Re:MEMRI - Elezioni irachene



Di quale paese state parlando? credevo che l'Itak fosse un paese in guerra... e
voi (del Memri) biascicate di elezioni!
Tutto viò che è umano mi coinvolge (scriveva Godwin): ma forse il vostro senso
di umanità non è il mio...
Dante Bedini



To          : pace at peacelink.it
Cc          : 
Date      : Sun, 2 Jan 2005 23:52:31 +0100
Subject : MEMRI - Elezioni irachene 'Necessario rispettare la data stabilita'

> MEMRI
> THE MIDDLE EAST MEDIA RESEARCH INSTITUTE
> 
> Inchieste & Analisi N. 199 - Iraq
> 
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>
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> 
> 
> Elezioni irachene (I): La necessità delle elezioni nella data stabilita
> 
> di Nimrod Raphaeli*
> 
> Introduzione
> 
> Un'elezione è un esercizio di scelta, nel soppesare i meriti delle forze
> politiche in lizza e i programmi alternativi. Al popolo iracheno, per mezzo
> secolo, è stato negato il diritto di scegliere. Nelle ultime "elezioni"
> tenute in Iraq nel 2002, Saddam Hussein ottenne, in effetti, una
> percentuale di voti più che perfetta: non solo il cento per cento
> dell'elettorato, ma anche l'ex presidente algerino, nonché ospite-votante,
> Ahmad Ben Bella votò per la "rielezione" di Saddam.
> 
> Le previste elezioni in Iraq, programmate per il 30 gennaio 2005, sono
> volte a mettere fine alla farsa politica di Saddam e offrire al popolo
> iracheno un'opportunità, libera e trasparente, di scegliersi i propri
> governanti. L'ultima volta in cui gli iracheni elessero un consiglio
> costituzionale fu durante la monarchia nel 1924. A quell'elezione
> parteciparono tre partiti politici, mentre 226 partiti e gruppi sono stati
> ammessi, dall'Alta Commissione Elettorale, a partecipare all'elezione del
> 2005 dell'Assemblea Nazionale Provvisoria, che conterà 275 membri. (1)
> L'Assemblea Nazionale esprimerà un nuovo governo e preparerà una nuova
> costituzione, dopo di che verrà sciolta per dar vita a un nuovo parlamento
> che sarà eletto successivamente alla promulgazione della nuova costituzione.
> 
> Aspetti legali delle elezioni
> 
> Le elezioni irachene sono regolate dalla Legge n. 92 emessa dall'Autorità
> Provvisoria di Coalizione (CPA) il 31 maggio 2004, che ha fissato per il 31
> dicembre 2004, e non oltre il 30 gennaio 2005, il termine ultimo per lo
> svolgimento della consultazione elettorale nazionale. La legge elettorale
> prevede alcune importanti disposizioni:
> 
> ·         L'Iraq sarà considerato un'unica zona elettorale.
> ·         Il sistema elettorale è quello della rappresentanza proporzionale
> (il numero di seggi per ogni partito o coalizione in lizza sarà
> proporzionale al numero totale di voti ricevuti in tutto il paese).
> ·         Nessuna lista dovrà avere meno di 12 candidati e non più di 245.
> ·         Il 25% dei seggi dovrà andare a donne.
> 
> 
> Il Professor dott. Haydar Adham al-Ta'i, sul quotidiano iracheno al-Mada,
> ha illustrato i vantaggi e gli svantaggi del sistema proporzionale. Fra i
> vantaggi: (a) gli iracheni in esilio possono votare all'estero senza
> doversi presentare in un particolare distretto elettorale; (b) partiti
> piccoli e minoranze possono competere contro partiti più grandi. Il
> maggiore svantaggio consiste nel fatto che la frammentazione di voti fra
> così tante liste elettorali potrebbe portare a instabilità politica. (2)
> 
> I contrari al proporzionale sostengono che questo sistema potrebbe negare a
> una grande città come Mosul la rappresentanza dovuta, nel caso che motivi
> di sicurezza o altri problemi dovessero impedire di votare a un gran numero
> di cittadini. I contrari preferirebbero vedere i seggi all'assemblea
> nazionale assegnati ai distretti elettorali più importanti secondo
> l'ampiezza della popolazione, da calcolarsi in base ai tagliandi delle
> razioni alimentari. Altrimenti, un'alta percentuale nelle province "sicure"
> farebbe pendere la bilancia a svantaggio di province "variabili", come
> quelle del triangolo sannita, dove è probabile che il voto sia limitato.
