prime riflessioni da nairobi



Ci giunge da nairobi tale comunicazione e volentieri la inoltriamo a tutti....

Alcune note sparse e provvisorie dal Fsm 2007 di Nairobi

di Alessandro Reda

Concluso il quarto giorno del World Social Forum di Nairobi si può provare
a tirare alcune parziali somme. Questa parzialità è in primo luogo figlia
della struttura stessa dell'evento Forum. È illusorio pensare per chiunque
di poter raccontare questi giorni se non in una prospettiva personale, e
quindi vi è la possibilità di essere una voce all'interno di quello che per
poter affrontare la complessità stessa di quanto avvenuto non può che
essere un discorso collettivo ed una narrazione che prosegue nel tempo. In
grado di arricchire i punti di vista, sommare le esperienze e probabilmente
arrivare, non a comprendere, ma a rendere meno limitata la stessa
esperienza vissuta.
Con questa consapevolezza e sulla scorta delle precedenti occasioni abbiamo
mediato tra il partecipare il più possibile al clima complessivo del foro e
l'operare delle scelte nella straordinaria offerta di seminari e
possibilità di incontro, optando per partecipare in modo particolare alle
attività del Forum Mondiale delle Alternative.
La proposta si struttura di 4 conferenze che si sono tenute in tutti i
quattro giorni di attività del forum sociale mondiale e di 6 seminari per i
primi tre giorni in cui erano previste attività autorganizzate. La parola
più ricorrente nei titoli di queste attività è lotta. La parola che emerge
più chiaramente dalla discussione è unità.
Le figure che hanno maggiormente ispirato questa operazione di costruzione
di senso e di proposta politica, fra gli altri Samir Amin, Francois
Houtart, Wim Dirckxxens e Walden Bello, parte da una consapevolezza che sia
necessaria superare la frammentazione che gli stessi movimenti sociali
continuano ad esprimere sia a livello globale, o meglio dei popoli, sia al
livello nazionale. Occorre intraprendere questo cammino, un processo che
ovviamente su scala planetaria sarà difficile e lungo, ma che è necessario
al fine di passare dalla fase, ormai di lunga durata, delle lotte di
resistenza al capitalismo e all'imperialismo, che sono ancora oggi la cifra
della globalizzazione neoliberista, alla fase in cui questa viene sconfitta
attraverso quelle che Samir Amin chiama ?avanzate rivoluzionarie?,
progressi in avanti che trasformano realmente le cose.
Le lotte e i movimenti più diversi hanno la necessità di confrontarsi con
una proposta alternativa nazionale, e in conseguenza internazionale,
portando alla nascita di ulteriori governi di natura progressista e
realmente democratica come accade ad esempio nel continente americano.
Questo non vuol dire ovviamente che i movimenti debbano unificarsi, ma che
debbono affrontare la questione nazionale nella sua complessità.
Confrontarsi con la necessità di divenire movimenti di popolo, ovvero
capaci di coinvolgere e attivare la stragrande maggioranza del proprio
paese su obiettivi condivisi e che pratichino metodicamente la
partecipazione e l'acquisizione ed estensione della democrazia e dei
diritti per tutte e tutti.
Quello che si sta concludendo è un forum difficoltoso e che rappresenta una
sfida per tutto il movimento contro la globalizzazione. In primo luogo,
diversamente dai precedenti, con scarsa o nulla ricaduta con la circostante
società keniota. Un corpo estraneo. Relativamente, poiché con il passare
dei giorni la presenza africana ha acquistato corpo e si è estesa anche
agli esclusi fra gli esclusi. La presenza delle associazioni religiose e
delle chiese nella sua pervasività entra in contatto e crea comunità anche
dove sembra apparire improbabile. Così dopo un primo giorno in cui la
presenza di giovani e bambini è incredibilmente all'opposto di quello che
