Libano: aggiornamento da campo di Beddawi e raccolta fondi



Tripoli, 26/05/2007

Siamo a Beddawi, il campo situato vicino a Tripoli. E' uno dei 12 campi profughi palestinesi in cui vivono più di 12.000 rifugiati dal 1948.
Le strade sono affollatissime, si fatica a camminare tra la folla e la lunga coda dei camion supercarichi.
Non e’ ne’ una giornata di festa ne’ e’ in corso una manifestazione, da qualche giorno il campo vive una evento straordinario:
3.600 famiglie, circa 15.000 persone residenti nell’altro campo vicino, Nahr al-Bared, 40.000 abitanti, si sono trasferiti qui,
scappati dal fuoco incrociato tra l’esercito libanese e la fazione ultra fondamentalista di Fatah al-Islam.
Cosi’ il campo e’ caduto in una vera situazione d’emergenza.
La situazione e’ di estrema gravita’, le condizioni del campo, gia’ precarie di per se’, sono peggiorate in maniera sensibile.
Se non fosse per la grande solidarieta’, che ha sempre caratterizzato il popolo palestinese durante i momenti difficili della sua storia,
gli sfollati non avrebbero trovato dove andare.
Si sono aperte tutte le case e tutte le strutture disponibili:
scuole, moschee, costruzioni ancora non finite e ogni altra cosa che si poteva
usare per offrire un tetto.
La vita quotidiana si e’ stravolta di colpo.
I bambini corrono, arrampicandosi dovunque, senza un attimo di pace.
La mancanza di spazio vitale e’ evidente. Le madri lavorano intensamente, pregando.
Gli uomini, nervosi, impazienti e impotenti, cercano di capire come possono venire fuori da questa matassa.
Le strutture sanitarie, gia’ insufficienti, sono affollatissime.
I 5 medici dell’ospedale dell’UNRWA lavorano senza sosta.
La dottoressa Maliki ci liquida frettolosamente, sorridendo, non sono tempi per le chiacchiere questi, i pazienti aspettano.
Issa Hamdan, il responsabile del comitato d’emergenza del campo sorride amaramente:
“Sembra una cospirazione contro noi palestinesi”, fissa il quadro della spianata della Moschea di Gerusalemme,
alza la voce: “nessuno, di questa gente, ha avuto il tempo sufficiente per portare con se’ lo stretto necessario.
Mancano vestiti, coperte, latte, medicinali, antibiotici, pannolini e altre mille cose; facciamo tutto
ciò che è nelle nostre possibilità, ed è poco, con i mezzi a disposizione, ma non basta”.
Gli chiediamo che cosa sta facendo l'UNRWA, l’agenzia dell’Onu che deve assistere i profughi.
La risposta e’ secca e sorprendente: “Statistiche! Stanno registrando il numero delle persone”.
Siamo increduli dopo 5 giorni dall’inizio dello stato di emergenza!!!
Issa sorride: “No, non solo statistiche...oggi sono arrivati i materassi”.
Allora come vive questa gente? Da chi è stata assistita?
Issa ci prende per mano, conducendoci nelle stradine del campo.
Entriamo in una moschea: i rifiuti giacciono vicino all’ingresso dove giocano una trentina di bambini di varie eta’.
L’interno e’ stato organizzato come un dormitorio.
Da una parte sono ammassati disordinatamente vari oggetti, le madri accudiscono i neonati.
Entriamo nella scuola dell’UNRWA, nell' aula B/1 dormono 36 famiglie.
Increduli ci facciamo ripetere il numero.
I volontari distribuiscono le razioni di cibo confezionato in buste.
Sono gli aiuti umanitari inviati da:
Qatar, Emirati Arabi e Consiglio Supremo Islamico.
Tutto sembra surreale. Le foto storiche di grandi esodi riprendono vita in un piccolo campo senza tempo.
Incontro Khaled Yamani, il responsabile del Centro per giovani del campo, mi fissa negli occhi:
“Non abbiamo bisogno di cibo o altro, stanno arrivando dai paesi arabi. Abbiamo bisogno del vostro appoggio politico”.
Rimangono ancora migliaia di persone nel campo Nahr al-Bared, quasi la meta’ della popolazione.
Il governo libanese, che ha ricevuto dagli americani nuove armi per il combattimento notturno,
promette ferro e fuoco contro le milizie di Fatah al-Islam e, queste ultime, minacciano
di compiere azioni terroristiche attraverso le loro cellule dormienti in tutto il Libano.
Ma chi sono questi Fatah al-Islam? Quanti sono? Che vogliono?
“Sono arrivati, qualche mese fa qui nel campo di Beddawi, solo pochi di loro sono palestinesi della Giordania.
Noi non li abbiamo accolti, si sono spostati tra il mare e il campo Nahr al-Bared, sono 180 persone” ci risponde Issa.
E dopo, fa un lungo ragionamento che ha il significato di una congiura contro i palestinesi.
E’ paradossale che nessuno sembri considerare fino in fondo il grave rischio che corrono i civili palestinesi intrappolati nel campo Nahr al-Bared.
Per il momento, a parte dichiarazioni timide, la comunita’ internazionale sta a guardare.
I governi si lavano le mani, affidando l'assistenza degli sfollati, alle agenzie delle Nazioni Unite.
Sembra che nessuno si accorga che sul resto della popolazione del campo Nahr al-Bared incombe una tragedia.
Oltre gli aiuti umanitari, occorre un’azione politica che fermi questa follia che sta mettendo in grave rischio l’incolumita’ di migliaia di civili inermi.
Bisogna fermarli, prima di ritrovarci a piangere per un' altra carneficina di innocenti.