> (3) Tuttavia, un commentatore ha proposto che gli elettori del triangolo
> sunnita non ricevano compensi se si astengono dal voto. E ha aggiunto
> intenzionalmente che i sunniti non sono riusciti ad adattarsi alla realtà
> post-Saddam, che sono stati pesantemente sconfitti a Falluja e che perciò
> hanno perso il loro potere di "pressione e di ricatto".(4)
> 
> Contrari alle elezioni alla data fissata
> 
> Molti di quelli che si oppongono al sistema proporzionale sono anche
> contrari a che si tengano elezioni alla data fissata. E' comprensibile che
> coloro che vennero emarginati sotto il regime di Saddam, ossia gli sciiti e
> i curdi, siano oggi i più entusiasti sostenitori del mantenimento della
> data fissata per le elezioni, mentre coloro che stanno per perdere lo
> status sperequato goduto nell'era Saddam (i sunniti) sono quelli che più
> premono per un rinvio. Nessuno, fra gli oppositori allo svolgimento delle
> elezioni, è più minaccioso del gruppo islamista noto come Jaysh Ansar
> al-Sunna (l'Esercito dei fedeli della Sunna), la cui opposizione trova le
> sue radici più profonde in un'interpretazione islamista del Corano. In una
> circolare sul loro sito Internet, l'Ansar al-Sunna sostiene che in un paese
> musulmano qualunque governo che non applichi fedelmente la Shari'a (legge
> islamica) è da considerarsi infedele. Esorta i fedeli a star lontano dai
> seggi elettorali e avverte che i mujahiddin assalteranno con la forza i
> seggi. (5) Lakhdhar al-Ibrahimi, il funzionario ONU che ha negoziato la
> transizione dal CPA al governo provvisorio, ha aggiunto il suo parere
> "privato" per rimandare le elezioni, poiché non si possono tenere "nelle
> attuali circostanze". (6) Tuttavia al-Ibrahimi, che è un musulmano sunnita,
> è stato accusato di parzialità dagli sciiti iracheni. Il recente matrimonio
> della figlia di al-Ibrahimi con il fratello del re Abdullah, che ha
> strombazzato l'avvertimento di Washington su una presunta Mezzaluna
> iraniana che comprenderebbe Iran, Iraq, Libano e Siria, può aver sollevato
> dubbi sulla sua neutralità.
> 
> Segnali contrastanti da personalità irachene
> 
> Segnali diversi e spesso contraddittori da parte di alti esponenti iracheni
> sulla data fissata per le elezioni possono aver favorito i sostenitori del
> rinvio. Nel corso della visita a Bush, il presidente iracheno Ghazi
> al-Yawer ha dichiarato che le elezioni si terranno alla data stabilita. Il
> primo ministro ad interim, Ayad Allawi, ha dichiarato il suo impegno a
> tenere le elezioni come stabilito, ma ha aggiunto l'avvertimento che se il
> popolo iracheno ha un'opinione diversa "deve far pressione sul governo" per
> rimandare le elezioni. (7) Un paio di settimane prima, il partito di
> Allawi, l'Accordo Nazionale (al-Wifaq al-Watani), si è unito a un gruppo di
> 18 altri partiti politici che chiedono il rinvio di sei mesi delle
> elezioni. (8)
> 
> Anche il ministro della Giustizia Malik Dohan al-Hassan ha chiesto un
> rinvio fino a quando le attuali condizioni di sicurezza non siano
> migliorate e ha avvertito che tenere le elezioni alla data fissata potrebbe
> innescare una guerra civile. (9) Il ministro della Difesa Hazim al-Sha'lan
> ha detto categoricamente al quotidiano londinese Al Sharq Al Awsat di non
> avere progetti per garantire la necessaria sicurezza ai candidati e agli
> elettori, perché gli iracheni "non sanno chi è il candidato e chi è
> l'elettore". Nel frattempo, il ministro per la Sicurezza nazionale Kassim
> Daoud ha dichiarato che nessuno ha l'autorità per rimandare le elezioni.
