A proposito dell'esperanto nell'esercito



Ritengo doveroso esprimere la mia opinione al mondo pacifista e nonviolento, riguardo alla dichiarazione sottoriportata, da esperantista.
 
L'esperanto é una lingua, creata ad hoc, se cosi' si puo' dire, per essere ponte di dialogo tra i popoli, indipendentemente dal nome che porta, ma semplicemente perché questa é stata la definizione che ha dato lo stesso Zamenhof e il movimento esperantista.
 
Sta di fatto pero' che non essendo coperta da copyright, dato che Zamenhof stesso non ne ha voluto imporre uno suo, chiunque puo' usare l'esperanto per gli scopi che ritiene utili e questo uso, sperimentazione, dell'esercito non sposta di una virgola il concetto di lingua di pace, intrinseca nell'esperanto.
 
Il redattore dell'articolo, pur sapendo che i lettori magari ne leggeranno solo le prime righe, ipotizza che l'esperanto potrebbe cambiare i suoi connotati da lingua di pace a lingua di guerra ma questa non può essere una operazione dialettica e manipolatoria del linguaggio e del suo significato..
 
Mi chiedo se un militare, dopo che gli si é dato dell'ignorante, sarà invogliato a imparare l'esperanto.
Mi chiedo come fa l'estensore dell'articolo a definire "pacifisti iridobardati sostenitori dell'esperanto" quegli esperantisti che ritengono a pieno titolo che parlare in esperanto nel mondo sia un segno di pace.
 
Io per parte mia non sono choccato ne' tantomeno iridobardato, come dice lui, ma semmai ancora di più favorevole a questa proposta: se i militari impareranno l'esperanto non é detto che i risultati siano solo quelli che cita l'articolista ma potrebbe accadere quello che é successo ad Attilio Giovannini (http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_12680.html) dimostrando ancora di più che chi impara l'esperanto, comunque e dovunque lo impari, ha effetti su di se' e sulle proprie relazioni umane solo di pace e di tolleranza.
 
Scritto da un illuso, forse, forse da un sognatore, comunque sia
Andrea Montagner
 
 
 

Il presidente di Allarme lingua ci racconta una possibile novità riguardante gli eserciti europei

La proposta di introduzione dell'esperanto nell'universo militare

Di Giorgio Bronzetti* Già utilizzato in passato dall'esercito americano come "aggressor language" l'esperanto da "lingua della pace" potrebbe cambiare totalmente connotazione, stan­do alla proposta avanzata da Saverio Zuccotti, esperto di scien­ze militari del webzine di analisi politico-militare Pagine di Dife­sa del 9/9/06 (http://www.paginedidifesa.it/2006/ zuccotti_060909..html) passando ad essere identificata come la lingua della guerra. L'ing. Zuccotti riferisce, facendola propria, la proposta "di attivare una sperimentazione di apprendimento dell'esperanto a livello delle scuole militari liceali di tutta Euro­pa", trovata tra le pagine collegate alle tematiche dell' UNL (Universal Networking Language) di un cibernauta appassio­nato di esperanto e informatica.

Così l'ingegnere scendendo nel campo attuativo: "Si potrebbe pensare ad una campagna di sperimentazione europea con di­versi casi di studio a livello di plotone-compagnia. Ad esem­pio, si potrebe confrontare la differenza di costo- in termini di tempo e di denaro- dell'insegnamento linguistico alla truppa dell'esperanto e dell'inglese, valutandone poi l'efficacia in condizioni operative reali". La proposta, formulata dall'autore dell'articolo che descrive per sommi capi anche la lingua "spesso definita a torto lingua artificiale", ci appare valida e anche se può apparire shoccante per i pacifisti iridobardati sostenitori dell'esperanto, meriterebbe invece di essere sostenuta e divul­gata perché abbia qualche possibilità di approdare ai livelli di progettazione del futuro dell'Europa. In fondo non si tratta di un'idea balzana campata in aria ma di un progetto pratico per far intendere tra loro i cittadini europei in armi provenienti da 25 paesi, non sempre delle cime, che non devono partecipare a conferenze di politica economica e finanziaria come i parlamen­tari, ma possono soddisfare le loro esigenze comunicative col linguaggio più chiaro e semplice che ci sia, e certamente per molti anche simpatico. Vuol dire che nella lingua degli europei in armi si svilupperà in particolare la terminologia bellica con forte presenza di verbi d'azione come pafi (sparare), ataki (attaccare), detrui (distruggere), mortigi (uccidere) e simili e loro derivati all'altezza delle nuove esigenze, ma certamente anche di parole come amo (amore), muziko (musica), plezuro (piacere) e anche paco (pace) naturalmente.

Secondo Zuccotti la proposta dell'introduzione dell'esperanto nelle caserme europee merita di essere analizzata per due ragioni fondamentali: anzitutto, come si è detto all'inizio, l'esperanto è già stato sperimentato con successo dai militari sul campo, scel­to perchè, come si dice nel manuale fornito dal Pentagono «non

s'identifica con nessuna alleanza militare o idéologia, di gran lunga più facile da apprendere ed usare di qualunque lingua nazionale», «una lingua viva ed un mezzo attuale di comunica­zione internazionale scritta ed orale e le sue regole grammatica­li sono tali che essa resterà una lingua viva perché può assimi­lare nuove parole».

"Inoltre, considerato che i militari di truppa non sempre hanno un profilo culturale particolarmente alto, l'insegnamento diffu­so e generalizzato dell'esperanto nelle caserme europee po­trebbe essere la soluzione più semplice per portare ad un buon livello di padronanza di una seconda lingua la quasi totalità del personale in armi. Tradotto in altri termini l'interoperabilità lin­guistica tra gli eserciti europei costerebbe con l'esperanto die­ci volte di meno di quanto non costi oggi con l'inglese." Se l'idea dovesse andare in porto sarebbe naturale, o almeno sarebbe legittimo aspettarsi che l'uso dell'esperanto, una vol­ta superato con successo il ruolo di lingua europea, anche se di guerra, venga esteso anche ad altri ruoli nell'ambito dell'Ue e non sarebbe la prima volta che un mezzo sviluppato o intro­dotto come strumento strategico militare si sia trasformato in potente veicolo di sviluppo per la vita civile.

*Presidente Associazione Allarme Lingua

 

La Cronaca d’Abruzzo 16/9/06 pag.6

Giorgio Bronzetti
Viale Aldo Moro 37
66013 Chieti
Italia
tel. 0871561301
3332928240
gbronzetti at disvastigo.it
gb at allarmelingua.it
www.disvastigo.it
www.allarmelingua.it

 

__,_._,___