si vede per le strade, ad ogni ora percorse a piedi da centinaia di persone
ovunque si posi lo sguardo, questi prendono possesso del forum, con una
presenza discreta ma che riporta nel recinto del forum quelle
contraddizioni che cosi evidentemente permeano la società keniota e
probabilmente subsahariana in generale. In questo modo si può assistere a
un vero e proprio ?esproprio proletario? (condotto nella più assoluta
eleganza e accompagnato dal grido inequivocabile di ?we want food?) fatto
mercoledì 24 gennaio ai danni di un bar interno al social forum che ha la
triplice colpa di praticare prezzi incomparabili rispetto alla reale
capacità di spesa della stragrande maggioranza dei kenioti, di essere
probabilmente il più visibile fra quelli presenti al forum e non da ultimo
di essere gestito dalla società dell'attuale ministro degli interni keniano.
Questo piccolo fatto serve a comprendere l'intreccio economico, i contratti
con ditte private, le relazioni con il governo che in qualche modo hanno
caratterizzato questi giorni. Ciò ha portato l'assemblea conclusiva dei
movimenti sociali ha prendere una chiara posizione contro la riproduzione
all'interno del recinto del social forum dell'economia di mercato nella sua
versione più deteriore ovvero con la mercificazione di tutto (a partire
dall'acqua anch'essa venduta a prezzi impossibili per i locali sia nella
versione più o meno calmierata controllata dal Forum, sia dalla
preponderante commercializzazione più o meno improvvisata fornita dai molti
kenioti attirati dall'evento di massa WSF) e la militarizzazione del
territorio esemplificata dal recinto e dalla presenza consistente (e
comunque discreta e distesa almeno per esperienza personale) delle forze di
polizia, e militari in generale.
La nota maggiormente dolente di un forum per molti versi entusiasmante e
che come scorta di esperienze ha pochi rivali. Una delle finalità del forum
è quello di ?tradurre? analisi, esperienze ecc. vale a dire creare seminari
e workshops per mettere a confronto attivisti e studiosi dei quattro angoli
del pianeta per discutere, approfondire, proporre. ?Tradurre? quindi non
solo le parole nei vari idiomi, altro aspetto della ricchezza racchiusa
nelle esistenze umane del pianeta stesso, nelle culture, nelle
antropologie, nei sentire diversi, ma anche cercare per quanto possibile di
rendersi intellegibili l'un l'altro, comprendersi. Arte politica,
filosofica, etica. Culturale nel senso pieno e vasto e ricco della parola.
Ma è mancato il primo gradino, il primo step: la traduzione linguistica e
questa è stata una carenza enorme.
Infine rimane l'esperienza straordinaria di Korogocho. Che dire. Se questi
sono esseri umani. Guardare il mondo da uno slum è l'esperienza limite. Non
per pochi nel pianeta. Già oggi sono un miliardo e mezzo circa gli esseri
umani spinti ad abbandonare le campagne e cercare fortuna nei mostri
contemporanei detti città o megalopoli. Se così si lasceranno le cose
andremmo incontro a un mondo ?bidonvillizzato? nel quale metà della
popolazione mondiale vivrà questa vita che non è vita. Abbiamo visto gli
occhi di questi bambini, di queste donne e dei pochi uomini. Intelligenza,
fame di istruzione, di una vita dignitosa, fame letterale. Una energia
pronta ad esplodere, ma gentile e rassegnata. Quanto fantasma di Frantz
Fanon in ogni dove. Quanto monito a noi. La Chiesa cattolica e le varie
chiese protestanti danno una risposta e un aiuto importanti. Senza la loro
presenza l'inferno sarebbe inferno e basta. Tuttavia: senza riforma
agraria, senza la soluzione dell'agricoltura di sussistenza famigliare di
contro all'agro business non c'è futuro. Frantz Fanon appunto. Eppoi
Lumumba. Eppoi... Black Mama Africa grazie.

