Fatevi coraggio e guardate



Title: Da Beirut a Gaza
Fatevi coraggio e guardate queste foto. Chi muore di guerra non vuole essere ignorato. Chiede di guardarlo con pietà e coraggio. Infinitamente offeso, chiede il rispetto e l'amore del nostro sguardo.
Queste foto non sono soltanto a condanna di Israele in questo caso, ma a condanna di tutte le logiche di guerra. Pietà e coraggio esigono che costruiamo logiche totalmente alternative all'uso della morte-data come strumento di potere sugli altri, fino a sopprimerli.
Guerra-contro-guerra, vendetta della vendetta, rappresaglia della rappresaglia sono un abisso di inferno senza fondo. Le vittime ci supplicano di interrompere la maledetta spirale. E' possibile, è possibile. E' reale una storia alternativa alla guerra, una giusta difesa dei diritti senza abbassarla con la guerra, è possibile un futuro senza guerra. Abbiamo la parola per intenderci, per trattare cercando la mediazione giusta tra attese opposte.
Fatevi coraggio e guardate queste foto, e pregate altri di guardarle e meditarle.
Enrico Peyretti, Torino
 

 


Le immagini terrificanti e dolorose di Gaza, fatte di bambini morti,
mutilati, maciullati, ci hanno fatto venire le lacrime agli occhi e ci hanno
fatto sentire tutta la nostra impotenza.
Scriveva Alexander Langer, nel 1992 dopo la tragica morte di Gert Bastian e
Petra Kelly, leader dei Verdi tedeschi: "Forse e' troppo arduo essere
individualmente degli Hoffnungstrager - portatori di speranza: troppe le
attese che si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che
inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui si
diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l'umanita' e di amori
umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra cio' che
si proclama e cio' che si riesce a compiere".
Le manifestazioni di Roma ed Assisi sono certo una prima risposta
all'indecente massacro di Gaza; ma non sufficienti. Se l'iniziativa non
torna alla politica non resteranno che guerre, disperazione, impotenza e
risentimento insanabile. Se si continua a spargere il seme dell'odio
inevitabilmente le bombe seguiteranno a dettare legge ed i massacri si
moltiplicheranno.
Occorre andare alla radice del conflitto israrelo-palestinese, porre fine
all'occupazione israeliana e garantire la nascita dello stato di Palestina.
Perche' se c'e' un popolo martoriato, nella storia recente, questo e' quello
palestinese.
*
Valga per tutte la tragedia di Sabra e Chatila. Era il settembre del 1982,
quando le milizie falangiste libanesi con il supporto e la copertura
dell'esercito israeliano, entravano nei campi profughi di Sabra e Chatila a
Beirut ovest, per "fare pulizia", dopo che erano stati allontanati i
palestinesi armati dell'Olp. Donne, bambini e vecchi indifesi, furono
spietatamente trucidati, a migliaia, dai miliziani.
Israele non si strinse attorno agli autori della strage. Gran parte della
stampa chiese immediatamente le dimissioni del premier Begin e del ministro
della Difesa Sharon. I titoli dei quotidiani israeliani erano: "L'anno della
vergogna si e' aperto per Israele", "Sbarazzarsi del governo dell'odio",
"Crimine di guerra a Beirut". Non solo, la commissione d'inchiesta
israeliana avrebbe emesso nove comunicazioni giudiziarie, rispettivamente
per il primo ministro, Begin; il ministro della Difesa, Sharon; il ministro
degli Affari esteri, Shamir; il capo di Stato maggiore, generale Eytan; il
direttore dei servizi segreti militari, Saguy; il direttore dell'Istituto
per i servizi segreti e i progetti speciali del Mossad (il cui nome non
poteva essere divulgato per legge); il comandante delle forze militari in
Libano, generale Drori; il comandante di divisione di Beirut, Yaron;
l'assistente del ministro della Difesa, Dudai.
In Italia, ebbe un grande eco l'appello firmato da Primo Levi.
*
Oggi la situazione sembra essere profondamente cambiata, non solo in
Israele; le organizzazioni che gestiscono la rappresentanza politica dei
palestinesi sono in preponderante misura molto diverse da quelle laiche e di
sinistra degli anni Ottanta.
Gli integralismi, da una parte e dall'altra, dilagano e rischiano di
schiacciare tutto; la "Palestina libera e rossa" di ieri, e' oggi una
Palestina sempre piu' a pezzi.
E restano vere le parole della giornalista Rita Porena, scritte proprio dopo
Sabra e Chatila nel suo libro Il giorno che a Beirut morirono i panda:
"Prova ad immaginare: un giorno si scopre, all'improvviso, che l'Olp ha
ricevuto una mezza dozzina di panda. Il mondo si mobilita per salvarli: il
Wwf, le associazioni per la protezione degli animali, l'Unesco, entrano in
allarme. Si fanno dimostrazioni davanti alle ambasciate israeliane per far
cessare i bombardamenti. Cominciano ad arrivare a Beirut eserciti di
zoologi, di chimici, di biologi: tutti preoccupati di controllare se
l'ambiente e' consigliabile per i preziosi animaletti, se l'acqua che noi
beviamo va bene anche per loro. I palestinesi esibiscono i panda negli
ospedali e nei campi di rifugiati. Il mondo freme: si teme per la vita degli
orsetti, si fanno appelli a Israele e all'Olp. Israeliani e falangisti non
reggono alla pressione dell'opinione pubblica mondiale che chiede di
risparmiare Beirut per salvare i panda: i bombardamenti cessano; ci ridanno
l'acqua e l'elettricita' e il blocco alimentare viene levato".

Giulio Vittoriangeli.
Fonte: la nonviolenza è in cammino  Numero 707 del 21 gennaio 2009
<<The War in GAZA.pps>>

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