Newsletter Osservatorio Iraq: 04/2006







Newsletter Osservatorio Iraq

04/2006

03 - 20 febbraio 2006




Il 9 febbraio la Camera ha definitivamente
<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1943>approvato
il decreto all’interno del quale era stata inserita anche la proroga della
missione in Iraq. In assenza di discussione, a causa della fiducia posta
dal governo sull’intero decreto, è stato impossibile avere, dai ministri
competenti, le risposte su alcune questioni emerse recentemente, e che
gettano una luce oscura sull’intera missione. Del resto, come
<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1930>afferma
il vice presidente della Commissione Esteri della Camera, Dario Rivolta,
sparare su un ambulanza è un episodio marginale rispetto alla strategia
politica di inviare un contingente in Iraq.

Non è stato affrontato nemmeno il problema degli interessi delle potenze
estere sul petrolio iracheno, né tanto meno dell’interesse dell’Italia sul
petrolio di Nassirya. Il rapporto dell’organizzazione britannica Plattform,
recentemente
<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1950>presentato
anche in Italia,  indica con chiarezza quali costi comporterà per l’Iraq
affidare il proprio petrolio alle multinazionali straniere, e quanto poco
filantropica sia la loro missione.

 Salman Daud, del sindacato dei lavoratori del petrolio del sud dell’Iraq,
di recente in Italia nell’ambito del progetto “Ponti di pace”,
<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1928>rivendica
il diritto della sua gente a gestire da sé la propria economia.

Impresa quasi disperata in questa situazione, poiché difficilmente gli
Stati Uniti accetteranno di mettere nel bilancio passivo gli alti costi
della guerra da loro condotta, che finora non hanno
<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1960>trovato
giustificazione, e che potrebbero aumentare di molto se i soldati
statunitensi restassero ancora per anni : secondo uno studio condotto da
Joseph Stiglitz e Laura Bilmes, è ipotizzabile una cifra di
<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1916>mezzo
trilione di dollari . L’amministrazione Bush ha ancora la possibilità di
uscirne, certo perdendo quanto finora investito, ma almeno non di più: è la
strategia consigliata da
<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1923>Phyllis
Bennis e Erik Leaver:”Con oltre 2.200 vittime Usa, decine di migliaia di
morti iracheni, più di 250 miliardi di dollari spesi, e i pochi membri
della coalizione internazionale rimasti che stanno facendo le valigie,
l’unica questione in sospeso non è quando ma in che modo portare a casa le
truppe Usa”.



E l’Iraq, intanto? Il paese cerca di fare i conti con una transizione
politica che si è conclusa solo sulla carta, ma i cui nodi sono ancora
tutti strettamente intricati: si
<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1929>attende
ancora un governo, nonostante siano passati oltre due mesi dalle elezioni,
e intanto occorre fare i conti con quello che da tempo si diceva, e che
adesso trova conferme e ammissioni: in Iraq esistono
“<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1959>squadroni
della morte”, al servizio – si ipotizza – di alcuni dei partiti al governo.


Niente di questo è una novità: ma per i giornalisti occidentali capire e
<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1911>raccontare
quello che succede in Iraq è diventato ormai quasi impossibile, e in questo
silenzio, a volte, il racconto arriva quando è troppo tardi.





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