“Beit Atfal Assomoud” (The National Institution of Social Care and Training ), associazione palestinese che lavora nei campi profughi
ha lanciato l’appello che riportiamo qui sotto.
Siamo convinti che insieme possiamo alleviare le sofferenze di questi civili innocenti, ancora una volta profughi,
ancora una volta vittime di un conflitto per loro non comprensibile e di certo non cercato.

Associazione per la Pace - Libano
www.assopace.org


Appello:

"Cari amici,
Il campo di Beddawi è ora la nuova casa che dà rifugio a più di 3.600 famiglie che provengono da Naher al-Bared.
Altre 1.000 famiglie sono sparse fra Tripoli e le zone circostanti.
Come al solito ci rivolgiamo a voi per essere aiutati a sostenere queste persone nelle loro necessità quotidiane.
UNRWA è il fornitore principale di cibo ed altre organizzazioni forniscono medicinali ed altri beni.
I profughi hanno abbandonato le proprie case senza prendere con se neanche i vestiti ed è ovvio che, ogni famiglia è in grande necessità di ogni tipo di bene materiale.
A ciascuna famiglia sono stati consegnati 100 dollari, un piccolo contributo per restituirgli un minimo di dignità.
Dall'altro canto, c'è una situazione fortemente traumatica in cui molti, anche nel nostro staff, sono ancora sotto shock; serve quindi un sostegno psicologico.
Gli psicologi e gli psichiatri che lavoravano nel campo di Naher al-Bared stanno intensificando il loro lavoro al campo di Beddawi per aiutare queste famiglie che si sono spostate. Il Centro di Beddawi farà attività speciali per i bambini per rassicurarli e allentare la pressione sui genitori che si sono trovati, all'improvviso, sradicati dalle loro case per iniziare una vita, senza casa, in una situazione estremamente difficile e con una soluzione politica incerta.
Iniziamo una campagna per raccogliere i fondi necessari e distribuirli il prima possibile.
Il primo obiettivo è raccogliere 3.300 dollari (100 dollari per 3.300 famiglie), su questo abbiamo bisogno urgentemente del vostro aiuto."

Beit Atfal Assomoud
Campo profughi di Beddawi - Tripoli

Per contribuire:
Conto corrente postale n. 13683909
Intestato a Cooperazione Internazionale Sud-Sud -CISS
via Noto n.12, 90141 Palermo.
ABI 0760, CAB 04600, CIN P.
Coordinate nazionali: P 07601 04600 000013683909
Coordinate internazionali: IT51P 07601 04600 000013683909
SWIFT: BPPIITRXXX.

In entrambi i casi la causale da indicare è "Pro Campo Profughi Beddawi" o "Pro Beddawi".