso di israeliani, strato che ha un'importante influenza sul
governo.
*Danni alla qualità di vita*
Un accordo di pace richiederebbe un'equa distribuzione di risorse
idriche in tutto il Paese (dal Giordano al mare), indipendentemente
dalla desalinizzazione dell'acqua di mare e da tecniche di risparmio
idrico. Anche adesso è difficile per gli israeliani abituarsi a
risparmiare l' acqua per la siccità. Non è difficile immaginare quanto
traumatico sarebbe un abbattimento del consumo idrico, per rendere equa
la distribuzione.
*Danni al welfare*
Come gli ultimi 30 anni hanno dimostrato, gli insediamenti prosperano
mentre si riduce il welfare. Offrono alla gente comune quello che il
salario non permetterebbe nell'Israele riconosciuta entro i confini del
4 giugno 1967: terreni a basso costo, case grandi, sovvenzioni, sussidi,
vasti spazi aperti, panorama, una rete migliore di comunicazioni
stradali ed un sistema scolastico di qualità. Finanche per quegli ebrei
israeliani che non si sono trasferiti lì, le colonie illuminano
l'orizzonte, come possibilità di migliorare lo status sociale ed
economico. Questa opzione è molto più realistica delle vaghe promesse di
miglioramenti in tempo di pace, situazione questa ignota.
La pace ridurrà anche, se non cancellerà completamente, il pretesto
della sicurezza per discriminare i palestinesi israeliani - nella
distribuzione della terra, nelle risorse per lo sviluppo,
nell'istruzione, all'impiego nella sanità e nei diritti civili (quali il
matrimonio e la cittadinanza). Chi si è abituato al privilegio in un
sistema basato sulla discriminazione etnica vede l'abolirla come una
minaccia al proprio benessere.
/(Tradotto da Paola Canarutto e Carlo Tagliacozzo)
/
_*Dall'Italia...*_
*"Intervista a Vittorio Arrigoni" -- realizzata da INFOPAL*

/Vittorio Arrigoni, volontario dell'Ism - International solidarity
movement, vive a Gaza da circa un anno, ed è stato testimone diretto nei
ventidue giorni (27 dicembre - 18 gennaio) di "Piombo Fuso". Vittorio ha
pubblicato per il Manifestolibri, "Gaza, restiamo umani", il diario
delle settimane di bombardamenti contro la Striscia.
/
Gli abbiamo rivolto alcune domande.

*L'esercito israeliano si è auto-assolto, dopo aver portato a termine
cinque "indagini". Queste sono le sue conclusioni: "Durante i
combattimenti di Gaza, le forze di difesa israeliane hanno operato in
accordo con le leggi internazionali". Le uccisioni di civili inermi sono
state definite "incidenti operativi". Come commenta questi fatti?*
 Li commento come ha recentemente fatto Amnesty International,
stroncando queste conclusioni per mancanza di credibilità. Secondo
Amnesty "/è responsabilità di coloro che hanno effettuato bombardamenti,
attacchi di artiglieria e di altro tipo, provare che queste aggressioni
erano veramente rivolte a obiettivi militari legittimi; non è compito
delle vittime provare che non erano coinvolte in attività di
combattimento. Ad oggi le informazioni fornite dall'esercito non hanno
dimostrato niente. L'indagine dell'esercito israeliano non sostituisce
l'inchiesta completa, indipendente e imparziale di cui c'è bisogno/".

