Re: Autodenuncia



Sai Leo stavo tenendo il pc aperto e ascoltavo la samba Silvio mon amour,che ho consigliato...è arrivata la tua mail, di ben altra portata, per una volta volevo essere leggera... Bene ti dico che ieri leggendo il report di repubblica on line sulle fantastiche oscurate censuratissime reazioni francesi all'esternazione di Chirac, si parlava tra le righe degli oppositori quali giovani facinorosi atti di vandalismo scalmanati...da noi si usano altri toni "quell* a cui accenni stanno diventando dei terroristi, sfascisti, insurrezionalisti, delinquenti insomma...tanto che al lancio dei finocchi e co. a Vladimir Luxuria, Fini risponde con l'epurazione dei due consiglieri di AN con il plauso di tutta la destra e sinistra...Arrivo a dirti che l'opposizione da qualunque angolazione sia non ha più modo di esistere se non confinata a suon di manganellate, denunce, querele sia in strada che in rete...L'autodenuncia che fai, io l'ho già fatta un po' di tempo fà...e in questo periodo mi sto accorgendo delle differenze, delle appartenenze che se non sussistono in sigle, non possono sembrare aver campo nel comune sentire. Forse può essere utile a te e a chi ci legge un intervento che avevo notato poco fa su indy e lo incollo:

"qualche giorno fa a scienze politiche hanno organizzato un incontro sugli avvenimenti in Francia da cui ho tratto alcune considerazioni. Al solito inizierei con una piccola critica sulla metodica che troppo spesso mette in secondo piano l'aspetto dibattito che diviene inevitabilmente impossibile perché il tempo viene complessato da interventi previsti sottraendo la possibilità di sviluppare interazioni fra i partecipanti, nuove e criticamente costruttive. Il primo intervento e l'unico a cui faro riferimento è stato di una studente Francese che ha cercato di fare un quadro delle difficoltà e delle diverse componenti del movimento anti C.P.E. (contratto di primo impiego). Sostanzialmente ci ha raccontato come questa mobilitazione è ampia ed articolata da diverse componenti che ha diviso in casseurs, baunliers, studenti e intervento sindacale. Queste realtà si sono trovate anche in conflitto tra loro perché se i casseurs sono una figura che cerca nel simbolismo anche "distruttivo" un modo per affermare posizioni contrastanti, i banlieurs sono più legati alla rivendicazione di diritti che gli sono stati negati nei ghetti dove vivono e che trovano nel momento distruttivo e nel furto la propria rivendicazione del diritto negato. Gli studenti, invece, cercano una sicurezza sociale per il futuro che li vede divenire figure precarie e quindi che chiedono certezze. I sindacati invece sono più legati al sistema e quindi rappresentano maggiormente la volontà di trovare, oltre alla propria autoaffermazione e potere, una chiave di riconducibilità del movimento nei normali meccanismi sistemici dello stato quindi di ridiscussione e contrattazione. Ovviamente ciò che li lega è il C.P.E. una legge che permette di far gia lavorare dai 14 anni e dai 15 in notturna ed in più sancisce la possibilità di licenziamento in tronco, fino a 26 anni, nei primi due anni di lavoro. La situazione, gia di per se critica, è attraversata anche da scontri fra gli stessi manifestanti dove un migliaio e più di essi hanno rubato e picchiato a studenti e sembra che nell'ultima manifestazione si siano scontrati tra il servizio d'ordine dei sindacati ed il resto del movimento. La situazione si fa sempre più complessa e difficilmente decifrabile, forse proprio, perché tutti cercano di tirare l'acqua al proprio mulino anche a discapito di coloro con cui hanno condiviso la spalla in rivendicazioni comuni. Ha poi cercato di capire se e dove vi siano punti in comune tra Francia ed Italia che è sicuramente stata di stimolo anche per loro ma che guardano con grande interesse proprio perché da noi si cerca di costruire un discorso comune che non scada in eventi del tipo descritto e che sono in passato gia avvenuti in Italia fra diverse componenti dei movimenti passati. L'unico dato comune è identificato nella precarietà determinata dalle logiche di sfruttamento ed impoverimento della maggior parte dei cittadini in favore di sempre meno ricchi. Un'altra discussione molto importante da effettuare è a mio avviso legata al superamento della concezione del lavoro, cosi com'è interpretato, parte fondamentale dell'attuale società e della propria forma applicativa. In questo senso rimango dell'opinione che bisogna superare questa tematica attraverso l'inserimento del reddito di cittadinanza che andrebbe a scardinare la logica precarizzante, ma certo questioni di questo tipo devono interagire in modo profondo a molti aspetti dell'esistente come i diritti (sanità, casa, trasporto, ecc.) e la dignità di ognuno regolare od irregolare. Alcune riflessioni e domande che mi sono venute in mente e riporterò qui, sono: 1) Ascoltando un politologo Francese di origine Italiana (Schifano) egli affermava che la prima differenza sostanziale è nel rapporto con la società della popolazione. La storia Francese, dove nasce la rivoluzione repubblicana, ha un legame profondo con lo stato a differenza dell'Italia dove il legame profondo è con la famiglia (siamo mafiosi?!) questo determina un diverso coinvolgimento sulle tematiche sociali. 2) Che riflessi hanno tali differenze sulle dinamiche popolari del movimento?. Le differenze sono in ogni modo molteplici come ad esempio che in Italia non esistono quartieri tipo baunlies. Il movimento che ha attraversato l'Italia e stato caratterizzato da un rifiuto alla guerra a cui i Francesi non hanno avuto parte. Tutte le proteste studentesche in Italia si sono originate più sul rifiuto del revisionismo scolastico che sul carattere della precarizzazione che comunque è ben presente come motivo di fondo che pero si va ad inquadrare su di un contrasto complessivo alle logiche neoliberiste. Di fatto ritengo che molte sono le differenze fra la situazione Francese e quell?Italiana e che i temi da noi affrontate e le realtà da noi presenti siano molto più ricche e varie connotandosi, attraverso le associazioni od i comitati esistenti, tra lotte per l'ambiente fino a quelle contro la precarietà in uno scenario molteplice e proficuo che pero trova ancora una grossa difficoltà a causa dei settarismi rispettivi generati soprattutto dal periodo elettorale e da una volontà accentratrice rispetto la specificità rappresentata. Questa logica di controllo è stata, secondo me, la prima causa della difficoltà di comunicazione e di partecipazione che ha poi innescato un processo degenerativo del movimento perché molte realtà sono effettivamente incapaci di rimettere in discussione le proprie motivazioni all'interno di questo quadro complessivo causando l'allontanamento di molti. Finche non riusciremo a fare del dialogo la prima caratteristica di riferimento fra le varie componenti del movimento ( che non sono inquadrabili in sigle o nomi di gruppi ma in persone che vivono e sentono di partecipare con proprie motivazioni diverse) non si potrà effettivamente costruire un progetto valido e concreto di cambiamento sociale che è la prima condizione per poter affrontare le prossime crisi sistemiche ed ecosistemiche. Il corporativismo e le ideologie costituiscono muri alla comunicazione ed alla capacità creativa ed innovativa delle idee. Ancora primeggia all'interno del movimento la logica pubblicistica e di potere dove ogni ragionamento si scontra con ciò che qualcuno ha determinato di voler veicolare utilizzando a propri fini la protesta di turno. Per terminare credo vi siano molte cose comuni fra noi e la Francia, ovvero, una situazione sempre più compromessa del rapporto fra risorse e consumo e di quello tra alterazione dell'ecosistema e la sostenibilità delle popolazioni ovviamente tutto ciò inquadrato nel supersfuttamento dei paesi del terzo mondo che non sono precari ma semplicemente distrutti dalla nostra cultura industriale e del lavoro cosi come sono attualmente concepiti. In fondo quello che si rende necessario è la ricerca di nuove possibilità interpretative dell?esistente che vadano oltre tutte quelle già conosciute nella storia."
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Comunque sono stata lunghissima ma questo silenzio in lista e non solo questa, accomunata ad una certa nausea che mi è venuta per internet la televisione, l'attesa di questo 9 aprile in cui nel frattempo tutto è già accaduto, accade e accadrà, non mi ha frenato dal risponderti e non in privato ma circolarmente ...come a credere che....
Un abbraccio da Doriana, una media


