Ocalan



BRIEFING INIZIATIVA INTERNAZIONALE

Legge Ocalan? Leggi speciali nel nuovo diritto turco
Dal 1° giugno 2005 gli avvocati di Abdullah Ocalan non hanno più alcun
contatto con il loro assistito. Ai familiari del leader kurdo, in maniera
del tutto arbitraria, da tre mesi vengono vietati i permessi per far visita
al loro parente. Secondo i suoi avvocati, lo stato di salute di Abdullah
Ocalan è sensibilmente peggiorato durante il primo semestre del 2005. A
seguito dello stato di totale isolamento, non si conoscono le attuali
condizioni del leader kurdo.



Nell’ambito del processo di adeguamento alle richieste dell’UE, la riforma
del diritto penale turco ha ottenuto lodi e riconoscimenti. All’ombra delle
riforme UE, meno conosciute sono tuttavia le norme speciali, che in fin dei
conti mettono nuovamente in discussione le riforme attuate. Questa
situazione è ampiamente manifesta nel caso Ocalan.



1. Nell’ambito della riforma del diritto penale turco sono state certamente
create le premesse giuridiche per l’attuazione delle sentenze della Corte
Europea per i Diritti Umani. A tal proposito è stato aggiunto un capoverso
al paragrafo 327 della Legge n. 2006, nel quale si fa riferimento al suo
vincolo giuridico. Tuttavia, nel nuovo Codice Penale (Legge n. 5353,
paragrafo 311), al secondo capoverso, viene formulata la restrizione in
base alla quale il tutto ha validità solo per i casi successivi al 4
febbraio 2003. E dunque, secondo il nuovo codice di diritto penale turco,
non è possibile riaprire il procedimento Ocalan, come richiesto dalla Corte
Europea per i Diritti Umani. Parimenti, altre novanta persone sono colpite
da tale norma speciale, che viene definita, nell’ambito dell’opinione
pubblica turca, come “lacuna Ocalan”.



2. Le modifiche ai paragrafi 22 e 151 del nuovo codice penale hanno una
diretta ripercussione sull’esercizio dell’attività degli avvocati. I
succitati paragrafi si riferiscono agli avvocati difensori in cause penali
i cui assistiti sono accusati di “reati di terrorismo” o sono stati
condannati per tali reati.  sono stati condannati.  Basta un vago sospetto
di “assistenza-collaborazione” a favore del proprio assistito per dare il
via a un procedimento istruttorio nei confronti di tale avvocato. Per
l’intera durata del procedimento egli viene sollevato d’ufficio
dall’incarico verso il suo assistito. La  presunzione d’innocenza, propria
d uno stato di diritto, cessa d’essere in vigore. Basta semplicemente una
richiesta del pubblico ministero. Per l’intera durata del procedimento non
è concesso all’avvocato di far visita al suo assistito o di operare in
altro modo in suo favore.
In riferimento al contesto temporale, va detto che  le modifiche di legge
sopraccitate sono entrate in vigore prima della sentenza della Corte
Europea per i Diritti Umani sul caso Ocalan. Le discussioni al riguardo nel
Parlamento turco e le relative dichiarazioni dei rappresentanti del governo
fanno pensare che il caso Oalan abbia svolto un ruolo determinante nella
formulazione delle modifiche di legge e delle norme speciali. Esse sono
entrate in vigore il 1° giugno 2005. Qualche giorno dopo, a 6 avvocati
difensori di Abdullah Ocalan fu ricusato il mandato. Col tempo di fatto 12
dei suoi legali sono stati colpiti da un divieto di svolgere la propria
professione. Mai, finora, si era verificata una situazione di tal genere.



3. Anche la seguente modifica dell’ordinamento sul regime di detenzione è
in relazione con il caso Ocalan. Con il paragrafo 5 delle legge sul regime
di detenzione, del 25 maggio 2005, cessa di valere il principio della
riservatezza dei colloqui del legale con il proprio assistito, in base al
quale i colloqui tra loro dovrebbero svolgersi in assenza di controlli e
non dovrebbe essere possibile prelevare la documentazione in possesso della
difesa. Ora basta un vago sospetto di  “assistenza-collaborazione”far sì
che siano registrati, a mezzo di  supporti audio, i colloqui tra avvocato e
assistito, che avvengono in presenza di un funzionario dell’istituto di
pena, che può sequestrare la documentazione della difesa o farne delle
fotocopie.



Questa misura avrebbe come scopo d’impedire una presunta coordinazione tra
i “terroristi” in libertà e quelli in carcere. Anche in questo caso è
sufficiente una semplice richiesta del pubblico ministero, sulla quale deve
pronunciarsi il giudice di sorveglianza. Tale giudice  deve decidere sulla
eventuale pubblicazione della documentazione sequestrata alla difesa.
Sinora, tale misura è stata applicata solo contro gli avvocati di Ocalan,
in occasione del loro ultimo colloquio con l’assistito, svoltosi il 1°
giugno 2005.  Tutto il colloquio venne registrato alla presenza di un
funzionario dell’istituto penitenziario e l’intera documentazione fu
sequestrata.



Quanta fissazione sul caso Ocalan  e sull’irrisolta Questione Kurda vi sia
da parte del legislatore turco, nell’ambito dei suoi sforzi riformatori del
diritto turco, lo dimostra chiaramente il discorso di Ersonmez Yarbay,
parlamentare turco membro del partito di governo AKP, tenuto in occasione
del dibattito all’Assemblea Nazionale sulla riforma della legge penale.
Egli ha proposto una legge speciale in riferimento all’isola-prigione
d’Imrali invece del varo d’una legge che limiti massicciamente i diritti di
tutti i cittadini.


Non si è ottenuta una aperta maggioranza per una Lex Ocalan. Infine essa è
giunta sotto la veste d’una riforma.

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L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA