Valerio, scusa, ma c'è anche altro



Valerio Monteventi, scusa, ma c’è anche altro

Premetto che ovviamente tu non devi – diciamo così – dar conto a me dei documenti politici che produci.

In merito alla tua “Lettera aperta alle Compagne e ai Compagni del Movimento bolognese” del 5/6/6, dico qui la mia.

Si tratta di un documento di dieci pagine, con il quale mi sembra che abbia inteso fare il punto della situazione. In tal senso, ciò risponde a un’esigenza che condivido; con tutta la roba che ci buttano addosso quotidianamente, avere dei punti fermi, delle linee guida alla quali far riferimento è nel contempo indispensabile e utile.

La mia obiezione è che tale “lettera aperta” finisce, si conclude lì. E’ un ottimo documento di riflessione non solo su Bologna ma mi sembra sia trasportabile in buona parte su tutto il territorio nazionale.  

Sì, vabbe’, non si poteva pretendere che in quel documento vi fosse indicato il percorso verso la rivoluzione...magari con partenza da piazza Maggiore e l’aiuto di una guida satellitare. Ma ci si poteva attendere qualcosa in più. O, meglio, io me l’aspettavo. 

Chesso’, un obiettivo specifico da perseguire, un’azione piuttosto che un’altra, una nicchia, un interstizio.

Un documento che proponesse, non so, il boicottaggio di tutto ciò che è statunitense e inglese. A partire qui da noi; dalle strade, dai supermercati, dai treni, dalle piazze, ecc. A me basterebbe fare un laconico sorrisetto compassionevole a chi – per così dire - rappresenta Bush e Blair. Fargli capire che per noi Usa e Gb sono la feccia del XXI secolo. Che non li sopportiamo più. Che non è possibile ad esempio che riducono così gli abitanti e una città come New Orleans; sulla quale, per di più, hanno fatto calare un silenzio mediatico totale. 
Oppure, continuando, bisogna smascherare chi esprime falsità. Come quando nel 1993 - come ricorda Francesca Rigotti – Bill Clinton nel suo primo “Discorso inaugurale” da Presidente ha definito gli Stati Uniti come “la più antica democrazia del mondo” (“the world’s oldest democracy”). Afferma la studiosa: “Tale pretesa è insostenibile e per nulla giustificata...Non solo la democrazia sorse, di nome e di fatto, nelle poleis dell’antica Grecia; ma forme di governo a partecipazione popolare furono anche presenti in vari tempi e luoghi della storia, ben prima che negli Stati Uniti d’America”.      
Un impero, della gente che si spera sia giudicata per i danni irreversibili che giorno dopo giorno procura al pianeta intero con il suo stile di vita copiato o invidiato. Ma che nel frattempo dobbiamo inchiodare alle proprie responsabilità e privilegi goduti sulla pelle di tutti.

Cambiando argomento, parlando di lavoro, ad esempio Valerio nel tuo documento si poteva accennare a perché nello scorrere della vita precaria non vanno indicate soluzioni innovative, idee al proprio padrone. Anzi, per avvicinarci a un altro mondo possibile è un paradosso se si danno suggerimenti che hanno come esito quello di ricevere due euro in più ma principalmente di far continuare a vivere così come avviene oggi.   

Un altro campo d’azione può essere quello della Chiesa; che ci asfissia. Cominciare ad esempio a dire la nostra in occasione dei riti religiosi, delle festività, dei meeting di esaltazione. Mettere alla berlina una religione, quella cattolica qui da noi, che si comporta fissando percorsi guidati ai nostri rappresentanti e regole di comportamento a tutti i cittadini. 

Valerio Monteventi, chi come te ha riconosciute qualità carismatiche, ha anche a mio avviso l’opportunità di indicare, di proporre, di stimolare. Stefano Boni scrive che è nel vissuto, nella prassi di vita che si costruisce l’antagonismo. Si genera un “noi” fatto di immaginario, emozioni e valori condivisi. “Un turbamento individuale che si fa cultura generando pratiche distintive...L’identità del ‘noi’ come prassi che si acquisisce agendo, frequentando, militando, dimostrandosi nella quotidianità”. 
Lanciamo idee, e vediamo dove arrivano.

Io sono convinto che chi la pensa come noi deve essere se stesso innanzitutto affermando cose. E che compito del Movimento collettivo è quello offrire alternative, proporre alle persone delle scelte.
 
Valerio Monteventi, io volevo dirti grazie per tutto quello che fai tutti i giorni.

6/6/6 – Leopoldo Bruno

Materiale:
Stefano Boni, Vivere senza padroni – Antropologia della sovversione quotidiana -, eleuthera, maggio 2006;   
Francesca Rigotti, da Multiculturalismo – Ideologie e sfide -, a cura di Giorgio Galli, il Mulino, marzo 2006