Prima di Amnesty International, era stato un rapporto pubblicato
dall'ong Human Right Watch (Hrw), a porre l'accento sui crimini di
guerra israeliani, per le armi usate e per la condotta adottata dal suo
esercito nel corso dell'offensiva di gennaio a Gaza, in particolare
sull'uso di ordigni al fosforo bianco. Se non bastasse, durante il
massacro ricordo fu la  Croce Rossa Internazionale a levare la sua voce
per denunciare la violazione dei diritti umani di feriti e paremedici
palestinesi. Alla fine li hanno ascoltati anche all'interno d'Israele:
l'organizzazione umanitaria israeliana "Dottori per i diritti umani"
(Phr) ha denunciato che nell'operazione Piombo fuso l'esercito
israeliano "ha violato i codici etici...per aver attaccato personale
medico; aver danneggiato strutture sanitarie e aver colpito
indiscriminatamente civili non coinvolti nelle operazioni". Tsahal
(l'esercito israeliano), prosegue Phr, "non solo non ha consentito
l'evacuazione delle famiglie palestinesi assediate e ferite, ma ha anche
impedito alle squadre palestinesi di soccorso di raggiungere i feriti".
In particolare 16 membri del personale medico palestinese sono rimasti
uccisi durante i combattimenti e altri 25 sono rimasti feriti mentre
prestavano i soccorsi alla popolazione. Nonostante il ministro della
Difesa Ehud Barak continui a definire l'esercito israeliano come "il più
morale del mondo", Israele ha rifiutato di cooperare con la missione di
accertamento dei fatti disposta dal Consiglio per i diritti umani
dell'Onu, guidata dal giudice Richard Goldstone, il quale ha chiaramente
espresso l'intenzione di indagare sulle violazioni al diritto
internazionale commesse da tutte le parti in causa nel conflitto che ha
avuto luogo a Gaza e nel sud di Israele. Non mi sorprendo. Una vera
democrazia è in grado di processare il suo esercito per crimini di
guerra. Israele chiaramente non è una democrazia compiuta.

*L'Europa si è già dimenticata del genocidio nella Striscia di Gaza, lo
hanno dimostrato le defezioni alla Conferenza contro il Razzismo, a
Durban. Che opinione si è fatto di questi avvenimenti e del clamore
suscitato?*
Per via che la bozza del testo finale della conferenza Onu sul razzismo,
tenutasi poi a Ginevra, conteneva accuse durissime contro Israele, la
conferenza è stata boicottata da Stati Uniti, Canada, Italia, Olanda,
Polonia, e ultima ad annunciare la defezione, anche la Germania. A
quanto pare c'è una parte di Occidente che ritiene giusto continuare a
far pagare l'irrisarcibile prezzo dell'Olocausto ai non colpevoli
palestinesi. Cosa conteneva di così scandaloso quella bozza? Accusava
Israele "per la sua violazione dei diritti umani internazionali, i
crimini contro l'umanita' e una forma contemporanea di apartheid".
Esattamente ciò che ripetono  da anni inascoltati i premi Nobel Nelson
Mandela, Desmond Tutu, Jimmy Carter, Wole Soyinka e José Saramago. Mica
dei Frattini qualsiasi... Poco importa,  una conferenza più partecipata
e una più forte presa di posizione contro Israele di quella finale poi
edulcorata dalla Nazioni Unite, non avrebbe cambiato di una virgola la
situazione. Dal 1948 sino oggi, Israele ha sempre ignorato radicalmente
il diritto internazionale e ha esercitato la sua sovranità in modo
assolutamente arbitrario, sostenuta dagli Stati Uniti, che in sede di
Consiglio di Sicurezza, hanno sempre coperto i crimini israeliani con il
loro diritto di veto. Contando anche su un'ampia complicità di di stati
europei, Israele può tranquillamente ignorare il diritto internazionale
perché è come gli Stati Uniti, legibus soluta, al di sopra della legge.
Per cui un massacro di civili come quello subito a Gaza è puro esercizio
della sua routine criminale.

I*l suo libro è una testimonianza forte, un'istantanea dei 22 giorni di
massacri israeliani contro la Striscia. Come vive ora? Cosa prova e come
sta la gente di Gaza?  *
Il piombo non è più fuso ma continua ancora a piombarci addosso a
intervalli regolari. L'altro giorno, due minatori palestinesi uccisi dai
bombaramenti israeliani su Rafah, e i contadini sono quotidianamente
presi di mira dai cecchini mentre lavorano al confine (vedi video). Ogni
mattina presto mi svegliano, qui davanti al porto, i colpi di
mitragliatrice della marina israeliana che impedisce ai pescherecci
palestinesi di andare poche miglie oltre la loro costa. Qui a Gaza è
morta la speranza, sembra di vivere nell'intervallo fra una tragedia e
l'altra, non si sono ancora dissipati i fantasmi, i traumi dell'ultimo
massacro, che nuovi lutti (oltre la sofferenza dell'assedio) si
annunciano a breve. A quanto pare l'esercito israeliano si sta
esercitando per una nuova carneficina, data per imminente.

