Re: [pace] Previdenti - Re: BANDIERA - Aria pura



Cari amici, dopo aver pensato di dire  anch’io la mia nel dibattito aperto da Enrico Peyretti e aver buttato giù un intervento, avevo rinunciato ritenendo di non aver argomenti sufficientemente meditati da sottoporre alla vostra attenzione. E’ quello che penso ancora ma l’intervento così schietto, intrepido e ottimista di Tiziana mi invoglia a sottoporre comunque alle vostre critiche il testo che avevo scritto, scusandomi con chi vorrà leggerlo per la sua lunghezza (inversamente proporzionale, temo, al suo grado di chiarezza e rigore argomentativo).

Se  guardassimo alla vicenda del governo in Italia  da semplici cittadini e volessimo dare un giudizio su quello da poco caduto e quello che prevedibilmente gli succederà, non avrei dubbi a dare ragione ad Enrico: il male è meglio del peggio e quindi è giusto prendere posizione e far qualcosa in favore del primo (sì, del male). Ma se guardiamo alla vicenda con l'occhio del movimento, penso che dovremmo farci carico di dare un giudizio più complesso.

Nel tentarlo partirei dall'affermare senza esitazioni che:
1) il movimento ecopacifista nel suo insieme, cioè nella totalità delle sue innumerevoli realtà associative, nazionali e internazionali, rappresenti  “l’ultima migliore speranza” di fermare o rallentare la marcia che il mondo sembra aver intrapreso verso esiti negativi di incalcolabile autodistruttività;
2) se il movimento è questo, ed è convinto di esserlo, in ogni situazione in cui gli si presentino delle scelte (inclusa, a monte, quella di scegliere o non scegliere), esso dovrà calarla nel suo orizzonte strategico e porsi la domanda di quale sia la  scelta tattica capace di accrescere  la sua capacità di incidere sulla realtà (che oggi, ammettiamolo, è men che modesta) e di  incidervi realmente .
3) Posta così la questione, la scelta intanto non è più tra male e peggio,  bensì tra bene e meglio: nel  caso in  esame è meglio pronunciarsi e operare per il ritorno di un governo di centro sinistra (con o senza  Prodi) oppure no? In prima istanza parrebbe sensato rispondere sì, perché con tutti i suoi limiti, in   qualche misura, su certi temi almeno, esso ripete sbiaditamente, nei suoi programmi teorici, valori e fini del movimento; sembra insomma più incline a a)   lasciar spazio al  movimento perché faccia quello  che Gandhi a suo tempo sosteneva che il Congresso dovesse fare una volta ottenuta l’indipendenza: e cioé  "non prendere il potere ma dire la verità al potere”; b) prestare un ascolto meno distratto alla “verità” del movimento.
Bisogna però tener presente il prezzo che questi vantaggi comporterebbero.
Ne vedo almeno due : a)  pronunciarsi decisamente per il centrosinistra contro il centrodestra, fa correre il rischio di lasciar credere  alla gente (e un po' anche a noi stessi) che i “pannicelli caldi” che il primo propone a soluzione dei  grandi problemi del nostro tempo risolvano alcunché, quando nostro compito è prima di tutto quello  di convincere più gente possibile della necessità di mutamenti veramente “radicali” a livello italiano, europeo, mondiale; b) impegnarsi in qualche misura a sostenere il centrosinistra significherebbe sacrificare  forze e persone validissime  (penso a persone, rare, come Paolo Ferrero, che ho conosciuto, più giovane ma già temprato dalla sua adamantina “valdesità” [e, detto per inciso, restando senza parole a vedere anche lui  fatto bersaglio degli insulti scagliati da qualcuno di “noi” al governo di cui con vistosa sofferenza ha fatto parte]) allo  sforzo defatigante e forse vano di far coincidere ideali di movimento e prassi di governo distraendole dal dare il loro contributo  all’immenso lavoro che il movimento deve ancora compiere e che provo a riassumere (con lo  sgomento che mi assale ogni volta che lo faccio).
Lavoro di:
I) elaborazione teorica (siamo, credo, in gran maggioranza convinti della scelta della decrescita, come  condizione di un presente migliore per noi e di un futuro semplicemente  possibile per le  generazioni a venire, e fanno molto bene quei gruppi che hanno cominciato a porre questo obbiettivo come prioritario. Ma ci rendiamo conto di quale immenso lavoro teorico si richieda per concepire un’economia locale, nazionale, mondiale totalmente altra da quella presente, e quali vie occorra percorrere per giungere ad essa destrutturando quella esistente? E ancora: ci rendiamo conto della necessità di pensare a istituzioni che, su questioni irresolubili a livello nazionale – disarmo nucleare,  mutamento climatico, povertà e fame che costa la vita di 26 000 bambini al giorno, guerra asimmetrica” contro il terrorismo internazione, incontrollabilità del potere economico delle grandi corporations, crollo verticale del potere d’acquisto e del tenore di vita delle classi operaia e media del nord del mondo, in presenza d’un mercato mondiale in cui un quarto della manodopera mondiale è cinese è pagata con salari di fame ? E’ pensabile, auspicabile, possibile riformare in senso democratico e federale l'UE e le Nazioni Unite?);