"bruno.leopoldo at libero.it" <Bruno.Leopoldo at libero.it>:

Autodenuncia

“Il manifesto” di oggi, in merito al blitz fascista di sabato 1/4/6 nel centro di Bologna, conclude riportando la notizia che gli aderenti a Rifondazione e gli altri antifascisti che hanno presidiato piazza Bracci a San Lazzaro saranno denunciati dalla questura per manifestazione non preavvisata.
Lì, a San Lazzaro, c’ero anch’io.

In occasione del Forum Nazionale per la Libertà di Movimento, il 25/3/6 a Roma, è stato comunicato che vi è una nuova generazione rappresentata dalle 11.800 denunce emesse verso chi in questi anni è stato attore delle lotte sociali. Per intenderci, da quelle no-tav alle lotte sindacali degli autoferrotranvieri; dall’autoriduzione concordata al cinema (sic!) all’occupazione di un’aula in facoltà; ecc. Nulla a che vedere con i fatti degli anni ’80.

Fateci caso, tentano di togliere di mezzo l'orgoglio di essere no global, pacifisti, ecc. Tali figure sono oggetto di repressione e - comunque - non devono in alcun modo rappresentare la volontà comune degli italiani. Adesso, neppure essere antifascista ci deve identificare.

Ognuno di noi diverrà tifoso di se stesso; chiuso in casa. Tifoso di ciò che si vorrebbe essere e non si è mai. Senza nemmeno sforzarci di far tendere le azioni verso gli ideali.

La libertà - al limite - è quella dello spettatore che si illumina guardando un bel film o si sfoga andando allo stadio.
All’occorrenza, diventiamo elettori-merce.

Non ci rimane che il triste ruolo di essere quelli medi della classe media.

2/4/6 – Leopoldo BRUNO




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