quei parlamentari italiani complici di guerre assassine



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 545 del 12 agosto 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA, E SENZA IPOCRISIE

Occorre opporsi alla guerra nel Caucaso. Occorre opporsi a tutte le guerre.
E chi si impegna anche per salvare una sola vita, e chi si impegna anche
contro una sola violazione dei diritti umani, gia' per questo merita di
essere elogiato. Per questo. Ma non basta.
*
Dall'Italia levare la voce contro la guerra del Caucaso (o contro il regime
birmano, o contro l'occupazione del Tibet o dei Territori palestinesi, o
contro i fascismi in Colombia o in Iran, o contro l'imperialismo di Bush o
di Putin, o contro i terrorismi fondamentalisti e le mafie transnazionali e
gli stati-mafia) e' possibile farlo credibilmente solo a condizione di
opporsi anche alla guerra in Afghanistan cui l'Italia sta partecipando, solo
a condizione di opporsi anche al dispiegarsi della violenza razzista e
assassina nel nostro paese, solo a condizione di opporsi ai poteri criminali
e all'eversione dall'alto in Italia: altrimenti e' un predicar bene e
razzolar male.
*
E forse varra' la pena aggiungere ancora due parole.
La prima: ogni giorno dall'Afghanistan giungono notizie di efferati massacri
di persone inermi. Ogni giorno. Ma evidentemente la nostra sensibilita' non
ne e' toccata. Forse non ne e' toccata perche' tra i responsabili di quei
massacri ci siamo anche noi italiani.
La guerra terrorista e stragista in Afghanistan: che viola la legalita'
costituzionale e il diritto internazionale. La guerra in Afghanistan, che e'
l'epicentro del maggior conflitto geopolitico del XXI secolo.
*
Come e' possibile che il sempiternamente petulantissimo sedicente pacifismo
italiano su tutto sproloqui e su questo taccia?
Diciamolo, dunque.
E' accaduto che coloro che furono eletti in parlamento nel 2006 con i voti
del movimento democratico e pacifista (che era ancora all'epoca un
sentimento maggioritario nell'opinione pubblica di questo paese, e fu
decisivo per la vittoria della coalizione che si opponeva a Berlusconi) poi
legiferarono ripetutamente la prosecuzione della partecipazione militare
italiana alla guerra afgana, l'intensificazione del riarmo, gli interventi
armati come elemento-chiave della politica estera del nostro paese. Questi
fedifraghi, che oggi in grandissima parte non sono piu' in parlamento, ma
ancora pretendono di essere dirigenti di coloro che hanno tradito quando
scelsero di diventare assassini, e ancora riescono a spacciarsi per
rappresentanti di una sinistra che hanno prima devastato e giugulato e poi
di fatto abbandonato per sempre, non possono oggi dir chiaro questa semplice
verita': che gli assassini sono loro. Avessero l'onesta' di dirlo,
dovrebbero trarne la conseguenza morale ineludibile: l'abbandono per sempre
di ogni pubblico ufficio e di ogni rappresentanza; la rinuncia per sempre a
prender la parola quando dei pubblici affari si discute.
E coloro che dall'arcipelago pretesamente pacifista e sedicente nonviolento
provenendo nel biennio del governo Prodi sostennero quella politica di
guerra e di stragi, facendo una dissennata propaganda a favore di essa nelle
forme piu' subdole e piu' infami, prostituendo la propria storia e il
proprio nome, non possono oggi dir chiaro questa semplice verita': che per
due anni si sono prestati a fiancheggiare gli assassini.
E coloro che mentre l'Italia era in guerra, in una guerra terrorista e
stragista alla quale occorreva opporsi con ogni energia, andavano col
cappello in mano dalla sottosegretaria di turno a combinare affari, non
possono oggi dir chiaro questa semplice verita': che invece di opporsi alla
guerra andavano dai signori della guerra a pietire trenta denari.
E coloro che mentre la guerra infuriava promuovevano campagne dereistiche a
fini di mera confusione, e cosi' contribuivano a distrarre l'attenzione da
cio' che veramente contava, e lo facevano per rendere un buon servigio ai
partiti che in parlamento votavano la guerra e le stragi ed avevano bisogno
di poter distogliere l'attenzione da questo crimine facendo proporre da chi
si prestava le piu' inverosimili mirabilia e i piu' grotteschi diversivi,
anche costoro non possono oggi dir chiaro questa semplice verita': che degli
assassini sono stati malvagi o stupidi complici.
Non possono dirlo. Ma lo sanno.
E' questa la forza del male compiuto: che ti corrompe per sempre. Per
sempre.
*
Non vi e' dunque nulla da fare? Al contrario, c'e' da fare tutto.
E in primo luogo promuovere la rinascita nel nostro paese di un movimento
contro la guerra e contro il razzismo, antimilitarista e disarmista, contro
l'eversione e contro le mafie, per la legalita' e i diritti umani di tutti
gli esseri umani.
Ma in questo movimento alcune cose devono essere chiare.
Che esso o sara' nonviolento o non sara'. Poiche' la nonviolenza e' l'unica
proposta politica adeguata ai compiti dell'ora.
E quando diciamo nonviolenza diciamo la proposta politica gandhiana, diciamo
la teoria critica di Leopardi e di Marx, diciamo la tradizione storica e
teorica del femminismo, diciamo il patrimonio di lotte e di pensieri delle
oppresse e degli oppressi, diciamo la prospettiva socialista e libertaria,
diciamo il principio responsabilita', diciamo il movimento antimafia e la
coscienza ecologista, diciamo l'internazionale futura umanita', diciamo
Hannah Arendt e Vandana Shiva, Virginia Woolf e Franca Ongaro Basaglia,
diciamo - in un solo nome - Luce Fabbri.
E ancora questo chiaro deve essere: che nessuna ambiguita' e' piu'
ammissibile.
I diritti umani: o li si difende per tutti gli esseri umani, o sono nulla.
La nonviolenza: o tutta o niente.
La pace: che si sostanzia nel disarmo e nella smilitarizzazione, nella
costruzione di relazioni di giustizia e di solidarieta', nella lotta contro
ogni oppressione; oppure non e' pace, ma guerra mascherata.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
*
Questo nostro foglio quotidiano e' in Italia - nell'Italia in guerra - il
solo, a nostra conoscenza, che anche in questi ultimi anni abbia saputo
costantemente mantenere e proporre una posizione e un'azione rigorosamente
contro la guerra e rigorosamente nonviolenta - e le due cose per noi sono
una sola.
Giorno dopo giorno, mentre tanti cedevano, noi abbiamo tenuto fermo questo
principio, questa posizione, che e' la posizione, il principio, che Aldo
Capitini voleva caratterizzasse il movimento nonviolento e ne fosse
fondamentale direttrice d'azione: "l'opposizione integrale alla guerra; la
lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione".
*
Detto questo, si promuovano ovunque possibile iniziative per la pace e di
pace, favorendo la piu' ampia partecipazione; ma senza ipocrisie, senza
menzogne, senza confusioni, senza cedimenti.