Il crimine contro i serbi: l’indipendenza del Kosova di Johan Galtung



*Il crimine contro i serbi: l’indipendenza del Kosova*    
*di Johan Galtung*    

(originale: "The Crime against the Serbs: Kosova Independence", 20 febbraio 2008) - Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Che gli USA fossero i primi a riconoscere questo stato SEPARATISTA c’era da aspettarselo. Da un paese privo di comprensione storica ma pieno di solido egocentrismo da oleodotti, con una base militare enorme, Camp Bondsteel, a Urosevac presso Pristina, come parte dell’accerchiamento di Russia e Cina, così militarista da non poter sostenere la nonviolenza di Rugova ma da dover armare il corpo paramilitare UCK (ELK, Esercito di Liberazione del Kosova) e muovere una guerra illegale alla Serbia nel 1999 usando a questo scopo la loro NATO per far valere la violenza come argomento ultimativo. – tutto questo, di nuovo, era da aspettarselo. E un impero in declino diventa anche più violento e stupido. Il suo presidente attuale fa la sua parte, resta da vedere cosa succederà ancora.
Ma che gran parte dell’UE e qualcun altro stravolgessero il diritto internazionale, aggirando le Nazioni Unite con trucchi escogitati da un ex-presidente finlandese e un primo ministro svedese era inaspettato, non necessario e privo di intelligenza. Ci toccherà convivere per generazioni, per secoli, con il problema così creato. Perché?
Perché lo hanno già fatto. Uno stato diventa membro della comunità internazionale non con il riconoscimento USA – sebbene qualcuno lo preferirebbe – né dell’Assemblea Generale ONU, bensì del Consiglio di Sicurezza ONU. L’Assemblea Generale adottò il piano di divisione della Palestina in una parte araba e una ebraica; Israele dichiarò l’indipendenza, scacciò 710.000 palestinesi – la Nakba, l’orrore – vinse la guerra contro gli stati arabi, ottenendo così un riconoscimento di fatto, grossolanamente sostenuto dalla cattiva coscienza europea e dal desiderio anti-semita di esportare “il problema ebraico” dall’Europa al Medio Oriente.
Allora, che altro hanno in comune Kosova e Israele? Parecchio. L’Europa ospita una cristianità divisa da una pesante dialettica fra le tre confessioni cristiane, con ebraismo e islamismo lasciati al margine. Lo scisma fra cattolici e ortodossi avvenne nel 1054 (con papa Leone IX), come riflesso della divisione dell’Impero Romano nel 395; l’opposizione cattolicesimo- islamismo si verificò nel 1095 con la dichiarazione delle Crociate (papa Urbano II) contro i musulmani, e uccidendo altresì ortodossi (serbi) ed ebrei strada facendo; la divisione fra cattolicesimo e cinque protestantesimi culminò nel 1517 (Martin Lutero); il fronte permanente contro gli ebrei culminò durante la seconda guerra mondiale, a partire da un centro nella Germania nazista al quale si unì gran parte dell’Europa. Un brutto continente.
Le crociate “liberarono” Gerusalemme nel 1099, non per condividerla con gli ebrei fuggiti dopo la distruzione del Tempio nel 70, ma come meta per uno dei due loro più sacri pellegrinaggi (insieme a Santiago de Compostela). Gli israeliani “liberarono” Gerusalemme nel 1967, non per condividerla con i musulmani delle sue parti occidentale e orientale dove si trova la terza moschea più importante (dopo Mecca e Medina), ma per se stessi. E gli albanesi “liberarono” il Kosova non per condividerlo con i serbi ma per se stessi.
Così gli ebrei persero Gerusalemme, i musulmani persero Gerusalemme, e i serbi persero la loro Gerusalemme, i luoghi sacri culla della propria nazione, in Kosovo. E gli ebrei dissero “l’anno prossimo a Gerusalemme”, e i musulmani – non solo i palestinesi – continuano a combattere per la loro Gerusalemme, e i serbi continueranno per la propria, in Kosovo – con la o, non la a all’albanese. Per quanto? Finché vi ritorneranno, per generazioni, per secoli.
Impossessatevi di un territorio qualsiasi e forse ve la caverete. Impossessatevi di un’area sacra e seminerete una ribellione profonda che vi può travolgere.
Continuiamo a vedere la replica dello scisma del 1054, perfino entro l’ UE. Si risveglia l’Arco Ortodosso, da Mosca-Minsk attraverso mezza Ucraina via Romania-Bulgaria e Serbia, girando a sud attraverso parti di Montenegro-Macedonia, sin giù a Grecia-Cipro, tutti quanti in crescente protesta (con la Spagna che si unisce loro per sue ragioni specifiche). E c’è ben di più in arrivo: se Israele e il Kosova, pur strappando il cuore di altre nazioni, se la cavano sfidando il diritto internazionale, allora altri, pur senza osare calpestare la terra sacra altrui ma con la prospettiva di uno o due veti, si stanno già facendo avanti.
Non che il diritto internazionale sia perfetto. Il veto, sia esso esercitato da Russia e Cina per proteggere la Serbia o dagli USA (34 volte) per proteggere Israele, o da qualunque degli altri “grandi” ivi comprese le piuttosto modeste Gran Bretagna e Francia, è una vergogna. Ma non è per questo che sovvertono il diritto. Il veto è, al momento, legge internazionale, ma nel caso del Kosovo quello non è il loro veto.
L’illegittima paralizzazione dell’ONU da parte USA-UE non rende illegittima l’indipendenza del Kosova, in quanto espressione di auto-determinazione. Ma ci può essere una via d’uscita, per quanto problematica: indipendenza di un Kosova federale, con amplissima autonomia per, grosso modo, tre cantoni serbi, una parziale autonomia per altre nazionalità, prevalentemente per gli albanesi; il tutto inserito in una confederazione ampliabile di Serbia e Kosova; con libero flusso di persone, idee e prodotti ovunque.
Oggi la Serbia respinge l’indipendenza e gli albanesi la federazione. Dopodomani, dopo varie sessioni negoziali, essi potrebbero considerare qualcosa del genere come un male di gran lunga minore.
Ma questa non era la strada percorribile da paesi con grossi interessi, che pensano che il potere sia diritto. Vergogna per loro!