Operaie-suore-prostitute...Donne libere




Ieri sono stata alla presentazione del romanzo storico " La Suora anarchica" a
Viterbo.E' stato presentato il testo tradotto da Luca  Rossomando  di
Antonio Rabinad.
L'iniziativa  era  organizzata dall'Anpi-Comitato provinciale di
Viterbo e dal Coordinamento antifascista della Tuscia, con il
contributo dell'assessorato alla Pace e alla Partecipazione della
Provincia di Viterbo.
Parto da questa premessa per raccontare un magnifico pomeriggio
settembrino del viterbese, dove una folla di persone camminava per la
centrale Via Saffi, godendo dell'aria tersa ed invitante.
Me la sono goduta anch'io la passeggiata e poi, in una sala
dell'Università popolare di tutte le età, ho assistito alle
escursioni,  assai meno frequentate, dei relatori. Luca Rossomando ha
detto cose che  mi hanno suggestionata ed inizio:
"Barcellona è un esempio di grande capitale che costruisce una
memoria unica, nazionalista, in chiave socialdemocratica. Non c'è
memoria anarchica, malgrado un passato splendido, per le donne e gli
uomini spagnoli".
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L'amministrazione di Zapatero d'altronde funziona alla
grande...
Nel 36 in Spagna si attuano asili volanti per far partecipare le donne
alle riunioni, controllo  delle nascite,
autodeterminazione,partecipazione attiva alla vita  sociale, una festa
    di incontri e  lotte... Noi italiane dovevamo ancora  aspettare
parecchi anni prima  di poterci pronunciare con pari opportunità se
scegliere la monarchia o la repubblica, prima di
"delegare" le nostre, diciamo la verità, i nostri rappresentanti.
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Sono inoltre intervenuti Giovanni Lamanna, giornalista, direttore
editoriale delle Edizioni Spartaco (www.edizionispartaco.it)e
responsabile della collana di narrativa straniera Dissensi, Alberto
Prunetti , scrittore, traduttore e curatore presso diverse case
editrici italiane. Ha pubblicato
Potassa (Stampalternativa, 2004), romanzo storico dedicato alle
peripezie di alcuni antifascisti maremmani degli anni '20. Ha curato
L'arte della fuga (Stampalternativa, 2005), antologia dedicata al
tema, appunto, degli scrittori in fuga. Collabora con "il manifesto" e
"A, rivista anarchica" ed è redattore della rivista web "Carmilla".
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Viterbo si presterà nei prossimi giorni, ad ospitare un incontro
internazionale dei giovani di Forza Nuova. Autorevoli voci si sono
alzate sulla stampa local-nazionale. Il popolo rimane muto, oppiato.
Ho chiesto se era provocatoria questa presentazione a Viterbo...
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E' seguita la proiezione del documentario "Fury over Spain. Spagna
1936: l'utopia si fa storia", a cura del Centro studi
libertari-Archivio Pinelli, testo di Pino Cacucci, voci di Francesca
Gatto e Paolo Rossi. Si tratta di un filmato girato tra il 1936 e il
1937 dal Sindicato de la Industria del Espectaculo di
Barcellona,aderente alla Cnt (Confederacion nacional del trabajo), per
sollecitare la solidarietà internazionale antifascista. Alla metà
degli anni Settanta, verso la fine dell'era franchista, il Comitato
Spagna Libertaria di Milano ebbe, dagli archivi iconografici della Cnt
in esilio, copia di questo filmato, per il quale riscrisse la colonna
sonora secondo lo "spirito dell'epoca". Vent'anni dopo, il Centro
studi libertari-Archivio Pinelli, a sua volta, ha curato una nuova
edizione dell'opera, con un commento sonoro rimesso allo "stile dei
tempi", perché la memoria di un evento storicamente enorme, come
questo, non si perda.
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Ma perchè La suora anarchica?

"Nella Spagna del 1936, dove tutto è di tutti, come nelle età
dell'oro, Juana, una giovane religiosa, si unisce al gruppo libertario
Donne Libere, composto da operaie e prostitute, col quale giunge a
Barcellona. Qui, nel breve momento di euforia e disordine, i poveri e
i diseredati si ritrovano al potere: un nuovo ordine che, gli
stalinisti prima e le truppe di Franco poi, revocheranno con le armi,
cancellandolo dalla memoria della società spagnola".

Cerco Donne libere in google e trovo subito quanto segue:


http://www.usiait.it/spagna36/mujeres.htm
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Donne libere
di Martha A. Ackelsberg
L'esperienza del gruppo Mujeres Libres rivive in un libro pubblicato
dalle edizioni Zero in Condotta. Ecco alcuni stralci dall'introduzione.
Nel 1936 un gruppo di donne di Madrid e di Barcellona fondarono
Mujeres Libres, organizzazione dedicata a liberare le donne dalla
«schiavitù dell'ignoranza, schiavitù in quanto donne e schiavitù come
lavoratrici». Anche se durò meno di tre anni (le loro attività vennero
bruscamente interrotte dalla vittoria delle forze franchiste nel
febbraio del 1939), Mujeres Libres mobilitò più di 20.000 donne e
sviluppò un vasto programma di attività, finalizzate a sviluppare
l'empowerment individuale ed allo stesso tempo a costruire un senso di
appartenenza comunitaria. Come il movimento anarco-sindacalista
spagnolo, di cui queste donne facevano parte, Mujeres Libres riteneva
che il pieno sviluppo dell'individualità delle donne dipendesse dalla
crescita di un forte sentimento di unione con gli altri. Per questa
ragione, e per molte altre, Mujeres Libres rappresenta un'alternativa
alla prospettiva individualista che caratterizza i movimenti
femministi principali, di quell'epoca e della nostra.
La storia della mia scoperta di queste donne e delle loro attività
deve risalire a molti anni e a molti chilometri fa, a ricerche in
archivi e a conversazioni con militanti; ma il fatto che arrivassi a
comprendere l'importanza delle loro aspirazioni e dei loro traguardi è
inseparabilmente legato ai nostri reciproci e progressivi sforzi di
comunicazione, nonostante le differenze di cultura, di età, di classe
e di ambiente politico che ci separavano. Molte di queste donne mi
aprirono le porte delle loro case e condivisero con me il racconto
delle loro vite, ed io ho cercato di mettermi nei loro panni e di
considerare sia le somiglianze che ci avvicinavano che le differenze
che, invece, ci rendevano distanti. Poiché mi ero già occupata delle
questioni dell'identità, della differenza, della comunità e
dell'empowerment, che hanno alternativamente incoraggiato o indebolito
i movimenti per i diritti civili, quelli pacifisti e quelli femministi
del mio paese, mi trovo ora nella condizione di apprezzare ancora più
profondamente la prospettiva che Mujeres Libres può proporre alle
femministe ed agli attivisti sociali di oggi. Questo libro deriva, in
parte, dal mio desiderio di fare in modo che la storia di questa
organizzazione sia considerata in generale come più accessibile.
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E subito dopo mi appare un altro link, da un paese ben più lontano e
oggi così vicino, l'Afghanistan, altre Donne che cercano di volare alto...
http://pz.rawa.org/it/rawabooks_it.htm
   e poi le curde, le filippine, le colombiane,le slave...

Ma è davvero una questione  solo di genere?
E se provassi a scrivere: operai-frati-magnaccia...Uomini liberi?
E osare a scrivere: LIBERTA'?

E SCRIVERE: OSARE?

Una piccola vela bianca che asseconda il vento e il mare con su
scritto: tamata...
Intanto comincio a leggere il libro.

Doriana Goracci
Capranica 24.9.2006