> (10) E questo forse rappresenta la verità fondamentale, perché la
> Risoluzione n.1546 (2004) del Consiglio di Sicurezza, che ha costituito il
> governo ad interim, ha anche fissato la data delle elezioni. Un cambio
> pertanto richiederebbe una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza,
> che è improbabile venga approvata, dato l'impegno degli Usa per la data del
> 30 gennaio. (11)
> 
> Allawi ha avanzato una nuova proposta: le elezioni si potrebbero tenere su
> un periodo di 15 o 20 giorni per garantire la sicurezza dei seggi e
> proteggere dagli attacchi terroristici la gente in coda per votare. Questa
> particolare proposta ha trovato eco favorevole fra i partiti politici
> iracheni e da parte dell'Alta Commissione Elettorale. Oltre all'aspetto
> sicurezza, un periodo elettorale allungato spingerebbe al voto un maggior
> numero di persone e darebbe ai risultati maggiore validità. (12) Il
> ministro degli Interni, che avrà un ruolo determinante nella preparazione
> della registrazione degli elettori e nella gestione del processo
> elettorale, si è detto favorevole all'idea di un periodo elettorale
> allargato. (13)
> 
> Questo stato di confusione e incertezza può davvero riflettere l'instabile
> situazione di sicurezza, ma può anche riflettere le manovre dei vari
> politici per conquistare voti in un paese dove la stragrande maggioranza
> dei cittadini non ha mai espresso un voto in una libera elezione. In
> aggiunta, esiste in realtà il rischio da non sottovalutare che capitribù e
> Imam di moschee guidino i loro seguaci a votare en masse in maniera
> prevedibile.
> 
> Il ruolo dell'Ayatollah al Sistani
> 
> Durante tutto il processo di transizione politica dall'Autorità Provvisoria
> della Coalizione al Governo ad interim, il Grande Ayatollah Ali al Sistani,
> la figura religiosa sciita più importante e influente in Iraq, ha sempre
> sostenuto con grande convinzione che libere elezioni in tutto il paese sono
> l'unico modo per ridare legittimità al governo iracheno e mettere fine
> all'occupazione.
> 
> L'introduzione in Iraq della rappresentanza proporzionale, come metodo
> elettorale, ha offerto all'Ayatollah al Sistani l'opportunità per creare
> una lista nazionale di candidati dalla base ampia ma non del tutto
> settaria. Con l'aiuto di un comitato composto da sei eminenti personaggi,
> fra i quali il suo presidente, il dott. Hussein al Shahrestani - uno
> scienziato nucleare imprigionato dal regime per essersi rifiutato di
> cooperare ai programmi di armamento di Saddam - è stata presentata all'Alta
> Commissione per le Elezioni una lista chiamata "Alleanza Irachena Unita".
> Nell'arco di due mesi la commissione, consultatasi regolarmente con al
> Sistani, ha messo insieme una lista nazionale di 228 candidati che
> comprende i maggiori partiti politici sciiti come il Consiglio Supremo
> della Rivoluzione Islamica in Iraq (SCIRI) e il Partito al-Da'wa, al fianco
> di rappresentanti di gruppi curdi, sunniti, turcomanni e cristiani. Della
> lista fa parte anche un movimento che si chiama il Consiglio Politico
> Sciita, comprendente 38 fra gruppi e partiti messi insieme dal Dr. Ahmad
> Chalabi, il leader del Congresso Nazionale Iracheno. Vi hanno aderito anche
> elementi della tribù Shammar, la più grande del nord del paese e quella a
> cui appartiene il Presidente ad interim al Yawer, sebbene quest'ultimo
> abbia costituito un'altra lista per conto suo. (14) Al Shahrestani ha più
> volte dichiarato che la lista non è sciita ma nazionale. (15)
> 
> A differenza dei leader religiosi sciiti iraniani, al Sistani è sempre
> stato consapevole e attento alla struttura etnica, religiosa e culturale
> della società irachena. Non ha mai detto nulla né compiuto alcuna azione
> che potesse far pensare a un suo tentativo di condurre l'Iraq verso
> un'autocrazia di tipo iraniano. Anzi, viene citata una sua affermazione
> secondo la quale egli non avrebbe nulla da obiettare se un cristiano
> venisse eletto presidente dell'Iraq purché abbia i requisiti necessari. (16)
> 
> Della lista di Al Sistani non fanno parte Muqtada al Sadr o alcuni dei suoi
> seguaci. Inizialmente si diceva che al Sadr appoggiasse la lista unificata
> e i suoi seguaci ne fossero esclusi solo perché non si erano iscritti come
> partito politico. (17) Ma il 10 dicembre, il giorno dopo la presentazione
> della lista, al Sadr ha denunciato le elezioni nel suo sermone del venerdì
> accusandole di contribuire alla divisione etnica. È inoltre corsa voce che
> egli appoggi una lista "indipendente". (18) Dato il carattere assai
> mutevole di al Sadr nulla di ciò che dirà o farà, prima o dopo le elezioni,
> dovrebbe stupire più di tanto.
