Progetto saltimbanchi, diario di bordo 2 e 3



Rigiro la seconda e terza puntata dei messaggi di Andreas e Stefano

a presto

Bartolomeo Antonio Scalzi


diario di bordo 2

Tanti saluti e buona pasquetta a voi tutti.

Grazie per le risposte ricevute, mi fanno sentire che, comunque, anche se sembriamo tutti disgregati e dispersi in realtà non è cosi. Quindi continuerò a mandarvi i miei racconti per farvi partecipe a questa spedizione saltimbanchesca in terra lontana, a presto...

Vi scrivo di nuovo dal campo di Dehesheih.............

Cosa scrivere mi chiedo. Come faccio a descrivere la situazione che si vive qui, tra la noia e un’attività frenetica, di fare qualcosa per fare qualcosa, cosa facciamo? Ho l'impressione che ci sono delle attività, delle iniziative, però è molto difficile riuscire veramente a concentrarsi a portare avanti qualsiasi discorso. Noto una dispersione generale.

Sarà una caratteristica non troppo sconvolgente e in comune ad altri ghetti o situazioni di disagio sociale però in questo momento la viviamo sulla nostra pelle ed è possibile percepire di più cosa significa.

Purtroppo la situazione è grave.

Facciamo il nostro spettacolo, che sta crescendo e sento che veramente possiamo dare qualcosa, alle volte la situazione, però è talmente difficile che non riusciamo a trasformare la realtà e siamo noi ad essere travolti, per esempio, dalla baraonda di magari 300 ragazzini scatenati, con i maestri a fianco che stanno parlando d'altro, e manca solo che li portiamo il caffè.

La situazione è complessa, e non sta a noi a giudicare, però alle volte un po' di considerazione in più non guasterebbe. Comunque, lo spirito nostro è alto e andremo avanti. Il lavoro d'artista indipendente è difficile ovunque e alle volte bisogna lottare a 360 gradi.

Per il resto siamo presenti qui nel campo, discutiamo, ascoltiamo racconti del fratello arrestato, delle umiliazioni ai check point, dell'impossibilità di movimento, della noia mostruosa. Però assistiamo anche ai ragazzi che cantano la loro musica, che ballano, che c’insegnano qualcosa. La comunità e forte e al suo interno c'è gente in gamba, che ha capito benissimo che è l'ora di cercare prospettive, di parlare della quotidianità, di dare speranze e di aprire la mentalità. C'è stanchezza della lotta, dei morti, qui c'è tanta voglia di vivere in pace, di muoversi diversamente. Un processo complesso, perché c'entra comunque la libertà, la giustizia. Per ora non ci sono soldati qui in zona, e questo è l'unica differenza di prima. Stanno al di là del muro e guardano, osservano cosa succede in questa gabbia. Vi ricordo che stiamo parlando di 120.000 persone circondate da un muro che, quando sarà completato, sarà di 8 m d’altezza, .

Qui si vive giorno per giorno e si deve fare un'operazione mentale per non pensare alle prospettive. Altrimenti non ce la fai, cioè è difficile pensare di stare in una prigione, con l'unico reato d'essere nato in Palestina da genitori palestinesi.
Ora vi saluto, fra un po' andiamo a fare lo spettacolo al SOS orfanotrofio a Bethlehem, tocca preparare la valigia, respirare forte e tuffarsi in un'altra avventura... a presto


diario di bordo 3

Hello everybody, fadall, wellcome, ciao a tutte/i

Oggi è venerdì, primo aprile, scriviamo sempre da IBDAA, centro culturale/giovanile del campo di Deheisheh.  La nostra tournee si sta sviluppando alla grande, fin quanto sia sostenibile un’affermazione del genere.

Lavoriamo la mattina nelle scuole e negli asili e al pomeriggio nelle strutture dei campi profughi della zona.

Lo spettacolo è cresciuto e ha preso delle forme bellissime, di grande interazione dalla parte dei bambini e di grande liberazione attraverso la risata. Creiamo momenti di benessere temporaneo e, in quanto temporaneo, allo stesso tempo di grande valore di distensione.

Siccome il tempo qui scorre in una dimensione particolare ci sembra di essere qui da tantissimo tempo.

Lo spettacolo ad Aida camp era un momento speciale, 200 bambini che vivono a 50 m dal muro di separazione.

Il centro è stato distrutto 2 anni fa dall’esercito israeliano ed è stato riaperto solo un mese fa e noi eravamo la prima grande iniziativa che hanno messo in piedi. Un cerchio di 200 bambini che ci ha avvolto con un’energia pazzesca, tanto da farci venire i brividi.

Ormai corriamo rischio di essere travolti, però da vecchi lupi abbiamo trovato modi di attivare tutti bambini attraverso movimenti e suoni semplici che li riportano in ascolto a ad essere attenti. Veramente un’esperienza unica.

Nel campo di Aida hanno grossi problemi con i ragazzi, perché essendo diventato il posto di "confine" ci sono tuttora incursioni continue dell'esercito, scaramucce, i ragazzini pensano solo a scontrarsi, e a combattere.

Tanti non sanno, o hanno problemi con il leggere e lo scrivere.

Il centro li vorrebbe accogliere e portare l'attenzione via dallo scontro e farli pensare un po' di più e sè stessi, un’impresa eroica con un muro di cemento alto 8 metri davanti al naso. Ancora è da finire. il muro, cioè si passa ancora per i campi a trovare lavoro in Israele. Dicono che tutte le mattine c'è il gioco di gatto e topo tra l'esercito israeliano e la gente che va a cercare lavoro a Jerusalem clandestinamente, con la conclusione del muro anche questa possibilità non ci sarà più. Si teme il momento della chiusura totale.

Chiunque che sentiamo si esprime in modo simile, stanchezza , l'impossibilità di vedere una soluzione nel conflitto, il desiderio di una vita libera, e di sapere quanto sarà difficile da raggiungere.

Un amico la metteva cosi: beh, non ci sarà una soluzione e quindi ora viviamo cosi, magari chi verrà dopo di noi troverà un'altra via, cosa possiamo fare?  

Si parla di relativa calma, di un periodo più tranquillo e basta. Non si vedono né soluzioni, né miglioramenti dei problemi della vita quotidiana...

Quindi anche io vi saluto, mi sta aspettando il pranzo, per favore non esitate a fare domande o dare commenti, siamo qui anche per voi.

 

Ps: nel frattempo si è fatto domenica, mi sono fatto un autopesce d’aprile, e mi sono incasinato incredibilmente con la lista per mandare l'ultimo e questo diario di bordo venerdì scorso. Spero di esserne venuto fuori, scusate per eventuali ritardi o doppie mail etc. aspetto sempre le vostre domande e sollecitazioni.

Oggi siamo a Jerusalem (est), nel Comunity Care Center, ci aspettano 400 bambini fra un ora si comincia, per fortuna ci sono altri spettacoli oltre a noi. Qua fa un freddo boia, si doveva lavorare nella città vecchia, però ora siamo al chiuso.

A presto, tanti saluti...andreas.

 
Andreas e Stefano
Berretti Bianchi onlus
Corpi civili di pace in Palestina
Info: 00972528662760