Inoltra: [FSF] missione in Libano



--- Gabriella Paolucci <gabriella.paolucci at unifi.it>
ha scritto: 

> Da: Gabriella Paolucci <gabriella.paolucci at unifi.it>
> A: FSF <fsf at firenzesocialforum.net>
> Oggetto: [FSF] missione in Libano
> Data: Fri, 01 Sep 2006 09:34:54 +0200
> 
> Un contributo alla discussione sulla missione in
> Libano, di Marco  
> Ferrando:
> 
> Movimento costitutivo per il Partito Comunista dei
> Lavoratori
> L'articolo originale all'indirizzo:
> http://www.pclavoratori.it/ 
> index.php?c3:o117
> 
> NO ALLA MISSIONE IN LIBANO
> 
> (18 agosto 2006)
> 
> Reduce da un compatto voto di fiducia al governo
> sulla missione di  
> guerra in Afghanistan, tutta la sinistra governativa
> plaude alla  
> nuova missione militare in Libano. Ed anzi il plauso
> a tale missione  
> sembra aver riassorbito persino il grosso di quei
> mal di pancia  
> intermittenti che il rifinanziamento della missione
> afgana aveva  
> suscitato. La domanda è semplice: perché? Nessuno
> degli argomenti  
> addotti regge infatti all’evidenza. Ed anzi
> l’insieme degli  
> argomenti spesi mi pare rafforzi l’impressione, in
> tutta franchezza,  
> di una capitolazione clamorosa della sinistra.
> 
> La nuova spedizione militare come “missione di
> pace�? Andiamo.  
> Persino da un’angolazione strettamente pacifista e
> “non  
> violenta� è difficile intendere che un gigantesco
> dispositivo  
> militare di navi da guerra, mezzi corazzati, reparti
> d’assalto,  
> elicotteri da combattimento, sia missionario di
> pace. A meno di non  
> avallare, retrospettivamente, proprio l’ipocrisia
> di quel  
> militarmente umanitario contro cui è nato il
> movimento pacifista  
> italiano. Ma soprattutto è impossibile non cogliere
> la concreta  
> finalità politica della missione: non solo quella
> di avallare la  
> terribile guerra israeliana che l’ha preceduta,
> col suo carico di  
> crimini, devastazioni, bombe chimiche, bombardamenti
> di cortei  
> funebri (tutto giustificato dalla risoluzione ONU),
> ma quella di  
> completare ciò che la guerra d’Israele non è
> riuscita a  
> conquistare sul campo: la resa ed il disarmo della
> resistenza  
> libanese, che non è solo Hezbollah e integralista,
> ma anche laica, di  
> sinistra e comunista; la riduzione del Libano ad una
> sorta di  
> protettorato occidentale, con il commissariamento di
> fatto del suo  
> esercito, e l’occupazione militare di parte del
> suo territorio;  
> l’ulteriore spostamento a vantaggio di Israele
> degli equilibri  
> politici mediorientali, a tutto danno della stessa
> resistenza  
> palestinese. Del resto è questo il trofeo che
> Olmert può oggi  
> esibire in Israele, dopo le pesanti difficoltà
> incontrate in guerra.  
> E questa è la ragione del pubblico ringraziamento
> al prezioso  
> intervento occidentale. Si può non vederlo? Altro
> che lettura tecnica  
> delle “regole di ingaggio�, già peraltro
> prefigurate dalla  
> risoluzione ONU come “regole di combattimento�!
> La verità è che  
> la “pace� che la missione rivendica e per cui
> lavora è unicamente  
> la pace d’Israele, la forza e la sicurezza del suo
> Stato. E’  
> questa “pace� che reclama la guerra permanente
> in Medioriente,  
> aperta o strisciante, da più di mezzo secolo contro
> i popoli arabi e  
> contro il popolo palestinese. Una sinistra che si
> inchina a questa  
> pace, finisce per capitolare a quella guerra.