> 
> L'appello religioso
> 
> A Najaf, per portare gli elettori alle urne, si è mobilitata la Hawza
> sciita. La seconda figura sciita più importante, il Grande Ayatollah
> Muhammad al Ya'qoubi, ha emesso una fatwa (editto religioso) che equipara
> l'atto di votare a due fra i dogmi più significativi dell'Islam: la
> preghiera e il digiuno. Mentre questi due dogmi sono obblighi individuali,
> il voto, ha sottolineato Al Ya'qoubi, ha a che fare con "il destino della
> nazione". Egli ha lanciato un appello a tutti gli iracheni, dentro e fuori
> dall'Iraq, perché partecipino alle elezioni e ne garantiscano l'integrità.
> (19) Al Sistani ha aggiunto che astenersi dal voto "è un tradimento contro
> la nazione". (20) Un terzo leader religioso, l'Ayatollah al Sayyid Hadi al
> Madrasi, presidente dell'Associazione dei Religiosi iracheni, un ombrello
> che riunisce vari religiosi e studiosi sciiti, ha anche avvertito che un
> rinvio delle elezioni equivarrebbe a subordinare l'interesse della
> maggioranza (ovvero gli sciiti) a quelli della minoranza. E che la pazienza
> della maggioranza non è infinita. (21)
> 
> Anche per le strade di Baghdad sono affissi grandi cartelloni che invitano
> i cittadini a votare. Uno di essi cita al Sistani: "Il tuo voto vale oro e
> anche più". (22) Al Sistani ha annunciato che sarà il primo iracheno a
> recarsi a votare il 30 gennaio per incoraggiare gli altri suoi connazionali
> a fare altrettanto. (23)
> 
> Il ruolo dei sunniti
> 
> Coloro che sono a favore di un rinvio delle elezioni sostengono che senza
> la partecipazione dei sunniti le votazioni perderebbero almeno parte della
> loro legittimità. Sebbene sia vero che alcuni esponenti religiosi sunniti
> abbiano chiesto il boicottaggio delle elezioni, la comunità sunnita non è
> un gruppo monolitico e non è assolutamente certo che i sunniti non si
> recheranno a votare. Anzi, vi sono segnali in senso contrario. Innanzitutto
> il presidente ad interim Ghazi al Yawer è sunnita e sta mettendo insieme
> una lista di sostenitori, tra i quali i membri della sua tribù Shammar, per
> partecipare alle elezioni. Vi è un gruppo intorno al vecchio politico
> sunnita Adnan al Pachachi che, dopo aver minacciato di boicottare le
> elezioni, ha deciso di prendervi parte. Allo stesso modo, il Partito
> Islamico Iracheno ha annunciato che parteciperà alle elezioni. Esiste anche
> una lista di candidati presentata da Sherif Ali bin Hussein, pretendente al
> trono iracheno, che è sunnita. In un intervista, Sherif Ali ha sottolineato
> l'importanza di partecipare alle elezioni per impedire che "alcune parti
> monopolizzino la scena politica". (24) Sono inoltre presenti alcuni
> candidati sunniti nella lista sponsorizzata dall'Ayatollah al Sistani.
> Quindi, sebbene sia possibile che i sunniti finiranno con l'essere sotto
> rappresentati nella nuova Assemblea Nazionale, non è assolutamente detto
> che non avranno una forte presenza. I sunniti devono comunque rassegnarsi
> alla nuova realtà che non li vedrà più come gli unici governanti dell'Iraq.
