Discontinuità e fuoriuscita dalla guerra. Convergenze e divergenze tra i No War e i gruppi parlamentari della sini stra






Discontinuità e fuoriuscita dalla guerra.

Convergenze e divergenze tra i No War e i gruppi parlamentari della sinistra



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A tre giorni dalla scadenza del 30 giugno del decreto relativo al
rifinanziamento delle missioni militari sui teatri di guerra in Iraq e
Afganistan, il movimento No War manifesterà martedì 27 giugno sotto le
finestre di Palazzo Chigi.

Nei giorni scorsi, il Comitato per il Ritiro dei Militari Italiani, ha
incontrato i gruppi parlamentari del Senato del PRC e PdCI/Verdi per
sottolineare come il movimento contro la guerra non intenda accettare passi
indietro sui propri obiettivi storici né la  mancata discontinuità del
nuovo governo da quello Berlusconi sui temi della guerra e della politica
estera.



In particolare, la missione militare in Afganistan è andata assumendo un
carattere dirimente. Se infatti il ritiro dall’Iraq viene vissuto
diversamente dagli ambienti di governo e dai No War (per i primi è l’unica
cambiale che si ritiene di dover onorare degli impegni di programma, per i
secondi una scelta dovuta e attesa da tempo), il ritiro dall’Afganistan
pone in rotta di collisione i pacifisti e la maggioranza del governo Prodi.
In mezzo - in una posizione esternata in negli incontri avuti come di
“forte sofferenza” – ci sono i gruppi parlamentari di PRC, PdCI, Verdi e
Sinistra DS che dovranno decidere se votare in coerenza con il proprio
mandato o piegarsi ai compromessi dovuti dalla lealtà di coalizione.



La scelta dei No War non è casuale, al Senato infatti il margine di manovra
sul decreto per rifinanziare le missioni militari italiane all’estero è
assai più esiguo per il governo Prodi. Se i senatori della sinistra
decidessero di non votare il decreto si aprirebbe un serio problema e le
salmerie di soccorso offerte dall’UDC potrebbero rivelarsi una polpetta
assai più avvelenata di quanto oggi appaia.

Lo avevano sottolineato i senatori del PRC qualche giorno fa, lo hanno
segnalato la capogruppo del PdCI/Verdi al Senato Manuela Palermi e la
senatrice Loredana De Petris nell’ultimo incontro con una delegazione del
Comitato per il ritiro dei militari.

Il capogruppo al senato del PRC, Giovanni Russo Spena, ha confermato che
per la sinistra si starà sulle spine, soprattutto se il governo porrà la
fiducia sul mantenimento delle missioni militari ed ha annunciato
un’assemblea di tutti i parlamentari pacifisti per discutere un documento
sugli indirizzi di politica estera e militare dell’Italia. Diversamente
Fosco Giannini (senatore dell’area dell’Ernesto) ha affermato che se il
decreto resta così com’è non lo voterebbe neanche se il governo ponesse la
fiducia. Elettra Deiana, parlamentare del PRC ha rilevato un divario
gigantesco tra le posizioni dei partiti più vicini ai pacifisti e il resto
dell’Unione, la quale dopo aver pagato il “debito dovuto” del ritiro
 gruppo scout Agesci Verbania 1.