Re: [pace] Georgia: ancora guerra, ancora stragi



io mi sono disdetto dal forum, ma la vostra pace è umana e invece io credo che è un dono di Dio. "Io vi do la mia pace e credete al Vangelo". La pace non si ottiene con bandiere , ufficialmente inoque, ma che sono un simbolo satanico...di questo sono un esperto (cattolico) e non scrivetemi più .bertoldo
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Sent: Tuesday, August 12, 2008 2:17 PM
Subject: [pace] Georgia: ancora guerra, ancora stragi

 Ancora guerre, ancora stragi!

Sulla  guerra nel Caucaso vorrei partire da una considerazione preliminare

Georgia e  Serbia, Ossezia e Kosovo sono nomi che, in relazione alla crisi che si sta sviluppando in queste ore, si possono sovrapporre, mentre Russia e Usa hanno invertito le loro posizioni.

L’Ossezia  (Kosovo) è una regione che da anni sta conducendo una lotta, anche armata, per chiedere l’indipendenza dalla Georgia (Serbia) senza però ottenerla. La Russia appoggia queste mire indipendentiste mentre gli Usa vi si oppongono in nome l’intangibilità dei confini della Georgia: esattamente il contrario di ciò che è avvenuto per il Kosovo nei confronti della Serbia. Quest’ultima, dopo aver subito i bombardamenti Nato del 1999, quest’anno ha dovuto subire l’indipendenza della sua provincia kosovara. Le motivazioni dei bombardamenti sulla Serbia? La pulizia etnica ed il genocidio del popolo Kosovaro albanese perpetrato dall’esercito di Belgrado. Esattamente ciò che affermano i russi per giustificare il loro intervento in Georgia: la pulizia etnica ed il genocidio del popolo Osseto.

A questo punto c’è una domanda che andrebbe posta a tutti coloro che sono stati favorevoli alla secessione del Kosovo: perché a questo viene concessa e garantita l’indipendenza e all’Ossezia no?  Gli apprendisti stregoni della Nato seminando vento stanno raccogliendo tempesta, e lo scontro fra  Russia e Georgia non potrebbe che essere solo il primo dei “raccolti” per l’effetto domino che può scatenare nella regione e non solo.

Certo questo non spiega tutto. Ci sono anche in quest’area questioni che si intrecciano con il controllo delle fonti energetiche, c’è la Nato che, come vogliono gli Usa, si sta allargando attorno alla Russia modificando pericolosamente gli equilibri strategici, c’è il problema dello scudo stellare che Mosca vede, ed a ragione, con molta preoccupazione, c’è il controllo della regione caucasica fondamentale per le ipotesi Usa di guerra all’Iran e per il controllo delle vie del petrolio dal mar Caspio.

Ma ciò che va assolutamente condannato e non può essere accettato è che le operazioni militari siano,  e ormai da tempo, rivolte  contro le popolazioni civili che vengono massacrate o costrette a fuggire dalle loro case. E’ l’aspetto terribile e quasi “normale” della guerra permanente e globale: è la vera assimetria della guerra moderna.

Come fermare questa pazzia?

Certo va chiesto a Russia e Georgia la fine delle ostilità, va chiesta il rispetto dell’integrità territoriale georgiana, va chiesto la salvaguardia dei diritti delle minoranze etniche.

Siamo però in presenza di un quadro internazionale che prefigura periodi molto bui. La crisi economica che sta attanagliando ormai anche i paesi del cosiddetto mondo sviluppato lo sta a dimostrare. Le vecchie superpotenze, sia pur a gradi diversi, sono in profonda crisi, le nuove che si stanno affacciando non sono in grado di dare alla politica internazionale un segno diverso, il Medioriente, l’Iraq e l’Afghanistan sono in fiamme, l’Africa è in preda a fame, guerra ed oppressione, i segnali positivi che vengono dall’America Latina sono ancora molto deboli.

In questo quadro l’Europa potrebbe avere un ruolo di pace decisivo ma politicamente è troppo divisa, e soprattutto, troppo legata alla politica estera statunitense e ciò rende la sua posizione estremamente debole ed anche complice delle avventure militari Usa.

Allora che fare? Dobbiamo continuare ad operare per una vera democratizzazione dell’Onu perché è, nonostante la sua debolezza, l’unico embrione di un sistema di relazioni internazionali che non siano improntate ai soli rapporti di forza e alla guerra.

E dobbiamo essere, ancora una volta, dalla parte delle vittime.

Gianni Rocco

dell’Associazione per la Pace