> 
> Un'evoluzione dell'ultimo minuto nella loro posizione potrebbe indicare un
> qualche ammorbidimento nell'atteggiamento dei sunniti verso lo svolgimento
> delle elezioni. Sebbene l'Associazione dei Religiosi Musulmani, la più
> importante organizzazione religiosa sunnita in Iraq, continui a opporsi al
> timing delle elezioni, il suo portavoce, il dott. Mohammad Bashar al
> Faidhi, ha dichiarato alla Saudi Press Agency che il suo movimento era
> pronto a negoziare con il governo iracheno "e persino con gli americani"
> per raggiungere un accordo finale che risolva l'attuale crisi nel paese.
> (25)
> 
> Le altre liste di candidati in lizza
> 
> Come la lista appoggiata da al Sistani, anche i due maggiori partiti curdi,
> l'Unione Patriottica del Kurdistan (UPK) di Jalal Talabani e il Partito
> Democratico del Kurdistan di Masud Barazani (PDK), hanno unito le proprie
> forze presentando una lista congiunta. In base all'accordo tra i due
> partiti curdi, Talabani cercherà di ottenere un incarico a livello
> nazionale mentre Barazani guiderà la regione curda nel nord. Anche per il
> parlamento curdo presenteranno una lista congiunta. (26) Un sistema a
> rappresentanza proporzionale li favorirebbe a causa della presenza di forti
> gruppi curdi a Bagdad e nel triangolo sunnita, oltre che in Europa e negli
> Stati Uniti. Jalal Talabani ha dichiarato che, dopo le elezioni, i curdi
> insisteranno per ottenere una delle due posizioni chiave in Iraq, ovvero
> quella di primo ministro o di presidente. (27) Alleandosi in una lista
> congiunta, i curdi eviteranno di fare campagna elettorale l'uno contro
> l'altro e riusciranno invece a concentrarsi su questioni per loro di
> importanza fondamentale, e cioè il federalismo, il futuro di Kirkuk e la
> stesura della nuova costituzione dopo le elezioni. (28)
> 
> Il presidente ad interim dell'Iraq ha formato una lista chiamata "Gli
> Iracheni" - una lista laica che comprende, fra i suoi membri più
> importanti, il ministro della Difesa Hazim al Sha'lan. (29) La tribù stessa
> di Al Yawer, Shammar, è divisa tra i sostenitori di al Yawer e quelli che
> appoggiano suo zio, che ha aderito alla lista di al Sistani. (30) Questa
> scissione è un altro buon segno che la divisione etnica in Iraq non è così
> marcata come alcuni oppositori delle elezioni vorrebbero far credere.
> 
> Particolarmente significativo è il fatto che, per la prima volta nella
> storia dell'Iraq, il Partito Comunista parteciperà apertamente alle
> elezioni nazionali; altrettanto significativo che un numero considerevole
> dei membri del partito sia sciita. Il segretario del partito, Hamid Majid
> Mousa, ha dichiarato al quotidiano al-Mada che il suo schieramento ha
> presentato una lista di 257 candidati, in rappresentanza di tutti i gruppi
> religiosi ed etnici. Tra questi candidati vi è Mufid al Jaza'iri, il
> ministro della Cultura ad interim. (31)
> 
> 
> Estensione del rispetto della scadenza
> 
> Per la scadenza del 10 dicembre, sono state presentate ufficialmente 55
> liste con 1337 canditati. (32) Questo rappresenta una media di circa cinque
> candidati per ogni seggio, una media che probabilmente raddoppierà per
> quando il processo sarà completato. Dato il gran numero di partiti e di
> gruppi, recentemente stimati a 233, nel tentativo di rispettare la scadenza
> del 10 dicembre l'Alto Commissariato per le Elezioni ha concordato di
> estendere la scadenza per presentare le liste di canditati di altri cinque
> giorni. La dilazione ha voluto anche dare ai canditati del triangolo
> sunnita un'ultima possibilità di farsi avanti con le loro liste di
> candidati. (33)
> 
> Preoccupazioni sulle elezioni
> 
> Escludendo eventi macroscopici e imprevedibili, le elezioni si svolgeranno
> secondo programma. Oltre al timore di subire violenze, molti iracheni
> potrebbero non andare alle urne trattenuti da ciò che percepiscono come
> problemi più pressanti che quello di andare a votare. I quotidiani iracheni
> hanno, negli ultimi giorni, scritto articoli sulla preoccupazione dei
> cittadini riguardo alla scarsità di approvvigionamenti di cibo, di
> elettricità e, ancora più grave, di benzina per le loro automobili. Non è
> inconsueto fare una fila di 24 ore per comprare 10 litri di benzina. Il
> mercato nero sta dilagando, evidenziando l'insoddisfazione nei confronti
> del governo di un paese che si estende sopra la più grossa riserva di
> petrolio al mondo. (34)
> 
> D'altro canto, la partecipazione di milioni di iracheni residenti oltremare
> potrebbe essere molto significativa i. In primo luogo, potranno votare
> senza i problemi di sicurezza che potrebbero influenzare il comportamento
> degli elettori in alcune aree dell'Iraq; e in secondo, molti di questi
> iracheni hanno vissuto in paesi occidentali e potrebbero apprezzare il
> valore fondamentale della democrazia. Per questa situazione, gli iracheni
> in esilio potrebbero optare di escludere i partiti o i gruppi che
> sostengono gli islamici o altre forme di ricette politiche estremiste.