--
L'Associazione Culturale Punto Rosso utilizza software Open Source in ambiente
Linux. Ringraziamo Maurizio Sibaud. Invitiamo tutti a sostenere i gruppi di
programmatori e sviluppatori e le Fondazioni del Software Libero anche con
donazioni.

Associazione Culturale Punto Rosso pr at puntorosso.it
Via Guglielmo Pepe 14 (angolo Via Carmagnola - MM2 Garibaldi)
20159 Milano - Italy
tel. e fax +39-02-874324 e 875045
www.puntorosso.it

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Ci giunge da nairobi tale comunicazione e volentieri la inoltriamo a tutti....

Alcune note sparse e provvisorie dal Fsm 2007 di Nairobi

di Alessandro Reda

Concluso il quarto giorno del World Social Forum di Nairobi si può provare
a tirare alcune parziali somme. Questa parzialità è in primo luogo figlia
della struttura stessa dell'evento Forum. È illusorio pensare per chiunque
di poter raccontare questi giorni se non in una prospettiva personale, e
quindi vi è la possibilità di essere una voce all'interno di quello che per
poter affrontare la complessità stessa di quanto avvenuto non può che
essere un discorso collettivo ed una narrazione che prosegue nel tempo. In
grado di arricchire i punti di vista, sommare le esperienze e probabilmente
arrivare,  non a comprendere, ma a rendere meno limitata la stessa
esperienza vissuta.
Con questa consapevolezza e sulla scorta delle precedenti occasioni abbiamo
mediato tra il partecipare il più possibile al clima complessivo del foro e
l'operare delle scelte nella straordinaria offerta di seminari e
possibilità di incontro, optando per partecipare in modo particolare alle
attività del Forum Mondiale delle Alternative.
La proposta si struttura di 4 conferenze che si sono tenute in tutti i
quattro giorni di attività del forum sociale mondiale e di 6 seminari per i
primi tre giorni in cui erano previste attività autorganizzate. La parola
più ricorrente nei titoli di queste attività è lotta. La parola che emerge
più chiaramente dalla discussione è unità.
Le figure che hanno maggiormente ispirato questa operazione di costruzione
di senso e di proposta politica, fra gli altri Samir Amin, Francois
Houtart, Wim Dirckxxens e Walden Bello, parte da una consapevolezza che sia
necessaria superare la frammentazione che gli stessi movimenti sociali
continuano ad esprimere sia a livello globale, o meglio dei popoli, sia al
livello nazionale. Occorre intraprendere questo cammino, un processo che
ovviamente su scala planetaria sarà difficile e lungo, ma che è necessario
al fine di passare dalla fase, ormai di lunga durata, delle lotte di
resistenza al capitalismo e all'imperialismo, che sono ancora oggi la cifra
della globalizzazione neoliberista, alla fase in cui questa viene sconfitta
attraverso quelle che Samir Amin chiama ?avanzate rivoluzionarie?,
progressi in avanti che trasformano realmente le cose.
Le lotte e i movimenti più diversi hanno la necessità di confrontarsi con
una proposta alternativa nazionale, e in conseguenza internazionale,
portando alla nascita di ulteriori governi di natura progressista e
realmente democratica come accade ad esempio nel continente americano.
Questo non vuol dire ovviamente che i movimenti debbano unificarsi, ma che
debbono affrontare la questione nazionale nella sua complessità.
Confrontarsi con la necessità di divenire movimenti di popolo, ovvero
capaci di coinvolgere e attivare la stragrande maggioranza del proprio
paese su obiettivi condivisi e che pratichino metodicamente la
partecipazione e l'acquisizione ed estensione della democrazia e dei
diritti per tutte e tutti.
Quello che si sta concludendo è un forum difficoltoso e che rappresenta una
sfida per tutto il movimento contro la globalizzazione. In primo luogo,
diversamente dai precedenti, con scarsa o nulla ricaduta con la circostante
società keniota. Un corpo estraneo. Relativamente, poiché con il passare
dei giorni la presenza africana ha acquistato corpo e si è estesa anche
agli esclusi fra gli esclusi. La presenza delle associazioni religiose e
