Appello: Non possiamo rimanere in silenzio e lasciare la storia di Genova solo alle aule di tribunale



<http://www.osservatoriorepressione.org/2008/03/appello-non-possiamo-rimanere-in.html>Appello:
Non possiamo rimanere in silenzio e lasciare la storia di Genova solo alle
aule di tribunale

<http://bp0.blogger.com/_drfiUmt_XLA/R92SlIOlkOI/AAAAAAAABDQ/Ch6R-opii-8/s1600-h/genovaviolenze4.jpg>L'Unione,
ormai archiviato schieramento del centrosinistra che vinse le elezioni nel
2006, proponeva nel suo programma la costituzione di una commissione
parlamentare sui fatti di Genova. Il documento elettorale si spingeva
oltre, obbligandosi alla "definizione di regole per migliorare la
riconoscibilità degli operatori delle forze dell'ordine nel corso delle
operazioni di ordine pubblico, per una maggiore efficacia e trasparenza di
queste attività". E' noto che questi impegni non sono stati rispettati, per
il crearsi di condizioni politiche che ora non vogliamo rivangare. Appare
però paradossale che essi non siano presenti oggi nelle 14 priorità della
Sinistra Arcobaleno, apparendo unicamente (peraltro solo come fugace
accenno) nel programma esteso, come rilevato anche dal Comitato Verità e
Giustizia per Genova nella propria lettera al presidente Bertinotti.
Paradossale in quanto si pensava che il nuovo soggetto politico della
sinistra, grazie alla sua autonomia e non dovendo più sottostare a
compromessi con forze meno interessate a tali tematiche, potesse
permettersi uno slancio diverso e maggiore coraggio; al contrario abbiamo
assistito ad un passo indietro.
Siamo consapevoli dei limiti imposti da una campagna elettorale inattesa e
condotta inevitabilmente in tempi ristretti. Questo può spiegare - ma non
giustificare - l'assenza della "questione Genova" dai punti prioritari
della Sinistra Arcobaleno; contemporaneamente rileviamo che Genova non è
sparita "solo" dall'agenda delle urgenze, ma in generale dalla discussione
interna alla sinistra che si appresta a chiedere il voto alle prossime
elezioni. E a poco serve rilevare oggi, in occasione della richiesta di
condanna avanzata dai pm per 44 imputati nel processo su Bolzaneto, i
commenti di alcuni esponenti della sinistra. Troppo poco: la rimozione del
G8 genovese sembra un'onda lenta ma inesorabile; dopo aver attraversato il
Paese ha investito pure la neonata sinistra unita.
I procedimenti giudiziari che su Genova stanno arrivando a conclusione sono
sicuramente importanti, ma nulla centrano con la definizione di quelle
vicende sul piano delle garanzie costituzionali e dei diritti. In Italia la
magistratura è stata spesso criticata per presunte ingerenze nella
politica, salvo poi delegarle una ricerca "miracolosa" della verità su
questioni che la politica non sa o non vuole affrontare. Genova non fa
eccezione a questa regola; anzi, ne è esempio paradigmatico. Negli ultimi
mesi le voci uscite dalle aule dei tribunali sono state sempre più alte e
inquietanti. Abbiamo rivissuto l'indegna perquisizione della Diaz, le
minacce e le vessazioni (fisiche e psicologiche) subite dai fermati a
Bolzaneto, abbiamo visto sancita come ingiustificata la carica ai
manifestanti di via Tolemaide, il ministero dell'Interno è stato condannato
a risarcire alcune persone ferite negli scontri. Purtroppo sulla morte di
Carlo Giuliani anche la magistratura si è uniformata alla "grande
rimozione" di Genova, archiviando il procedimento, ferma restando l'attesa
per il ricorso presentato dalla famiglia alla Corte Europea di Strasburgo.
Di fronte a queste voci - come detto, e nonostante i molti anni passati dal
luglio 2001, sempre più forti - è stato stridente il contrasto con il
silenzio opposto dalla politica, fino ad arrivare alla sensazione che
persino la sinistra guardi ad altro come priorità. In questi sette anni
l'abbiamo capito: le forze di polizia non sono interessate a rapportarsi
autonomamente coi propri errori. Non credevamo però che la politica avesse
introiettato questa situazione come un dato di fatto immutabile, senza
considerarne le conseguenze future o quelle già evidenti nei sette anni
successivi il luglio genovese.
Oltre allo stucchevole elenco dei funzionari promossi, in assoluta e
trasversale continuità fra i due governi succedutisi dal 2001 ad oggi e che
abbiamo più volte condannato, abbiamo assistito ad altri fatti inquietanti.
Da un censimento avviato circa un anno fa, sono circa 11.500 le persone che
sono oggi sottoposte a procedimento penale per lotte sociali. La casistica
è piuttosto varia sia considerando le iniziative incriminate che le
fattispecie penali individuate dagli inquirenti, ma esiste un filo che
unisce tutte queste vicende: la volontà, inaccettabile per uno Stato
Democratico, di delegare al diritto e alla magistratura penale la soluzione
di problemi sociali e politici importanti e complessi. Tutto questo senza
pensare a casi eclatanti, che peraltro escono dalla sfera delle lotte
sociali, per integrarsi comunque con quella relativa al controllo
dell'operato delle forze dell'ordine (pensiamo a Federico Aldrovandi o
Riccardo Rasman) e della polizia penitenziaria (due esempi per tutti il
caso di Aldo Bianzino e quello di Marcello Lonzi). E non è certo
tranquillizzante la corsa di molti partiti a candidare per le prossime
elezioni esponenti delle forze di polizia, solleticando in modo acritico e
populista l'ansia securitaria di settori dell'elettorato.
Nel 2001 le garanzie costituzionali furono calpestate, ma a sette anni di
distanza l'eco di quelle violazioni non solleva alcun dibattito politico,
riuscendo a malapena a bucare il silenzio dei media.
La Repubblica per Bolzaneto ha parlato di "girone infernale"; La Stampa di
"Guantanamo italiana". Sulla Diaz è ormai divenuta celebre la definizione
dell'allora vicequestore Michelangelo Fournier: "una macelleria messicana".
Secondo Amnesty International durante il G8 2001 si è verificata "la più
grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la
seconda guerra mondiale".
Non possiamo rimanere in silenzio e lasciare la storia di Genova solo alle
aule di tribunale.

