Menapace e C.



Menapace e C.

Su ‘il manifesto’ del 22 novembre 2007, Lidia Menapace – senatrice di Rifondazione – risponde a un precedente appello nel quale Alex Zanotelli criticava la politica di guerra e le spese aggiuntive per armamenti finanziate dal Governo di centrosinistra.

Premesso il rispetto per la storia personale di Menapace e C., nella disgrazia dei giorni d’oggi, un passaggio della senatrice è eloquente: “Come si vede tutto ci rimanda alla questione fondamentale: chi giudica negative, immorali, vergognose le nostre posizioni, ci chiede di far cadere il governo? E allora lo dica chiaro e ci spieghi anche che tipo di appoggio ci darebbe e con quali argomenti in seguito”.

Cioè - se ben comprendo - noi dobbiamo dare gli argomenti a lei che è senatrice eletta e dobbiamo assicurarle il futuro? Non sarebbe stato forse meglio che questi deputati restassero ancora per un po’ a casa, a leggere e studiare? 
 
In due parole, la logica di Menapace e C. è che poiché siamo piccoli, bisogna votare come i grandi (partiti). Al di là di tutto il resto, non c’è strategia più errata, perché come sanno anche i bambini così non si porta a casa né la faccia né il tesoro.

Questa lezione fa riflettere su alcune questioni: 
1) chiunque può andare in Parlamento, non c’è bisogno di sapere chi sia con le sue passioni, idee, valori e competenze (a tal proposito, sono eloquenti le espressioni di voto dell’ex professore Alberto Burgio di Rifondazione); 
2) i deputati della sinistra radicale ci hanno traditi perché fino al momento del voto non avevano mai detto che avrebbero votato a favore della guerra e delle nuove spese in armamenti, cacciando altresì nel rusco i loro stessi comportamenti e argomentazioni;
3) non spenderò più il mio tempo per ascoltare persone di tal fatta che vanno là dove li porta il vento;
4) sarebbe utile stabilire delle turnazioni per i deputati della sinistra radicale, così almeno si potrebbe condividere e godere in tanti di qualche mese di bella vita romana e magari - chissà - arrivare al ‘minimo’ pensionabile come parlamentari.

Insomma, l’unica argomentazione della Menapace è che si sente legata al patto con il Governo, altrimenti lo si fa cadere. Ciò vuol dire – in modo sottaciuto – che di fatto si sente slegata da chi il 6 aprile 2006 ha votato lei e il suo partito, credendo alle parole in precedenza diffuse in giro per l’Italia. 

Oggi lo stiamo vivendo: la sinistra radicale con il voto a favore di questo Governo arreca danni nel contempo sia al Movimento contro la guerra che a tutte le persone. Il futuro lo confermerà.

23/11/7 – Leopoldo Bruno