*Qual è la sua impressione dei recenti dialoghi interpalestinesi al
Cairo? Inoltre, come viene considerata attualmente Hamas tra la
popolazione locale?*
I continui rimandi a un accordo fra le varie fazione certo non fanno
bene al morale di una popolazione che vorrebbe unità nazionale,
innanzitutto. Ma la domanda sorge spontanea, Israele è chiaro che
continuerà a non riconoscere un governo palestinese presieduto anche
solo in coalizione da Hamas, quale sarà allora la risposta della
comunità internazionale? Mi auguro non si continui a boicottare il
partito islamico, che ricordo è uscito vincitore da elezioni libere e
democratiche.
Per quanto riguarda la popolarità dell'attuale governo, la settimana
scorsa Hamas ha perso le elezioni svoltesi all'interno dell'unione dei
lavoratori dell'Unrwa (diecimila dipendenti), dopo molti anni in cui
usciva vincente. Ciò lascia intravedere un calo dei consensi nella
popolazione di Gaza, a mio avviso fisiologico come per qualsiasi altro
governo in carica.

*Quando ritornerà in Italia?*
 Il mese prossimo proveranno ad attraccare al porto qui di fronte a dove
vivo 8 imbarcazioni del Free Gaza Movement, cariche di aiuti umanitari,
attivisti e  premi Nobel per la pace. Se la marina israeliana non si
macchierà di pirateria come sua abitudine, potrebbero essere per me la
possibilità di fuoriuscire da questa immensa prigione a cielo aperto.
Certo non mi è facile lasciare Gaza e i suoi civili in una situazione
peggiore di come l'ho incontrata, specie alla vigilia di un possibile
nuovo attacco israeliano, possibilmente questa volta senza scomodi
testimoni internazionali.
(Fonte Infopal)

