PER AMORE DELLA GIUSTIZIA



Ricevo e inoltro da Padre Nandino Capovilla di Pax Christi
Nathan Never
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Sempre più rara, nella confusione alimentata quotidianamente dai media per nascondere la verità dell'etnocidio palestinese, è una voce insieme libera e coraggiosa, limpida ed evangelica come quella di Betta che, dopo l'ennesimo tentativo del direttore del settimanale Gente Veneta di affossare ogni critica e denuncia, ci invita a resistere tutti con più coraggio: "Per amore della giustizia non tacerò!"*/
*/Nandino Capovilla

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*/COSI' NON AIUTIAMO LA PACE/*
*//* Stare da una o dall'altra parte. Dare spazio a tutte le voci 'sul campo'. O ancora esaminare il dramma del conflitto israelo-palestinese in tutte le sue complesse sfaccettature, affinchè il lettore si renda conto e scelga... da che parte stare!
*No, no, caro don Sandro. Così non aiutiamo la pace.*
Non è la ricerca di sommessi equilibrismi, di voci alternate per non turbare il coro che porteranno a dibattere seriamente sulla pace in Terra Santa. Dicendo in qualche modo: "noi diamo spazio ad entrambe le parti", significa paradossalmente porsi in un'ottica di parte, perchè si accetta quest'ottica come inesorabile. Siamo abituati a ragionare così in guerra, me ne rendo conto. Il nostro immaginario, davanti ad un conflitto, individua 'le parti', ossia gli Stati, la posta in gioco, le strategie... *Ma questa non è una guerra tra due Stati.* Qui c'è uno Stato riconosciuto, Israele, che occupa militarmente il territorio di uno Stato che ancora non c'è, quello palestinese, e così facendo uccide, umilia e lede sistematicamente i diritti civili di tre milioni e mezzo di persone. Qui c'è uno Stato che viola ripetutamente le rioluzioni ONU e che, per quanto riguarda il muro, non ha minimamente considerato i pronunciamenti che sulla sua costruzione hanno dato nel luglio 2004 la Corte Internazionale di giustizia dell'Aja e l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. *Non si tratta allora di mantenere una sobria equidistanza* per non turbare chissà quali equilibri. Si tratta, come cittadini e come cristiani, di avere la voglia e il coraggio di spendersi per la giustizia, quando questa viene palesemente calpestata a danno dei più deboli ultimi. *Io, caro don Sandro, non mi sento una delle voci filopalestinesi che avete intervistato per mantenere una giusta moderazione sul vostro giornale.* *Se devo per forza essere filo qualcosa, allora sono filo-legalità internazionale.* E' questo il punto da tener presente. E quando lo Stato d'Israele calpesta le regole della comunità internazionale io, proprio perchè mi sento vicina agli israeliani tanto quanto ai palestinesi, e lo ribadisco con forza, non posso tacere. *Per amore della giustizia, della pace fondata sul diritto e non sugli unilateralismi del più forte.* E allora ecco che stare dalla parte del rispetto della legalità non sarà uno sterile mettersi 'super partes', ma 'tra' le parti: tra tutti quegli uomini e quelle donne, israeliani e palestinesi, che con fatica ma anche con paziente fiducia intessono ancora e ancora trame di incontro e di dialogo. Ecco perchè un'intervista come quella pubblicata dal suo giornale, mi permetta, non è un buon servizio alla pace. Perchè non si tratta di aprire un dibattito 'muro sì' o 'muro no' portando al cospetto dei lettori differenti opinioni, come in altri casi ovviamente è giusto e opportuno fare. Così si confondono le idee, anche senza volerlo. La comunità internazionale, ad alta voce, si è già legittimamente pronunciata su ciò che è giusto e buono per arrivare alla pace rispettando i diritti di tutti. // /cordialmente/
/Elisabetta Tusset /