> 
> * Dottor Nimrod Raphaeli è l'analista responsabile del programma di studi
> economici del Medio Oriente di MEMRI.
> 
> 
> Note
> 
> (1) Bagdad (Iraq), 15 Dicembre 2004.
> (2) Al-Mada (Bagdad), 4 Dicembre 2004.
> (3) Al-Ittijah Al-Akhar (Bagdad), 1 Dicembre 2004.
> (4) Saleh Bashir, "L'incertezza sunnita in Iraq alla vigilia delle
> elezioni," Al-Hayat (Londra), 5 dicembre 2004.
> (5)
> <http://armyofansar.8k.com/entekabat.htm>http://armyofansar.8k.com/entekabat.htm,
> 18 Novembre 2004.
> (6) Bagdad (Iraq), 8 Dicembre 2004.
> (7) Bagdad (Iraq), 4 Dicembre 2004. Questo quotidiano è edito dal Partito
> di Unità Nazionale, il partito di Allawi.
> (8) Al-Zaman (Iraq), 26 Novembre 2004.
> (9) Al-Sabah (Bagdad), 5 Dicembre 2004.
> (10) Al-Sabah (Bagdad), 6 Dicembre 2004.
> (11) Al-Mada (Bagdad), 11 Dicembre 2004.
> (12) Al-Sharq Al-Awsat (Londra), 9 Dicembre 2004; Al-Zaman (Bagdad)), 8
> Dicembre 2004.
> (13) Al-Zaman (Bagdad), Dicembre 8 2004.
> (14) Al-Zaman (Iraq), 10 Dicembre 2004.
> (15) Al-Hayat (Londra), 3 Dicembre 2004.
> (16) Al-Sharq Al-Awsat (Londra), 17 Novembre 2004.
> (17) Al-Sharq Al-Awsat (Londra), 10 Dicembre 2004.
> (18) Al-Mada (Iraq), 11 Dicembre 2004.
> (19) Al-Mu'tamar (Bagdad), 25 Novembre 2004.
> (20) Al-Shira' (Bagdad), 23 Novembre 2004.
> (21) Al-Ahali Weekly (Bagdad), 2 Dicembre 2004.
> (22) Al-Jazeera TV (Quatar), 10 Dicembre 2004.
> (23) Al-Shahid Weekly (Iraq), 17 Novembre 2004.
> (24) Al-Sharq Al-Awsat (Londra), 4 Dicembre 2004.
> (25) Al-Sharq Al-Awsat (Londra), 10 Dicembre 2004.
> (26) Al-Sabah (Bagdad) 5 Dicembre 2004.
> (27) Al-Zaman (Iraq), 12 Ottobre 2004.
> (28) Al-Hayat (Londra), 30 Novembre 2004.
> (29) Al-Mada (Bagdad), 23 Novembre 2004.
> (30) Al-Zaman (Iraq), 6 Dicembre 2004.
> (31) Al-Mada (Bagdad), 11 Dicembre 2004.
> (32) Al-Zaman (Iraq), 10 Dicembre 2004.
> (33) Al-Sharq Al-Awsat (Londra) 10 Dicembre 2004, e Al-Jazeera TV (Quatar),
> 12 Dicembre 2004.
> (34) Al-Mu'tamar (Bagdad), 5 Dicembre 2004.
> 
> *************************************
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