*"Piombo Fuso", l'Onu chiede rimborso milionario a Israele"*
di Andrea Dessi*

Le conclusioni di una recente inchiesta presentata al
segretario-generale dell'Onu Ban Ki-Moon accusano l'esercito israeliano
di "negligenza" e di avere infranto "la inviolabilità delle proprietà
delle Nazioni Unite" durante le tre settimane di conflitto a Gaza.
Allo Stato ebraico viene chiesto inoltre di riconoscere i suoi errori e
di risarcire l'Onu per i danni procurati ai suoi operatori e alle sue
proprietà presenti nella Striscia.
Il rapporto, di cui è stato reso pubblico solo un riassunto delle 184
pagine presentate martedì 5 maggio, si è concentrato su nove casi in cui
varie strutture appartenenti alle Nazioni Unite, quali scuole, cliniche
mediche e il magazzino centrale contenente gli aiuti umanitari
dell'Unrwa, hanno riportato seri danni.
Di questi nove casi il rapporto Onu ha concluso che in sei circostanze
il principale colpevole per i danni procurati è lo Stato israeliano, che
quindi viene accusato di avere preso misure "inadeguate" per la
protezione delle attività delle Nazioni Unite a Gaza. Nei rimanenti due
casi investigati durante l'inchiesta, in uno le colpe vengono attribuite
alle azioni di Hamas mentre nell'altro non si e potuto stabilire alcuna
responsabilità.
In almeno una delle circostanze sotto investigazione, il bombardamento
del 15 gennaio del principale magazzino appartenente all'Agenzia Onu per
i rifugiati palestinesi (Unrwa), il rapporto, che in questa occasione ha
anche documentato l'uso di bombe al fosforo bianco che oltre ad aver
incenerito tonnellate di aiuti umanitari destinati alla popolazione di
Gaza ha anche causato il ferimento grave di almeno tre persone, descrive
come "negligenza" le azioni dell'esercito israeliani (Idf) che viene
inoltre accusato di "sconsideratezza" nel uso della forza.
Un secondo caso investigato durante l'inchiesta guidata da Briton Ian
Martin, ex direttore di Amnesty International che di recente è rientrato
dalla sua nomina come inviato Onu in Nepal, è stato il bombardamento
nelle vicinanze di una scuola gestita dall'Unrwa a Gaza, dove hanno
perso la vita 30-40 civili che si trovavano nei pressi della struttura
sperando di fuggire ai raid aerei israeliani.
Quell'occasione fu scenario di reciproche accuse tra il governo di Tel
Aviv e le Nazioni Unite dopo che l'esercito israeliano rilasciò un
comunicato in cui giustificava il bombardamento della zona con la
dichiarazione che Hamas stava operando nelle vicinanze della scuola;
dichiarazione che venne subito smentita dagli operatori delle Nazioni
Unite che si trovavano sul posto, e che il rapporto Onu rilasciato
martedì descrive come "bugie [che causano] rammarico".
 Il testo del rapporto, riportato in un articolo dell'Associated Press,
anche in questo caso accusa Israele di "non aver mantenuto un'adeguata
distanza di sicurezza tra l'obbiettivo [del bombardamento] e la scuola",
puntando inoltre, in una nota accusatoria, sul fatto che Israele non
abbia mai "ritirato in maniera pubblica e adeguata" la dichiarazione
riguardante la presenza di alcuni militanti di Hamas nelle vicinanze
dell'edificio.
Le Nazioni Unite esigono "una ammissione formale da parte del governo
israeliano" che le proprie dichiarazioni riguardanti la presenza di
palestinesi armati all'interno della scuola "sono una falsità", legge
una delle raccomandazioni contenute nel testo finale del rapporto.
Rispondendo a questa richiesta, il presidente israeliano Shimon Peres,
citato dal giornale Haaretz, afferma che "Israele non ritirerà le
proprie dichiarazioni perche le accuse contro Israele sono ingiuste".
Le conclusioni del rapporto Onu, il cui scopo era limitato ad una
investigazione sulle cause dei danni provocati alle strutture delle
Nazioni Unite presenti nella Striscia, vengono formulate in undici
raccomandazioni presentate dal comitato investigativo al
segretario-generale Ban Ki-Moon, che ha però precisato che non si tratta
di un "documento legale" ma semplicemente di un rapporto "interno
dell'Onu".
Nel rapporto finale infatti l'ultimo delle undici raccomandazioni
richiede che venga autorizzata un ulteriore inchiesta che possa, in
maniera imparziale, "investigare le accuse di violazione del diritto
umanitario internazionale" con un'autorità legale e quindi più
vincolante. Tale richiesta però è stata ignorata dal segretario-generale
dell'Onu che ha invece dichiarato di non aver "pianificato ulteriori
inchieste", suscitando le proteste di molti che lo accusano di aver
ceduto alle pressioni d'Israele; pressioni che secondo il giornale
israeliano Haaretz miravano a diluire se non addirittura seppellire
l'intero testo del rapporto.
Sebbene Ban Ki-Moon non abbia autorizzato un ulteriore indagine riguardo
le accuse di crimini di guerra o le violazione dei diritti umani durante
il conflitto a Gaza, non vi è stata nessuna menzione riguardo un'altra
investigazione richiesta dal comitato Onu per i diritti umani che
dovrebbe iniziare le proprie indagini indipendentemente dal risultato
del attuale rapporto Onu.
Durante una conferenza stampa tenuta martedì 5 maggio, il
segretario-senerale dell'Onu ha però precisato che intende comunque
attuare alcune delle raccomandazioni del rapporto da lui ordinato.
"Intendo richiedere un risarcimento per le perdite e i danni contratti
dalle Nazioni Unite" ha dichiarato alla Reuters. Di questo risarcimento,
11 milioni di dollari Usa verranno richiesti ad Israele mentre 29mila ad
Hamas.
Daniel Carmon, ambasciatore Israeliano all'Onu, ha da subito rilasciato
una dichiarazione di protesta riguardante il contenuto delle
raccomandazioni presentate al segretario-senerale Ban Ki-Moon. "Siamo
veramente scioccati nel vedere un rapporto in cui il comitato
d'inchiesta si limiti ad investigare solo i fatti riguardanti i danni
procurati, mentre viene trascurato il contesto, ignorando il fatto che
ci sia una guerra al terrorismo", ha dichiarato Carmon all'agenzia
stampa Reuters.
Anche il presidente israeliano Shimon Peres ha rilasciato un comunicato
in cui descrive come "scandaloso" il rapporto dell'Onu, aggiungendo
inoltre che "noi (Israele) non lo accetteremo mai". Citato dal
quotidiano Haaretz, il presidente prosegue dichiarando che "non possiamo
accettare neanche una parola dell'inchiesta. Il rapporto è di parte e
(quindi) ingiusto".
* /per Osservatorio Iraq/
/[6 maggio 2009]
(fonte: Reuters, Associated Press, Bbc, Haaretz, The Guardian)/

*"Il papa e il muro"*
di Zvi Schuldiner (per Il Manifesto)

