intervento parlamentare On. Deiana su base Vicenza



<http://www.camera.it/chiosco.asp?position=Deputati\La%20Scheda%20Personale&cp=1&content=deputati/Composizione/leg15/NuoveSchede.asp?IdPersona=300478>ELETTRA
DEIANA.
 Signor Presidente, signor ministro, non si può che esprimere un giudizio
nettamente negativo sulla scelta che il suo Governo, il nostro Governo, ha
fatto per Vicenza. L'abbiamo già espresso ripetutamente in molte sedi e lo
confermo in quest'aula anche alla luce dell'informazione che lei ha voluto
fare a nome del Governo.
È del tutto inadeguata la sua informazione, sia sul piano della trasparenza
rispetto a come siano andati effettivamente i fatti e su quali vincoli
reali vi siano in questa decisione, sia sul piano della responsabilità
politica. Infatti, non si possono liquidare i dissensi e le manifestazioni
di Vicenza come qualcosa a latere, qualcosa su cui si può esprimere un
giudizio paternalistico.
Vorrei anche dire, con molta nettezza (e mi riferisco alle considerazioni
che ha espresso la presidente Pinotti) che non si tratta di un ampliamento
della base già esistente, ma di un'altra base, signor ministro (lei lo sa
benissimo), allocata a cinque chilometri da Ederle, che entrerà in malefica
sinergia con la prima, nelle imprese di guerra degli Stati Uniti d'America.
Voglio ricordarle che a Ederle e da Ederle vanno e vengono i ragazzi
americani impegnati nella guerra in Iraq, da cui noi ci siamo
magnificamente sottratti.
La scelta, signor ministro, doveva e poteva essere diversa, a meno che non
vi siano rinegoziazioni segrete nel trattato di bilateralizzazione degli
accordi tra Stati Uniti ed Italia, protetti dal segreto militare. A meno
che non vi sia questo. Tuttavia, questo passaggio non si evince dalla sua
informativa.
Per molte ragioni la scelta sarebbe dovuta essere diversa, per due in
maniera stringente: la prima riguarda il rapporto tra il Governo
dell'Unione (il nostro Governo) e le popolazioni di quel territorio; la
seconda riguarda la negativa valenza strategica globale che il nuovo
insediamento statunitense a Vicenza assumerà nella più generale
ricollocazione delle forze militari del Pentagono in Europa. Di che
parliamo, altrimenti?
Il Presidente del Consiglio dei ministri, ad esempio, poteva risparmiarci
l'infelicissima battuta sulla questione urbanistica, così come il ministro
Rutelli, recatosi a parlare a settembre con il sindaco di Vicenza,
Hullweck, poteva evitare di dichiarare che si tratterebbe soltanto di
quattro palazzine in più rispetto a quelle che oggi sorgono nell'attuale
area di Ederle e che lui (il ministro Rutelli, Vicepresidente del
Consiglio) non vede proprio il pericolo che a Vicenza venga edificata la
più grande base statunitense in Europa. Peccato che la pensi assai
diversamente il


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generale James L. Jones, comandante della forza statunitense in Europa nel
2005, che davanti al Senato americano ebbe modo di spiegare in termini
assai diversi la valenza strategica che le autorità militari statunitensi
lucidamente attribuiscono all'aeroporto Dal Molin.
Le battute infelici e superficiali non sono casuali, signor ministro, né
significano che il Presidente del Consiglio e gli altri ministri competenti
non sappiano come stanno evidentemente le cose. Queste battute rimandano
alla prima questione cui ho fatto riferimento, ovvero al rapporto tra il
Governo e le popolazioni locali, innanzitutto, e a quello tra il Governo,
il suo elettorato e la sua maggioranza, rapporto - duole dirlo, signor
ministro - segnato dall'indifferenza e dalla poca attenzione, talvolta
anche dall'inganno. Voglio dirlo con molta chiarezza: un vulnus, con la
vostra decisione, è stato inferto al rapporto tra governanti e governati,
rapporto che nel programma dell'Unione (ci facciamo spesso riferimento
perché per noi si tratta di un punto importante per la tenuta di questo
Governo e di questa maggioranza) avrebbe dovuto ispirarsi - e si deve
ispirare - a criteri, modalità e pratiche di relazione tutto affatto
differenti. Noi pensiamo che un punto dirimente e vincolante del programma
sia proprio quello che stabilisce chiaramente un nuovo modo di pensare e
costruire le relazioni con i territori, che è un modo anche per avviare - e
su questo troppo poco si insiste e si dialoga - una nuova idea ed una nuova
pratica della politica, capace di farci uscire dall'autoreferenzialità
separata ed autistica, dall'amministrativismo senz'anima, che così
gravemente segnano la politica prevalente oggi in questo Paese da tutte le
parti, purtroppo anche dalla nostra.
Si tratta dunque di un punto del programma che noi riteniamo dirimente,
ovvero dell'obbligo per il Governo di non scontrarsi con le popolazioni
locali quando si tratta di fare scelte che hanno un impatto rilevante su
un'area e che vengono percepite negativamente da chi in quel territorio
vive, lavora e costruisce un futuro per i propri figli. La sovranità
territoriale è un grande apporto dei processi di liberazione ed
emancipazione umana che noi rivendichiamo come punto alto e qualificante
per una nuova politica della trasformazione, come le molte e straordinarie
signore di Vicenza che hanno animato ed animano i comitati per il «No alla
base», perché non vogliono che la propria città - città d'arte dell'UNESCO,
ricca di inestimabili ricchezze artistiche ed architettoniche, già
assediata a pochi chilometri dall'altra base di Ederle - muoia soffocata da
una nuova colata di cemento militare quasi nel cuore pulsante della città.
Un gioco di rimpallo delle responsabilità tra sindaco e Governo di Roma è
stata la risposta data alla crescente mobilitazione della città, ognuno
nascondendosi dietro l'autorizzazione a procedere dell'altro e entrambi
accomunati, Governo nazionale e sindaco locale, dalla prevalente
preoccupazione di non scontentare l'alleato americano.
Anche lei ha dato prova di questa «sovradeterminazione». E così, avete
proceduto ignorando l'obbligo di ascoltare la gente, confrontarsi, trovare
modi incisivi di verifica della opinione di molti (come potrebbe essere e
dovrà essere un vero referendum), invece di fare un passo indietro, quando
più del 60 per cento della cittadinanza dichiara senza ombra di equivoci
che non vuole la base, e quasi l'80 per cento ritiene che sarebbe utile
comunque promuovere un referendum consultivo per assumere una decisione.
Noi chiediamo un passo indietro, signor ministro, chiediamo che una vera
consultazione popolare venga attivata, e comunque dichiariamo che siamo a
fianco della mobilitazione della città di Vicenza e, per tutto quello che
ci compete, che è nelle nostre possibilità, continueremo a chiedere che il
Governo receda dalla infausta decisione di dare l'autorizzazione alle forze
militari americane (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione
Comunista-Sinistra Europea e Verdi).