Fwd: La Somalia va verso la catastrofe umanitaria




La Somalia va verso la catastrofe umanitaria, avverte la Caritas locale

BAIDOA, venerdì, 16 novembre 2007 (ZENIT.org).- “La Somalia sembra muoversi inestricabilmente verso una catastrofe umanitaria”. E’ la triste constatazione di Davide Bernocchi, direttore esecutivo di Caritas Somalia, che in una lettera ricevuta da ZENIT spiega la difficilissima situazione che sta attraversando il Paese del Corno d’Africa.

“Decine di migliaia di persone stanno attualmente fuggendo dalla violenza nella capitale Mogadiscio”, ha scritto. “Dall’inizio dell’anno oltre 400.000 persone hanno già lasciato la capitale”, mentre “più di 1,5 milioni sopravvivono grazie all’aiuto straniero”.

“Si sono rifugiati in zone nelle quali si sono già riversate migliaia di sfollati, in comunità la cui capacità di accoglienza è al limite e in aree in cui l’accesso alle agenzie umanitarie è ridotto o inesistente”, ricorda Bernocchi, sottolineando che “le cifre sono così elevate da diventare senza senso”.

Il direttore esecutivo di Caritas Somalia ha ricordato che altre agenzie hanno emesso recentemente dichiarazioni “testimoniando gli orrori provocati dagli scontri scoppiati nella capitale somala dopo l’arrivo delle nuove truppe dall’Etiopia”.

“Ciò che è perfino più tragico” in tutta questa situazione è che “non si sta compiendo alcuno sforzo politico visibile per risolvere il conflitto – ha denunciato Bernocchi –: solo armi!”.

Quanto alla comunità, internazionale, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha affermato che l’invio delle forze di peacekeeping in Somalia è “irrealistico”.

Quaranta ONG, inclusa Caritas Somalia, hanno sottoscritto una dichiarazione chiamando all’azione. Nel documento si afferma che la comunità internazionale e tutte le parti del conflitto hanno la responsabilità di evitare la catastrofe.

Secondo Bernocchi, “è molto frustrante perché la situazione di sicurezza è pessima, e le agenzie non possono aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno. Gli ostacoli non derivano solo dalla situazione di guerra, ma anche dall’atteggiamento predatore di coloro per i quali gli sfollati sono un affare lucroso o niente del tutto”.

“Stiamo facendo del nostro meglio per bilanciare l’imperativo umanitario con l’assoluta necessità di mantenere un basso profilo – ha aggiunto –. Sostenuti dai CRS [Catholic Relief Services, ndt.] e dalla Caritas Italiana, stiamo agendo soprattutto attraverso partner che operano nelle zone vicine a Mogadiscio, tra cui l’Islamic Relief, che sosteniamo insieme al CAFOD [Catholic Agency for Overseas Development, ndt.]: un bell’esempio di dialogo interreligioso nell’azione, in un contesto in cui il contrasto è la norma”.

Bernocchi ha riferito che, parlando della tragedia che si sta consumando a Mogadiscio, Giorgio Bertin – Vescovo di Gibuti e amministratore apostolico della capitale somala – ha detto che “le varie crisi dell’Africa orientale hanno almeno due elementi comuni: da un lato l’estremismo che usa in modo scorretto la religione per perseguire scopi politici, dall’altro il tentativo di controllare le risorse naturali da parte dei poteri stranieri”.

“Non possiamo accantonare semplicemente la Somalia come un caso senza speranza – ha denunciato Bernocchi –. I Paesi ricchi industrializzati, soprattutto, condividono la responsabilità di ciò che sta accadendo qui”.

“Carissimi amici della Caritas e non solo, preghiamo per la gente intrappolata a Mogadiscio e per la pace in questo Paese, che non è altro che uno specchio delle logiche di questo mondo”, conclude.


Testo originale:

http://www.caritas.org/jumpNews.asp?idLang=3dENG&idChannel=3d3&idUser=3d0&idNews=3d5349