Ad Amman il papa ha chiesto ai cristiani di restare in Terrasanta. È
stato più di un interessante preludio al suo arrivo in Israele, luogo in
cui questa richiesta può sollevare innumerevoli riflessioni. È infatti
un richiamo più che significativo dal momento che poche ore dopo le sue
parole in Giordania, è arrivato in Israele ricevuto da una comitiva in
cui spiccava il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman, uno
che vorrebbe vedere Israele libero da tutti i suoi cittadini arabi,
siano essi musulmani o cristiani.
Un papa controverso, che sembra portare la chiesa verso un passato più
che conservatore, che ha fatto tornare nella chiesa Williamson e i suoi
simili, inizia il suo viaggio in Israele dallo Yad Vashem. Ma
l'importante sarebbe sapere se oltre ai simboli e alle dichiarazioni,
questa chiesa sia realmente disposta a trarre lezioni dal passato.
Sarebbe importante sapere se il papa stia abbandonando la linea che l'ha
portato a far tornare Williamson, da una parte, e alle sue discusse e
dannose osservazioni sull'islam dall'altra.
Il papa chiama i cristiani a restare nel paese. Arriverà a Betlemme in
elicottero e non avrà quindi il piacere di un incontro diretto con il
muro dell'odio, che rende un vero inferno la vita dei palestinesi.
Chiede la pace in giorni in cui il governo di Benjamin Netanyahu
raddoppia gli sforzi per costruire colonie nei territori occupati. Il
presidente Peres che lo riceve con magniloquenti frasi in latino è ormai
solo un agente della propaganda del governo - come lo era ai tempi di
Sharon - e ciò non può nascondere l'essenza della questione.
È arrivata l'ora che papi e presidenti, ambasciatori e dignitari
assortiti smettano di parlare inutilmente e dicano se sono realmente
disposti a fare qualcosa di serio in favore della pace. La retorica
vuota non può nascondere che l'occupazione continua con tutta la sua
forza. I cristiani che secondo il richiamo del papa dovrebbero restare
in Terrasanta sono soggetti, come il resto dei loro connazionali
palestinesi, ai rigori e all'oppressione dell'occupazione israeliana. Il
muro che il papa potrebbe non arrivare a vedere, li separa dalle loro
terre, dalle loro famiglie, dalle loro scuole e ospedali.
Il papa ascolterà così tanti cori, discorsi e orchestre che non riuscirà
a sentire i bulldozer che distruggono le case dei palestinesi nella non
molto santa Gerusalemme. Dovrebbe sapere, il papa - e sarebbe utile
sentirglielo dire - che l'occupazione non discrimina: rende infernale la
vita di tutti i palestinesi, senza distinzione religiosa. Certo sarebbe
straordinario arrivare alla pace, ma nel frattempo per loro è urgente
una revisione della politica israeliana, è urgente un forte cambiamento
dell'arena internazionale che fomenta la presente situazione e le
permette di perpetuarsi.
Sì, la televisione, la stampa, i tromboni e tutti i rumori naturali
delle grandi feste: sembrerebbe che siamo un'altra volta davanti a una
svolta, a grandi frasi, grande retorica. E la pace è ogni volta più
lontana, manca qualsiasi contenuto reale. C'è da sperare che la visita
del papa non diventi un altro contributo al teatro delle grandi parole
dietro le quali si nasconde il nulla e continua un conflitto sanguinoso
che reclamerà altre vite nella prossima esplosione di violenza.
*
Di seguito alcuni link utili*:
http://www.menareport.com/en/business,real_esta/241251
http://www.haaretz.co.il/hasen/spages/1068545.html
http://www.bdsmovement.net
*
PER SAPERNE DI PIU'...*

*In italiano:*
http://www.assopace.org/
http://www.actionforpeace.org/
www.infopal.it
www.osservatorioiraq.it
www.lettera22.it
www.dagaza.org
http://www.associazionezaatar.org/index.php
www.cipmo.org
www.luisamorgantini.net
http://www.aprileonline.info/print_article.php?id=11438

*In inglese:*
http://www.passia.org/
www.palestinemonitor.org/
http://www.maannews.net/en/
http://www.haaretz.com/
http://www.btselem.org/English/
http://www.phr.org.il/phr/
http://www.adalah.org/eng/index.php
www.thisweekinpalestine.org
www.alternativenews.org
www.icahd.org/
http://www.end-gaza-siege.ps/
www.freegaza.org
www.stopthewall.org