258° ora in silenzio per la pace



Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti

Domani 25 aprile dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di
Genova,258° ora in silenzio per la pace.
Verrà distribuito il volantino incollato di seguito; ed uno striscione
chiederà la liberazione del cooperante di Emergency Rahmatullah Hanefi

25 aprile

Anche oggi, 25 aprile, siamo in piazza per la pace . É la 258° volta che
occupiamo i gradini di quello che nel 2001 è stato il palazzo dell’incontro
degli 8 "grandi" della terra per ribadire il nostro NO intransigente a
tutte le guerre, in particolare modo a quelle che vedono l’Italia
direttamente coinvolta.

In primo luogo la guerra in Afghanistan: un vergognoso massacro iniziato
con il pretesto della caccia a Bin Laden e proseguito con le ciance del
"ritorno della democrazia" e del "ruolo internazionale dell’Italia".

Poi le guerre combattute con armi italiane, esportate in mezzo mondo, anche
a paesi non rispettosi dei diritti umani; prima Ciampi poi Prodi hanno
auspicato a fine dell’embargo per poterle vendere anche alla Cina.

E contro la sottrazione di denaro ad impieghi civili per aumentare le spese
militari, che nella finanziaria del centro sinistra sono cresciute anche
rispetto alle finanziarie di Berlusconi.

Da pacifisti e nonviolenti "ripudiamo la guerra" come recita la anche
costituzione italiana: ma ricordiamo con rispetto i combattenti partigiani
che scelsero, come lo stesso Gandhi indicava, di ribellarsi con le armi
piuttosto che accettare l’oppressione e l’ingiustizia.

E crediamo doveroso verso di loro ricordare che:

- Nella sconfitta del nazifascismo ebbero un importante ruolo gli eserciti
alleati: statunitensi, inglesi e sovietici. Ma sarebbe un’imperdonabile
falsità storica non ricordare il ruolo della lotta di popolo e della lotta
partigiana, armata e disarmata, in tutti gli stati europei oppressi .

- Le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale si attribuirono al
termine del conflitto il ruolo di arbitri della politica internazionale,
costituendo quel "consiglio di sicurezza" che, riconoscendo il potere di
veto a cinque sole nazioni rende l’ONU un organismo tutt’altro che
democratico e capace di prevenire e fermare i conflitti

- Le forze armate italiane attribuiscono oggi a se stesse un ruolo decisivo
nella lotta di liberazione. Ma i soldati italiani che parteciparono alla
lotta partigiana furono gli "obiettori" ante litteram che non ebbero
bisogno degli ordini del re in fuga per decidere da quale parte schierarsi.

- A più di sessant’anni dalla conclusione della seconda guerra mondiale il
territorio italiano è tuttora disseminato di basi militari statunitensi;
alcune di esse custodiscono armi nucleari nonostante che l’Italia abbia
aderito al trattato i non proliferazione e non possa possedere tali "armi
di distruzione di massa". L’Italia ha partecipato alla guerra in Iraq , sta
partecipando a quella in Afghanistan perché "siamo alleati degli Stati
Uniti". Questi alleati rispettano l’Italia al punto di rapire persone sul
nostro territorio (Abu Omar, Milano); tranciano impunemente i cavi delle
funivie quando giocano alla guerra e rifiutano di far comparire in giudizio
i marines responsabili della bravata (Cermis); esigono ed ottengono fette
di territorio nazionale per ampliare le proprie basi militari (Vicenza).
Siamo certi che questa alleanza sia un bene per l’Italia? E che sia
moralmente accettabile?

Siamo certi che i partigiani che il 24 aprile (non il 25, come è noto)
liberarono da soli Genova sognassero una repubblica "fondata sul lavoro"
(non la capitale europea degli incidenti lavorativi); dove la "sovranità
appartiene al popolo" e che "ripudia la guerra". Una repubblica che non
siamo ancora stati capaci di costruire.