Proposte



Proposte

- Premessa -
Il Comitato per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq e Radio Città Aperta hanno indetto il 28/1 a Roma un Forum su “Informazione-ideologia-guerra”. L’idea degli organizzatori era quella di “far emergere proposte di iniziativa per contrastare quello che Giulietto Chiesa definì lo tsunami mediatico”. Tra quelle scaturite, vi sono state le proposte di “fare rete per agire insieme con tutti gli strumenti a disposizione; presidiare e sviluppare gli spazi della comunicazione alternativa; diffondere nel DNA dei movimenti gli anticorpi rispetto ai nuovi tsunami mediatici in preparazione su Iran, Siria, Palestina, Sudan; partecipare alle iniziative di solidarietà e alle udienze come quelle che riguarderanno gli studenti di Firenze per la contestazione all’ambasciatore israeliano”. 

Per provare a riprendere il discorso, riporto qui un resoconto dell’intervento di Giulietto Chiesa e presento un accenno a due proposte personali.
 
- Libero resoconto dell’intervento di Giulietto Chiesa – Roma – 28 gennaio 2006.
Il mio intende essere un contributo aggiuntivo rispetto a tutte quelle proposte già in essere. 
Parto dalla constatazione che in Italia, fra le 10 riviste più lette, ben 7 risultano legate a temi e programmi televisivi. Trenta milioni di persone utilizzano la tv come sola fonte informativa; la quale trasmette – nell’intera quantità di flusso comunicativo - non più del 7-8% di informazioni. Il restante 92% è pubblicità e intrattenimento. Nessuno fa “contro pubblicità” e “contro intrattenimento”. Bisogna cominciare a parlare non solo “di e con chi” fa informazione. 
La pubblicità è un bombardamento che si subisce e ci si porta appresso per tutta la vita! 
Crea ad esempio l’immagine della donna.
L’intrattenimento ha come reali conduttori gli operatori tv, i registi, ecc. Sono loro che decidono il risultato di un talk show, producendo un concerto di immagini-spettacolo.

Si chiede Giulietto Chiesa: Perché si tiene in così tanta cura la tv? E’ perché la tv corrisponde allo strumento che vale il potere. Idee, stili di vita, comportamenti, valori, consumi passano attraverso la propaganda-intrattenimento; ad es. del commissario Rocca. 
I possessori della comunicazione sono i possessori delle nostre menti. 
Il centrosinistra la pensa come Berlusconi; i suoi dirigenti non sono dei politici ma degli attori che partecipano insieme a quelli di centrodestra alla comunicazione di oggi.  

Il 20% di italiani usa internet e solo il 6% prende informazioni da internet.
Il concetto di globalizzazione esiste grazie alla comunicazione che è diventata un  elemento strutturale dell’economia. L’intero sistema, privato della comunicazione, crollerebbe nel giro di una settimana. 
Bisogna fare una battaglia popolare. Tana de Zulueta, ad esempio, ha presentato un progetto di legge di iniziativa popolare per ri-impadronirci della tv; non solo della Rai. Per democratizzare il sistema comunicativo.

Nel contempo - da parte nostra - bisogna costruire un diverso livello di analisi collettiva; fare dei centri studio e dei gruppi di lavoro sulla comunicazione dove discutere, condividere e far venir fuori conoscenze e idee nuove. 

Dobbiamo essere capaci di porci dei precisi obiettivi da perseguire con una strategia chiara. Il primo obiettivo è il controllo democratico dell’intera comunicazione italiana.

Giulietto Chiesa ha concluso così: La comunicazione non è un problema, è il problema!      


