Re: [pace] Formare le forze dell'ordine alla nonviolenza. Una proposta gandhiana



Sono d'accordissimo con la proposta. Mi ricordo che dopo le nostre azioni nonviolente a Comiso, che hanno contribuito , come dimostrato ampliamente da seri studiosi, alla eliminazione della base dei missili Cruise ed all'attuazione dell'areoporto civile Pio La Torre, uno dei sindacati di polizia ci chiese di formare i loro membri alla nonviolenza. L'iniziativa è andata avanti recentemente grazie ad un amico palermitano Andrea Cozzo (vedi il suo libro su questa esperienza edito da centro Gandhi di Pisa). Ma sarebbe estremente opportuno che l'iniziativa si estendesse a tappeto. Un paese democratico necessita di una polizia che sappia usare la nonviolenza di fronte a lotte nonviolente, e non cerchi invece,come di solito le viene insegnato, a provocare la violenza per poter intervenire con gli stessi metodi. Spero che l'iniziativa prende campo Alberto L'Abate

Alessandro Marescotti ha scritto:
--- Perché formare le forze dell'ordine alla nonviolenza ---

La proposta di un atto legislativo (o amministrativo, o regolamentare) che
istituisca una specifica formazione e addestramento alla nonviolenza per
tutto il personale delle forze dell'ordine e' una urgente necessita'.

Gli operatori delle forze dell'ordine hanno nel nostro paese il compito
istituzionale di difendere la sicurezza pubblica: e quindi l'incolumita' e
la dignita' e i diritti di tutte le persone (si noti: tutte le persone, non
solo i cittadini italiani), poiche' questa e' la legalita' in uno stato di
diritto, poiche' questo e' scritto nella Costituzione della Repubblica
Italiana, fondamento del nostro ordinamento giuridico.

Gli operatori delle forze dell'ordine si trovano a svolgere un compito
delicato e difficile: contrastare i poteri criminali (e sappiamo quanto le
mafie nel nostro paese siano potenti e feroci), garantire le condizioni per
una civile convivenza, far rispettare le leggi vigenti.

Occorre che abbiano gli strumenti teorici (i saperi: anche quelli
assiologici ed ermeneutici) ed operativi (dall'organizzazione alle
metodologie, dalle strategie alle risorse materiali) necessari.
Tra questi strumenti la formazione e l'addestramento ai criteri, i metodi,
le tecniche e le strategie elaborate dalla teoria-prassi nonviolenta sono di
fondamentale importanza.

I valori morali, le analisi psicologiche e sociologiche, le acquisizioni
teoretiche, gli strumenti ermeneutici, le modalita' comunicative e
relazionali, il bagaglio operativo e la memoria storica della riflessione
nonviolenta costituiscono una "cassetta degli attrezzi" che ogni operatore
sociale (e quindi, e soprattutto, anche quegli operatori sociali che
agiscono nel campo della difesa dei diritti e della sicurezza pubblica)
dovrebbe avere a disposizione; dovrebbero essere un retroterra condiviso, un
curriculum formativo comune per tutti gli attori della scena pubblica.
La nonviolenza si insegna: non si tratta di richiedere una fede, ma di far
conoscere teorie, metodologie, esperienze che hanno una lunga storia e una
sistemazione scientifica notevoli. Da Mohandas Gandhi a Aldo Capitini a
Ernesto Balducci, da Johan Galtung a Giuliano Pontara a Gene Sharp, da
Martin Luther King a Danilo Dolci a Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, da
Alberto L'Abate a Hildegard Goss-Mayr a Jean Marie Muller, da Hannah Arendt
a Franco Basaglia ad Hans Jonas, da Nanni Salio a Enrico Peyretti ad
Alessandro Zanotelli, da Ivan Illich a Susan George a Vandana Shiva, vi sono
molteplici esperienze e riflessioni che possono e devono essere valorizzate
e condivise, studiate e discusse, apprese e utilizzate.

E dunque per formare e addestrare le forze dell'ordine (e sarebbe bene,
certo, tutti i cittadini) alla conoscenza e all'uso degli strumenti teorici
e pratici della nonviolenza si faccia subito un provvedimento; noi riteniamo
che dovrebbe essere una legge: ma che sia legge, che sia decreto, che sia
regolamento, che sia atto amministrativo, quel che piu' conta e' che si
faccia subito e subito abbia applicazione.

Poi magari ci sara' lo stesso il teppista che si copre di una divisa per dar
sfogo alla sua brutalita' (il quale, ovviamente, va individuato e punito
come tutti coloro che delinquono); ma ci sara' una grandissima parte di
operatori della sicurezza pubblica che saranno persone piu' mature e piu'
consapevoli, piu' qualificate e piu' responsabili, piu' adeguate al loro
compito istituzionale. E tutti staremo meglio.



Peppe Sini

"La nonviolenza e' in cammino"
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
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--- Cosa ne pensava Gandhi? ---

"Io ho ammesso che anche in uno stato nonviolento potrebbe essere necessaria
una forza di polizia. Questo, lo confesso, e' un sintomo dell'imperfezione
del mio ahimsa. Non ho il coraggio di affermare che potremo fare a meno di
una forza di polizia come lo affermo riguardo all'esercito. Naturalmente
posso immaginare, e immagino uno stato nel quale la polizia non sara'
necessaria; ma se riusciremo a realizzarlo o meno soltanto il futuro potra'
deciderlo.
La polizia che io concepisco tuttavia sara' di tipo totalmente diverso da
quella oggi esistente. Le sue file saranno composte da seguaci della
nonviolenza. Questi saranno i servitori e non i padroni del popolo. Il
popolo dara' loro spontaneamente tutto il suo aiuto, e grazie alla reciproca
collaborazione, essi saranno in grado di far fronte con facilita' ai
disordini, che saranno peraltro in continua diminuzione. La forza di polizia
disporra' di alcune armi, ma ne fara' uso solo raramente, se non addirittura
affatto. Di fatto i poliziotti saranno dei riformatori".

Gandhi

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