I casi e la discriminazione




Dentro e Fuori dal Palazzo, dentro e fuori dal "palazzo", ma sì che se ne
parli...chiacchiere! Intanto *ci ripassano*...
Doriana Goracci



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Roma, 27 ottobre 2006
"Sei un uomo, non puoi usare il bagno delle donne". Elisabetta Gardini,
deputata di Forza Italia apostrofa così Vladimir Luxuria, deputato
trasgender del Prc e scoppia un caso di cui si occuperà l'ufficio di
presidenza della Camera dei Deputati.
La versione di Luxuria:
"Come faccio da sei mesi in Parlamento, e come faccio da anni nella vita,
sono andata al bagno delle donne: perche' sono una trans, e perche' nel
bagno degli uomini sarei sicuramente piu' in imbarazzo, come sarebbero in
imbarazzo gli uomini. E non ho mai avuto problemi. Ma oggi, dopo aver usato
il agno, ovviamente con la porta chiusa, sono uscita e ho trovato la Gardini
sovraeccitata che mi ha rivolto quella frase, urlando per farsi sentire
anche dagli altri, e cioe' che non mi voleva piu'a' rivedere nel bagno delle
donne". Il tutto "con una violenza verbale che mi ha molto sorpresa".

La versione di Elisabetta Gardini
"Dopo sei mesi pensavo che la questione fosse risolta...era lontano mille
miglia da me l'idea di poter entrare e trovarlo la'...sono entrata e l'ho
visto e l'ho vissuta come una violenza, e' una violenza 'sessuale', mi sono
proprio sentita male, perche' devo essere costretta a stare male?". La
portavoce di Forza Italia, Elisabetta Gardini, racconta cosi' la querelle
avuta al bagno delle donne di Montecitorio, con Vladimiro Guadagno, il
parlamentare transgender del Prc.
    "L'ho visto li' - aggiunge la Gardini - e gli e l'ho detto: qui non puoi
stare, questo e' il bagno delle donne".
   La Gardini sottolinea di ritenere sbagliato che polemiche e problemi "che
attengono all'organizzazione della Camera vengano fuori" visto che tra
l'altro "gettano discredito sul Parlamento". L'azzurra ha scritto una
lettera ai questori ("che hanno gia' sottoscritto molte colleghe" spiega),
per invitarli a risolvere il problema. Come? chiedono i giornalisti:
"dandogli un bagno per lui, ce ne sono tanti..."

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Brescia - Raid firmato con le svastiche nella casa di una ventisettenne alla
periferia di Mazzano



«PERSEGUITATA DAI NAZISKIN PERCHÉ SONO DIVERSA»



Di Andrea Biglia, Corriere della Sera, 27 Ottobre 2006
BRESCIA - «Gay a bordo» diceva, stilizzato nel triangolo del segnale
stradale di pericolo, l'adesivo applicato sul fronte interno della porta di
casa. La «carta d'identità» della giovane donna condita con il sale
dell'ironia. Ma tra le villette alla periferia di Mazzano, la sola presenza
di una persona «diversa» accende una minacciosa reazione d'intolleranza.
Tutto porterebbe verso ambienti nazifascisti.

Lunedì sera verso mezzanotte, al rientro dal cinema nell'abitazione che
divide con la sua compagna, lei, D.G., 27 anni, viso acqua e sapone,
occhialini da intellettuale, un'omosessualità coltivata nella privacy
domestica e mai sbandierata - ha trovato l'ingresso forzato e quella
dicitura sporcata con una svastica. Dentro, l'abitazione tutta a soqquadro:
indumenti intimi rovesciati per terra, alcuni oggetti, di modesto valore,
spariti. Ma soprattutto un'altra croce uncinata e le lenzuola, per colmo di
spregio, imbrattate di urina. Il furto non poteva essere il vero obiettivo
dell'incursione notturna, una manciata di euro lasciata proprio vicino
all'ingresso nessuno l'ha toccata.

Bravata di pessimo gusto o un avvertimento all'insegna del razzismo
sessuale? Per D.G., che ha presentato denuncia ai Carabinieri per
vandalismo, nessun dubbio: «La svastica è una firma precisa e da queste
parti il nazifascismo non lo scopriamo oggi. Quegli individui mi dovevano
tenere d'occhio da tempo se si sono introdotti in casa proprio una delle
rarissime volte che sono uscita di sera. Con la denuncia so di espormi
ancora di più alla loro ritorsione, ma la dovevo fare: il silenzio della
vittima, in questi casi, diventa complicità».

La giovane - buona famiglia borghese di Brescia, studi superiori, lavoro di
responsabilità in un'azienda della zona - ha scoperto la sua «diversità» sui
banchi delle medie finché, a 17 anni, la decisione di lasciare la famiglia
per vivere la sua esperienza. Una brutta avventura, un po' di anni fa, al
Carmine, allora il bronx di Brescia, («Sei una lesbica, ti devo punire»). Ma
sembrava una storia passata.

A Mazzano, tra Brescia e il Lago di Garda, lei e la sua amica con i due
cagnolini si sono trasferite da poco, in punta di piedi. Quella convivenza
ha però subito disturbato alcuni vicini: il mese scorso una scenata a base
d'insulti e parole pesanti che l'ha costretta a rivolgersi già allora già
allora in caserma. «Ma questa volta è assai più grave - sottolinea la
giovane, tormentata tra l'indignazione e la paura -. La svastica dice tutto
e non credo che i vicini c'entrino più. Qualcuno vuole farmi pagare la colpa
di essere lesbica».

L'omosessualità per D.G. non è mai stata una tessera politica. Mai indossato
lustrini e paillettes, mai partecipato al Gay Pride. Anzi, tiene a prendere
bene le distanze da ogni forma di esibizionismo sessuale. Ma perchè hanno
preso a bersaglio proprio lei? La svastica, i nazifascismi: fantasmi che la
perseguitano e non la fanno dormire. Lei però è decisa a tener duro: «Non
posso e non voglio essere nient'altro che ciò che sono».