- Proposte a cura di Leopoldo Bruno -

Dobbiamo porci il problema del collegamento nel Movimento, oltre che informare e comunicare con l’esterno. 
Gli strumenti più agevoli di collegamento, a minor costo, e che – a mio parere – vengono sfruttati ancora troppo poco, sono i nuovi mezzi di comunicazione. Mi riferisco quindi alle possibilità di internet ma anche al dialogo con cellulari e ai messaggini.
Di esempi con risultati straordinari ce ne sono già stati. 
Il primo in Spagna nel marzo 2004; quando, grazie al tam tam fra i cittadini, sono scesi in piazza alcuni milioni di spagnoli che nel giro di tre giorni hanno capovolto l’esito dei sondaggi elettorali e accompagnato al governo la sinistra. L’altro caso proprio in Italia, quando più di quattro milioni di persone in ottobre si sono recate a votare in un’occasione non istituzionale come le primarie di una coalizione.  
In occasione di questi due eventi - anziché radio e televisione - sono risultati determinanti internet, telefonate e messaggini, oltre che le relazioni faccia a faccia. La comunicazione ma soprattutto il collegamento - che ha spinto all’azione - ha viaggiato così. 
I nuovi media sono stati trasformati e sfruttati come strumenti di partecipazione.   

Vista l’attuale situazione del Movimento, propongo in primo luogo di “allestire un  sito-agenda”. Che sia condiviso e legittimato a pubblicare in rete iniziative, incontri, manifestazioni, cene, riunioni di lavoro, concerti, convegni, ecc. Tutto ciò che si muove in Italia. Uno spazio pubblico-virtuale dal quale ricevere e a cui fornire informazioni. Predisposto per varie modalità di consultazione: per territorio, per tipo di iniziativa, per argomento trattato. 
Un luogo neutro, cioè senza alcun carattere di specifica rappresentanza politica; accreditato però da tutti. Il sito dell’intero Movimento.
Ovviamente, più viene aggiornato e tanto più risulta utile. Utile ad esempio a chi - recandosi in un altra città per lavoro, svago o quant’altro – ha voglia di partecipare alle iniziative del giorno; a chi ha in mente “qualcosa” e così trae spunto e idee da ciò che fanno in concreto in altre località; un sito utile a identificare le personalità che in quel momento apportano il proprio contributo in merito a quel tale specifico argomento; a chi ad esempio così scopre che in serata - a pochi chilometri di distanza - c’è un ospite conosciuto e interessante, che quindi si può invitare e sfruttare per organizzare – con il minimo sforzo - un’iniziativa in casa propria per il primo pomeriggio. 
Un sito utile semplicemente a sapere con il giusto anticipo le varie date. 
 
La seconda proposta è quella di sviluppare sul territorio una rete di Centri di servizio a disposizione del movimento. Cominciare lì dove il terreno è più fertile. Dei “facilitatori-agevolatori”  che si occupino di settori di attività come l’informazione, la comunicazione, la consulenza, la promozione. A favore di gruppi grandi e piccoli. Centri di servizio che – partendo tranquillamente da poco - mettano a disposizione strumentazione di base come fotocopiatrici, pc, video, ecc. e facciano da tramite per contatti con persone che all’occorrenza possono aiutare i gruppi ad affrontare al meglio l’attività e la complessità dei problemi. Metter su dei moltiplicatori, magari con sole tre persone che si danno da fare... 
Insomma, ottimizzare idee e risorse; mettere a disposizione strumenti e persone. Ritengo che le pre-condizioni siano - come nella precedente proposta – che questi Centri non abbiano funzione di rappresentanza politica e che gli venga attribuita una legittimità condivisa.
Potranno nel tempo rappresentare anche un effettivo contrasto verso eventuali processi di auto-referenzialità dei gruppi; derive che avvengono giorno dopo giorno, senza quasi accorgercene. 
L’obiettivo finale è creare dei punti di condensazione operativa e – perché no - di confronto di idee e libero sviluppo di conoscenze. 
A ben vedere, oltre che essere proposte aggiuntive quelle qui presentate hanno tutte un filo rosso che le tiene. 
Sia il Comitato per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq e Radio Città Aperta, sia Giulietto Chiesa sia chi scrive – se posso permettermi - prospettiamo dei piccoli legami. Lavorare insieme con il rispetto dell’identità, arricchendo.

24/2/6 – Leopoldo BRUNO