> 
> Si obietta che la missione “riabilita l’ONU
> contro  
> l’unilateralismo di Bush� e “rilancia
> l’Europa come  
> protagonista�. Mi colpisce l’adattamento
> disinvolto dello stesso  
> vocabolario politico della sinistra alla retorica
> ipocrita della  
> diplomazia mondiale. Ma come? Quella stessa ONU
> responsabile di un  
> embargo genocida contro il popolo irakeno e che ha
> messo il timbro –  
> prima o dopo, in un modo o nell’altro – in tutte
> le guerre  
> coloniali degli ultimi 15 anni, è oggi assunta
> dalla stessa  
> sinistra “radicale� come metro di garanzia
> pacifista? In realtà  
> il ruolo dell’ONU è direttamente dipendente dai
> rapporti mutevoli  
> tra le grandi potenze. Nel momento in cui Bush, per
> sfuggire alle  
> difficoltà del proprio unilateralismo, riapre al
> coinvolgimento  
> europeo nelle politiche di polizia internazionale, e
> nel momento in  
> cui, parallelamente, alcune decine di governi
> europei di centrodestra  
> e centrosinistra vedono l’occasione di ricomporre
> la santa alleanza  
> con gli Usa, l’ONU benedice con tanto di fanfare
> il ritrovato  
> multilateralismo. Un riscatto dell’ONU? Al
> contrario: una  
> subordinazione della sinistra alle politiche di
> potenza ed al loro  
> mascheramento diplomatico. Quanto alla lirica del
> “protagonismo  
> europeo� sarebbe bene osservare che il ruolo guida
> di Francia ed  
> Italia nella mediazione non solo è in rapporto al
> loro passato  
> coloniale (Francia) o di assistenza militare (Italia
> verso il Libano)  
> ma è in funzione della massima efficacia
> dell’azione imperialista  
> della missione: il governo Prodi-D’Alema porta in
> dote a Israele ed  
> USA le particolari entrature dell’Italia in Libano
> (sia economiche  
> che militari) per candidarsi a garante controllore
> della  
> sottomissione del Libano alla risoluzione ONU. A
> cosa si devono, se  
> non a questo, le pubbliche congratulazioni di Bush a
> Prodi per “la  
> forza ed il coraggio mostrate dall’Italia�?
> 
> Non è un caso, infine, che la santa alleanza tra
> Europa ed USA in  
> Libano si rifletta nell’unità nazionale interna
> tra centrosinistra  
> e centrodestra. E’ accaduto in occasione di tutte
> le imprese  
> militari multilaterali della stagione post ’89
> (Kosovo,  
> Afghanistan…). Accade oggi in Libano. Ed è
> naturale: l’interesse  
> generale del capitalismo italiano nel mondo
> travalica i fragili  
> confini politici del bipolarismo interno, nelle
> migliori tradizioni  
> del patriottismo nazionale. Ma l’unità nazionale
> non era lo  
> spauracchio da cui guardarsi a sinistra? E davvero i
> gruppi dirigenti  
> della sinistra italiana, da Bertinotti a Diliberto,
> pensano di poter  
> presentare un voto congiunto con Fini e Calderoli
> sulla missione in  
> Libano come svolta a sinistra e pacifista della
> politica estera  
> italiana?
> Il Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori
> si chiama fuori  
> da questa omologazione dilagante. Non siamo usi a
> sacrificare i  
> principi agli accomodamenti di governo. Non lo
> facciamo neppure  
> questa volta. Per questo proponiamo da subito a
> tutte le forze  
> disponibili della sinistra italiana, dei movimenti
> contro la guerra,  
> dell’associazionismo pacifista e antimperialista
> la formazione di un  
> comitato unitario nazionale contro la spedizione in
> Libano, quale  
> strumento di controinformazione e mobilitazione.
> Certo il rilancio,  
> sempre più urgente, di una sinistra anticapitalista
> di opposizione  
> troverà nella questione libanese un importante
> banco di prova.
> 
> Marco Ferrando
> 
> 
> 
> 
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