II) messa in opera di forme di organizzazione a tutti i livelli, in forza del principio di sussidiarietà,  in grado di fornire  canali democratici di consultazione, deliberazione, esecuzione coordinata delle   iniziative decise democraticamemte dal movimento (quando ci applicheremo a fare della “rete” non un “cyber-café” ma un agorà infra-nazionale, nazionale, sovranazionale dove ordinatamente si discute, democraticamente si delibera, efficacemente si coordinano le azioni deliberate?);

III) optare per scelte di con cui rendere testimonianza a partire da noi stessi che “un altro mondo è  possibile” (proponendo ad esempio e adottando per primi, l’impronta ecologica, come parametro atto a misurare di quanto debbano decrescere i consumi del nord del mondo - i nostri - e crescere quelli del sud per assicurare con spirito di uguaglianza, questo sì di sinsitra, la salvaguardia dell’ecosistema terrestyre e la sua fruizione alle generazioni future?);

IV) decidere quali strategie  di sensibilizzazione adottare per  realizzare nientedi meno che  un’egemonia culturale, ovvero un potere nonviolento, del movimento nei confronti delle opinioni  pubbliche delle metropoli del mondo e forti di esso con quali campagne di tipo gandhiano ottenere che davvero il potere non possa fare a meno di ascoltare la verità del movimento;

Sono queste, a mio avviso,  le domande  su cui dovremmo impegnare tutto il  tempo disponibile per trovare risposte,  non su  quella se e quanto il governo Prodi sia di sinistra. Solo se le stupidaggini  profferite da Berlusconi e Bossi - su nuove marce su Roma e ricorsi alle armi-  si traducessero in un reale e serio pericolo per la democrazia giudicherei necessario tornare a prestare attenzione al teatrino della micropolitica italiana. Ma già il supporlo  – supporre che per una volta ci sia qualcosa di serio in quel che essi dicono – mi sembra una perdita di tempo.

Concludo. Molti sicuramente  obbietteranno che pensare e credere alle idee che sommariamente vi ho esposto sia una perdita di tempo ancora maggiore, che non  quella di occuparsi di “veltrusconi”. Può darsi, ma resto convinto che quelle sono le cose su cui, à la Pascal, conviene scommettere. E, per farci coraggio,  fidandosi di ciò che sentenziò un filosofo: “Se debbo, posso”. Ossia: se la “legge morale che è in me” mi prescrive come categorico un obbiettivo, bisogna pure che, oltre che doveroso, quell'obbiettivo  sia anche possibile.
Sennò che c... di legge morale sarebbe?
Ciao a tutti e in particolare a Titti ,
Giuliano, Centro Studi D.Sereno Regis, Torino
 
 

titti wrote:

Ciao a tutti,
Scusate l'errore: "dita puntate" è la dicitura corretta! E' che avevo messo un'altra parola prima ed è rimasta una svista!
La delusione è legittima quando credi, hai fiducia, speri e soprattutto quando ti rendi conto di aver sovrastimato qualcosa o qualcuno! ma "sovrastimare" è un errore che commettiamo noi stessi e pertanto dobbiamo perdonarci ... senza farci fermare!
Oltre, andiamo oltre e costruiamo! Costruiamo nel nostro quotidiano, a casa, con gli amici, sul posto di lavoro e di divertimento: diamo un esempio di vita diverso, proponiamo un altra visione delle brutture e facciamo qualcosa senza lamentarci, il cammino della vera non violenza è veramente difficile ed impervio, il cammino per la pace  lo è ancora di più! Se siamo in tanti ad agire ogni nostro attimo con la certezza che ce la faremo e che la nostra forza è il coraggio del cuore, saremo sempre, esponenzialmente di più e diventeremo lo Tsunami per un mondo migliore.
Sosteniamoci quando siamo delusi e quando qualcuno è lì lì per mollare, incoraggiamoci ad andare avanti,  cerchiamo insieme nuove strade da percorrere, creiamo nuovi modi ... a proposito di Gandhi, lui guidò una marcia in riva al mare per dimostrare che il sale è a disposizione di tutti ... risultato: gli Inglesi tolsero la tassa sul sale!

Una stretta di mano a tutti
Tiziana
 
 



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