VITE DA PRECARI, MORTI DA LAVORO





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Subject: VITE DA PRECARI, MORTI DA LAVORO.
Date: Thu, 13 Dec 2007 17:58:59 +0100
From: elisabettapiccolotti at tiscali.it <elisabettapiccolotti at tiscali.it>
To: elisabetta at giovanicomunisti.it


VITE DA PRECARI, MORTI DA LAVORO.

Mobilitazione in 40 città sotto le sedi di Confindustria.


Ancora una volta, 4 ragazzi, 4 operai morti in una tragedia sul  
lavoro. I 4 della ThyssenKroup si aggiungono ad altre migliaia di  
uomini e donne, vittime di una battaglia dura e difficile, quella nel  
luogo di lavoro. Sono quasi mille le lavoratrici ed i lavoratori che  
dal 1 gennaio ad oggi sono morti perché le imprese non hanno  
rispettato le norme di sicurezza, perché gli ispettori hanno deciso  
colpevolmente di chiudere un occhio, perché uomini e donne sono stati  
ricattati perché precari o in nero e costretti a lavorare in  
condizioni di pericolo.
Ognuno che viene ucciso, è una parte dei diritti di tutti e tutte noi  
che se ne vanno. La democrazia, quando anche la vita è a rischio, nel  
silenzio di una solitudine, non esiste più. Un grido di dolore, di  
indignazione, di solidarietà deve farsi lotta collettiva. Possiamo  
farlo, vogliamo dire basta.
Sappiamo riconoscere le responsabilità, gli operai di Torino le hanno  
denuciate, noi vogliamo farlo con loro.
La prima quelle di molte imprese che in questo paese rincorrono il  
profitto ad ogni costo, anche al costo della vita dei propri  
lavoratori, che continuano a chiedere risorse ad ogni finanziaria, che  
non spendono per garantire sicurezza e fare prevenzione, che sfruttano  
lavoratori e lavoratrici. Si apre un baratro se la ThyssenKroup può  
permettersi di chiedere, dopo una tragedia così, che l’industria  
riapra, che gli operai tornino in fabbrica, che i profitti continuino  
a crescere. ‘Portafoglio pieno e senza cuore’, ha ragione il padre di  
Bruno Santino. Ogni imprenditore nella cui impresa si verifica un  
incidente sul lavoro per negligenza nella garanzia delle norme di  
sicurezza, è per noi il responsabile morale e penale della morti  
bianche. Omicidi dunque che hanno dei mandanti e degli assassini, lo  
Stato italiano non può non perseguirli.
E ancora altre numerose responsabilità. Il governo che ha varato norme  
severe ma che poco o nulla ha fatto perché queste fossero rispettate.  
Il parlamento che chiude gli occhi di fronte alla precarietà e al  
ricatto che l’accompagna, che fa mostra di non vedere quando il tempo  
di lavoro invade l’intero tempo della vita, quando precari e precarie  
fanno lavori massacranti, pericolosi, con orari indecenti per un paese  
civile, accanto a macchine di morte: chi non fa nulla quando il lavoro  
diventa una moderna schiavitù porta con sé una responsabilità politica  
imperdonabile e inaccettabile. Pacchetto Treu, legge 30, l’ultima  
colpevole beffa con il protocollo sul welfare, dove si è impedito di  
fare passi in avanti sostanziali, firmato anche da tutte le parti  
sociali. Che si può dire ora della detassazione degli straordinari?  
Che si può dire di chi continua a negare un’organizzazione del lavoro  
democratica? Che si può dire di chi pensa che va impedita  
l’organizzazione del conflitto sociale dentro e fuori il lavoro?
Confidustria intanto ha continuato a ripetere negli ultimi mesi una  
sfacciata litania: ‘guadagna di più chi lavora di più’. Noi sappiamo  
invece che ‘vive di meno chi lavora di più’, l’abbiamo sempre saputo,  
lo sappiamo ora con il dolore di quei quattro ragazzi morti nel cuore,  
con altre 3 vite appese ad un filo, lo sappiamo anche con le storie di  
chi continua a vivere con stipendi da fame, nell’ansia di un lavoro  
precario dietro l’altro, di una collaborazione a progetto sopra  
l’altra. Di chi lotta per una formazione, nella scuola e  
nell’università, che non sia pensata in funzione del mercato del  
lavoro, per la produzione di profitto. Per questo è prioritaria la  
riscrittura totale dell’attuale rapporto tra il mondo del lavoro e la  
formazione.
Migliaia sono le studentesse e gli studenti in stage, sfruttati e  
senza diritti, inseriti nei cilcli produttivi per garantire alle  
imprese manodopera a costo zero.
E’ prioritario, quindi, che il governo accolga la nostra proposta di  
statuto dei diritti per gli studenti in stage, mettendo fine ad  
un’altra anomalia italiana, inedita in Europa.
Sono troppi i luoghi dove il tempo di lavoro diventa solo l’incubo  
dello sfruttamento e la vita, così, poco a poco scompare perché  
scompare il futuro e il presente diventa solo un soffrire per pagare  
l’affitto.
Sentiamo un legame tra noi e quegli operai che gridavano la propria  
rabbia al corteo di Torino.
Manifesteremo venerdì 14 dicembre, in coincidenza delle due ore di  
sciopero nazionale indette dai sindacati dei metalmeccanici, davanti a  
tutte le sedi di quella Confindustria che ci vorrebbe tutti e tutte  
invisibili. Il Governo faccia subito ciò che deve, investa risorse in  
questa finanziaria perché le norme sulla sicurezza siano rispettate,  
prenda provvedimento per diminuire l’orario di lavoro giornaliero,  
intervenga per una chiusura dei contratti nazionali favorevole ai  
lavoratori, cancelli le leggi che producono precarietà, costruisca un  
welfare innovativo che sottragga tutti e tutte dal ricatto e  
dall’insicurezza.
Noi non staremo ad aspettare, il futuro è ciò che chiedono indietro  
gli operai di Torino, ciò che anche noi vogliamo riprenderci!

Aderenti:
UDS, UDU Roma/Bari/Napoli/Lecce/Siena, StudentSx, Resistenza  
Studentesca, FGCI, Giovani Comunisti, Giovani Verdi, Giovani Sinistra  
Democratica, Action, Associazione Movimenti, Riva Sinistra,  
Leoncavallo, Liberatorio Politico, Comitato Anticamorra Napoli,  
Coordinamento Studentesco Bari, Collettivo Destabillizate/i Bari,  
Collettivo Lettere e Filosofia Bari, Rete Studenti Salerno, Accademia  
di Belle Arti Occupata di Roma, Ass. 8minuti

Artisti: Ascanio Celestini, Daniele Silvestri, Uderico Pesce, Radici  
nel Cemento, Andrea Rivera, Acustimantico


info: +39 334 6946474