Noi siamo ancora a chiedere:
- l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti
avvenuti nel 2001, durante il vertice G8 di Genova (dalle cariche ai
manifestanti alla morte di Carlo Giuliani, dalla Diaz a Bolzaneto) e,
precedentemente, il Global Forum di Napoli;
- la definizione di regole per consentire la riconoscibilità degli
operatori delle forze dell'ordine;
- il varo di una legge che preveda il reato di tortura;
- l'istituzione di un organismo "terzo" che vigili sull'operato dei corpi
di polizia;
- l'aggiornamento professionale delle forze dell'ordine circa i principi
della nonviolenza;
- l'impegno alla esclusione dell'utilizzo nei servizi di ordine pubblico di
sostanze chimiche incapacitanti e l'impegno circa una moratoria
nell'utilizzo dei GAS CS;
Ma, soprattutto, chiediamo al candidato premier della Sinistra Arcobaleno,
e ai segretari dei 4 partiti coalizzatisi in essa, di dire chiaramente se
queste istanze, peraltro solo sinteticamente riportate e a cui potrebbero
sommarsi altre, siano ancora prioritarie per l'autodefinitasi forza
unitaria della sinistra. Precisiamo che questa parola di chiarezza non la
chiediamo solo oggi, né ci basterebbe venisse espressa col solo intento di
recuperare una parte di potenziale elettorato, ormai disorientato e
disilluso dal vostro silenzio: la chiediamo come inequivocabile scelta di
campo, culturale e civile prima che politico-elettorale.
Analoga domanda la rivolgiamo a tutte le altre forze politiche che in
passato si sono dette vicine a tali istanze e che, mentre si apprestano a
presentarsi alla prossima tornata elettorale, sulle tematiche sopra esposte
hanno scelto in questi giorni un ambiguo silenzio.
Accogliamo favorevolmente la risposta del Presidente Bertinotti alla
lettera del Comitato Verità e Giustizia per Genova. Raccogliamo la
disponibilità ad un incontro, da estendersi a tutte quelle realtà (partiti,
associazioni, movimenti) per le quali il "caso Genova G8" va affrontato
unitamente ai temi riguardanti le libertà civili, la trasparenza delle
forze di polizia, il controllo democratico degli apparati di sicurezza.

primi firmatari:


Francesco "baro" Barilli (coordinatore
<http://www.reti-invisibili.net/>www.reti-invisibili.net) e Italo Di Sabato
(responsabile Osservatorio sulla Repressione PRC/SE), Haidi Gaggio
Giuliani, Enrica Bartesaghi, Lorenzo Guadagnucci, Raffaella Bolini (Arci
Nazionale), Stefania Zuccari (madre di Renato Biagetti), Comitato Madri per
Roma città aperta, Natascia Casu (figlia di Giuseppe Casu), Maria Iannucci
(Associazione Familiari e amici di Fausto e Iaio), Patrizia Moretti (madre
di Federico Aldrovandi), Lydia Franceschi (madre di Roberto Franceschi),
Massimo Algarotti (comitato per Rumesh - Como), Don Vitaliano Della Sala,
Alessandro Bernardi (resp. movimenti PRC/SE di Bologna), Tiziano Loreti
(segr. provinciale PRC/SE di Bologna), Sergio Spina (capogruppo Provincia
PRC/SE di Bologna), Marzia Mascagni (segreteria provinciale PRC/SE di
Bologna), Chiara Di Stefano (GC di Bologna), Agostino Giordano
(coordinatore provinciale GC di Bologna), Francesca Ruocco(esecutivo
nazionale GC), Rossella Giordano (segreteria provinciale PRC/SE di
Bologna), Orazio Sturniolo (resp. commissione scuola PRC/SE di Bologna),
Valerio Marletta (Coordinatore prov gc Catania), Pierpaolo Montalto (Prc
Catania), Maurizio Grosso (Movimento braccianti Catania), Anna Pizzo
(consigliera regionale Lazio), Caterina Giovinazzo (Comitato Antifascista
18 giugno Torino), Ottominuti Associazione di promozione sociale Reggio
Calabria, Danilo Barreca (Prc Reggio Calabria), Paolo Menaldi (Rap Molise)

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