4 novembre a Cagliari



 
 
Dall'amico Antonello Repetto, ricevo la proposta di contromanifestazione, per il 4 novembre.
Sotto, un mio commento.
 
Saluti
 
Sandro Martis
 
 


 
4 NOVEMBRE, NON FESTA MA LUTTO!
 
Il 4 Novembre, festa delle forze armate, diamoci un appuntamento di fronte a tutte le caserme d'Italia, per contestare la guerra, le guerre "umanitarie".
 
Mentre nel Pianeta miliardi di persone muoiono di fame, soprattutto bambini, le nazioni, in maniera particolare quelle occidentali, sperperano denaro e risorse per costruire micidiali e sempre più sofisticati ordigni di morte.
 
Quest'anno, la finanziaria del governo Prodi prevede oltre 20 miliardi per le spese militari, tutti soldi che vengono vergognosamente sottratti alle spese sociali: sanità, scuola, occupazione.
 
A Cagliari, in contemporanea con la cerimonia per la festa delle forze armate, al Parco delle Rimembranze, in via Sonnino, alle ore 9,oo, si terrà, il 4 Novembre, una contromanifestazione, di protesta, pacifista.
 


 
 
 
 
 
 
 
Ogni anno, pochissime persone, ci ritroviamo al Parco delle Rimembranze, per una sorta di piccola manifestazione simbolica contro le guerre e il militarismo.
Quest'anno, cadendo di sabato, si potrebbe sperare di riuscire ad essere in tanti.
Ci credo poco.
L'avvento al governo del cosiddetto centrosinistra ha trasformato con un abracadabra le missioni di guerra in missioni di pace. Ciò vuol dire che chi muore sventrato dai nostri missili soffre infinitamente meno, trattandosi, nella fattispecie, di missili di pace.
Questo ci mette il cuore e la coscienza... in pace, e possiamo proseguire la nostra digestione.
Del resto, abbiamo fatto (e continuiamo a fare) una guerra in Afghanistan, per fare un piacere ad un "amico" (gli USA), per strappare il burka alle signore del posto, farci passare oleodotti, ed esportare ingenti quantitativi di democrazia, in quanto, è noto, l'attuale regime (da noi democraticamente imposto coi cannoni) è ben meno sanguinario del precedente. E va bene così.
Del resto, abbiamo fatto (e continuiamo a fare) una guerra in Iraq, per fare un piacere ad un "amico" (gli USA), per aiutare l'Agip a rifornirsi di petrolio, distruggere con armi di distruzione di massa armi di distruzione di massa, ed esportare ingenti quantitativi di democrazia, in quanto, è noto, l'attuale regime (da noi democraticamente imposto coi cannoni) è ben meno sanguinario del precedente. E sia.
E via dicendo, sul Libano e sul resto.
Ci sarà pure un nesso, che dite? tra il fatto che noi occidentali siamo quel 20% di umanità che consuma (togliendole con la violenza degli eserciti, delle multinazionali, della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio) l'80% delle risorse mondiali, e quelli che ad alcuni conviene chiamare "conflitti di civiltà"?
No, che non c'è: la televisione non ne parla.
La televisione, tra una velina e l'altra (date alla parola il significato che volete), ci fa sapere che, solo di fronte all'evidenza, la Nato ha ammesso, l'altro ieri, di aver massacrato en passant una sessantina di innocenti.
Accidenti! Ma guarda guarda cosa va a capitare!
E' comprensibile che ci vogliano bene.
Ma noi non ce ne accorgiamo.
Abbiamo la digestione difficile. Ci viene sonnolenza.
I rapporti internazionali sono improntati allo sfruttamento e al dominio. Che imponiamo coi cannoni, quando il denaro non basta.
Basterebbe un po' di buon senso, uno spirito di giustizia, cose che usiamo tutti i giorni nei rapporti col nostro vicino di casa, basterebbe saper ascoltare le esigenze, le ragioni, la cultura de l'altro.
Ma noi, figli degli illuministi, noi campioni di liberalismo, noi alfieri della libertà (quella del più forte di schiacciare il più debole), siamo cosi acutamente giusti dal voler togliere il velo alle donne (per lo stesso principio si dovrebbe imporre ai motociclisti di eliminare le visiere fumè dal proprio casco, o, perché no? a tutti, di togliersi le mutande in spiaggia), dal voler dimostrare che solo coloro che hanno una cultura diversa da noi massacrano le loro mogli e le loro figlie (noi progrediti maschietti italiani non lo facciamo, vero?), dal voler imporre la nostra (mancanza di) cultura a tutto il Pianeta.
Ma non aspettiamocela dalla politica, la giustizia. Loro devono rendere conto ai fabbricanti di cannoni, loro devono rendere conto ai petrolieri, loro devono rendere conto ai banchieri. E poi sono quello che sono.
Se davvero ci importasse qualcosa, dovremmo mobilitarci, noi.
Partendo da don Milani (l'obbedienza non è una virtù), proseguendo con Capitini (il potere di tutti), elaborare un progetto alternativo di rapporti tra le persone e le comunità, improntato alla comprensione e al dialogo, ed imporlo ai governi. E non permettere, a lorsignori, di combattere guerre, in nostro nome, per loro interesse. E paralizzando il sistemo economico-militare, pretendere di cambiare, in direzione della Pace, i rapporti tra gli stati.
Anche andando in piazza, il 4 novembre, per far capire che la retorica degli eserciti e degli eroi è funzionale alle guerre e allo sfruttamento.
Tutto questo è utopia?
L'alternativa è il massacro. Finché non ci tocca in prima persona, non fa neanche troppo male.
Scegliete voi.