delle chiese nella sua pervasività entra in contatto e crea comunità anche
dove sembra apparire improbabile. Così dopo un primo giorno in cui la
presenza di giovani e bambini è incredibilmente all'opposto di quello che
si vede per le strade, ad ogni ora percorse a piedi da centinaia di persone
ovunque si posi lo sguardo, questi prendono possesso del forum, con una
presenza discreta ma che riporta nel recinto del forum quelle
contraddizioni che cosi evidentemente permeano la società keniota e
probabilmente subsahariana in generale. In questo modo si può assistere a
un vero e proprio ?esproprio proletario? (condotto nella più assoluta
eleganza e accompagnato dal grido inequivocabile di ?we want food?) fatto
mercoledì 24 gennaio ai danni di un bar interno al social forum che ha la
triplice colpa di praticare prezzi incomparabili rispetto alla reale
capacità di spesa della stragrande maggioranza dei kenioti, di essere
probabilmente il più visibile fra quelli presenti al forum e non da ultimo
di essere gestito dalla società dell'attuale ministro degli interni keniano.
Questo piccolo fatto serve a comprendere l'intreccio economico, i contratti
con ditte private, le relazioni con il governo che in qualche modo hanno
caratterizzato questi giorni. Ciò ha portato l'assemblea conclusiva dei
movimenti sociali ha prendere una chiara posizione contro la riproduzione
all'interno del recinto del social forum dell'economia di mercato nella sua
versione più deteriore ovvero con la mercificazione di tutto (a partire
dall'acqua anch'essa venduta a prezzi impossibili per i locali sia nella
versione più o meno calmierata controllata dal Forum, sia dalla
preponderante commercializzazione più o meno improvvisata fornita dai molti
kenioti attirati dall'evento di massa WSF) e la militarizzazione del
territorio esemplificata dal recinto e dalla presenza consistente (e
comunque discreta e distesa almeno per esperienza personale) delle forze di
polizia, e militari in generale.
La nota maggiormente dolente di un forum per molti versi entusiasmante e
che come scorta di esperienze ha pochi rivali. Una delle finalità del forum
è quello di ?tradurre? analisi, esperienze ecc. vale a dire creare seminari
e workshops per mettere a confronto attivisti e studiosi dei quattro angoli
del pianeta per discutere, approfondire, proporre. ?Tradurre? quindi non
solo le parole nei vari idiomi, altro aspetto della ricchezza racchiusa
nelle esistenze umane del pianeta stesso, nelle culture, nelle
antropologie, nei sentire diversi, ma anche cercare per quanto possibile di
rendersi intellegibili l'un l'altro, comprendersi. Arte politica,
filosofica, etica. Culturale nel senso pieno e vasto e ricco della parola.
Ma è mancato il primo gradino, il primo step: la traduzione linguistica e
questa è stata una carenza enorme.
Infine rimane l'esperienza straordinaria di Korogocho. Che dire. Se questi
sono esseri umani. Guardare il mondo da uno slum è l'esperienza limite. Non
per pochi nel pianeta. Già oggi sono un  miliardo e mezzo circa gli esseri
umani spinti ad abbandonare le campagne e cercare fortuna nei mostri
contemporanei detti città o megalopoli. Se così si lasceranno le cose
andremmo incontro a un mondo ?bidonvillizzato? nel quale metà della
popolazione mondiale vivrà questa vita che non è vita. Abbiamo visto gli
occhi di questi bambini, di queste donne e dei pochi uomini. Intelligenza,
fame di istruzione, di una vita dignitosa, fame letterale. Una energia
pronta ad esplodere, ma gentile e rassegnata. Quanto fantasma di Frantz
Fanon in ogni dove. Quanto monito a noi. La Chiesa cattolica e le varie
chiese protestanti danno una risposta e un aiuto importanti. Senza la loro
presenza l'inferno sarebbe inferno e basta. Tuttavia: senza riforma
agraria, senza la soluzione dell'agricoltura di sussistenza famigliare di
contro all'agro business non c'è futuro. Frantz Fanon appunto. Eppoi
Lumumba. Eppoi... Black Mama Africa grazie.

--
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