E'Natale?



Siamo alla vigilia di Natale, come sempre si fa del tutto per nascondere le
ingiustizie e si fa largo sfoggio delle ipocrisie.
Noi nell'augurare un buon natale a tutti vogliamo inviarvi l'articolo
pubblicato sul Il Ponte (acqustarlo, abbonarsi e diffonderlo fa bene allo
spirito e al movimento!!!) in edicola da oggi a firma del nostro fratello
Don Vitaliano della Sala.




^^^^^
Carissime sorelle e fratelli della mia parrocchia virtuale
(www.donvitaliano.it), anche quest´anno il nostro presepe è "strano",
particolare, ma significativamente raccoglie una provocazione quasi
profetica che ci viene dalla cronaca delle ultime settimane:
l´autoriduzione o la spesa sociale. Un gesto che, lo si condivida o meno,
comunque costituisce lo spunto per una riflessione seria sul carovita,
sulla precarietà, sulle ingiustizie dell´economia, dei mercati e del
profitto egoistico, sulle mille disuguaglianze sociali ed economiche,
sproporzionate tra persona e persona e tra nazione e nazione. Il nostro
presepe Come il primo presepe di San Francesco a Greccio, anche il nostro
fa incarnare Gesù nelle contraddizioni dell´oggi. Il nostro presepe
racconta di povertà (e come potrebbe raccontare altro!); parla di noi e
dell´impoverimento che colpisce tutti, ma soprattutto i più poveri,
colpisce i nostri acquisti e il nostro consumo; è un presepe che parla,
ancora una volta, degli effetti nefasti della globalizzazione dei mercati e
del neoliberismo sfrenato, che assomiglia sempre più ad un ingranaggio
folle capace di stritolare e umiliare le nostre esistenze. Parla di quanto
stia diventando "caro" vivere. Per descrivere i costi della vita ci sono i
dati e le statistiche più o meno ufficiali redatte dell´Istat, dalle
associazioni dei commercianti e da quelle dei consumatori, ma la migliore
statistica la compiliamo noi stessi quando facciamo la spesa nei negozi e
al supermercato. La povertà comincia a toccarci da vicino. Per carità,
nulla di paragonabile alla povertà che si vivono addosso i cittadini del
sud del mondo e dei tanti sud del nostro nord e delle nostre opulente
metropoli, ma anche noi cominciamo a fare una certa esperienza di povertà.
Una certa esperienza di povertà I poveri da sempre ci hanno insegnato che
quando non possiedi nulla, prendere, appropriarsi, espropriare, "rubare",
non è un reato né un peccato, ma è un diritto. Anche Giuseppe a Betlemme
dovette espropriare ed occupare una stalla per permettere a Maria di
partorire Gesù, perché per loro, troppo poveri, "non c´era posto negli
alberghi". Qualche anno dopo Gesù, cresciuto, avrebbe giustificato e difeso
i suoi discepoli che "rubavano" spighe nei campi per sfamarsi. Siamo
veramente certi che invece oggi Gesù condannerebbe chi "ruba" per
sopravvivere? Sicuramente denuncerebbe con forza altri ladri, già ricchi,
che rubano per arricchirsi di più, che speculano sulle disgrazie degli
altri, che succhiano la vita ai poveri, e che non sono incriminati da
nessun tribunale. Siamo veramente certi che Gesù non difenderebbe chi si
arrangia per campare e chi si ribella a una vita di stenti? E non
giustificherebbe chi provocatoriamente e simbolicamente "prende" dagli
scaffali stracolmi dei supermercati per denunciare l´ingiustizia della
povertà, l´aumento sproporzionato dei prezzi, per rivendicare una
redistribuzione equa delle risorse, per chiedere prezzi più accessibili?
Come sempre Gesù continua a nascere per essere coinvolto fino in fondo con
le contraddizioni che stiamo vivendo. E nel nostro presepe accanto ai Santi
pastori e ai Santi angeli, c´è un nuovo personaggio, "San Precario". Ecco
perché Gesù quest´anno nasce spingendo uno dei tanti carrelli della "spesa
sociale": quella simbolica dei disobbedienti e quella reale dei troppi
poveri, che senza clamore, lontano dalle telecamere dei telegiornali e da
quelle a circuito chiuso dei supermercati, "rubano" per sopravvivere
dignitosamente. Da che parte stare "Non date mai ai poveri ciò che è
vostro; semplicemente restituite loro ciò che gli appartiene e che gli
avete rubato. Perché ciò di cui vi siete appropriati fu dato da Dio per
l´uso comune di tutti. La terra è stata data a tutti, non solo ai ricchi".
Con queste parole sconvolgenti di Sant´Ambrogio, raccolte da papa Paolo VI
nell´enciclica Populorum Progressio del 1967, la Chiesa sceglieva
chiaramente da che parte stare: dalla parte dei poveri. Mi sono confrontato
a lungo con i documenti del Magistero della Chiesa, con un insegnamento che
non tentenna nell´affermare l´assoluta priorità per il cristiano di farsi
prossimo a chi non ha prossimo. Accettare fino in fondo il Vangelo di
Nostro Signore e l´insegnamento della Chiesa ci deve portare a denunciare
fermamente l´imperante ondata di egoismo che schiaccia inesorabilmente i
poveri e ci deve far andare controcorrente rispetto al dilagante perbenismo
ipocrita da benpensanti; ci deve porre, inoltre, di fronte ad un dissidio
inconciliabile: l´impossibilità di rispettare le leggi dello Stato
innalzate come muro ad arginare la massa dei poveri e dei disperati che
preme per ottenere una vita più dignitosa. Il natale degli eretici In fondo
è un ritorno alle origini del cristianesimo, a quella notte di Natale di
duemila anni fa, notte che riviviamo ogni anno, quando Dio stesso scelse di
stare dalla parte dei poveri, degli esclusi, degli scarti della storia e
della società. I poveri pastori, considerati delinquenti ed eretici dai
benpensanti di allora - come scrive padre Alberto Maggi nel suo bel libro
"Nostra signora degli eretici" - furono i primi a ricevere lo scoop divino:
Dio, l´Infinito, l´Ineffabile, l´Inafferrabile, l´Altissimo, il
Perfettissimo, il Santissimo, il Totalmente Altro ... aveva scelto di
nascere tra gli uomini e anziché in un palazzo reale - udite, udite! -
aveva preferito nascere in una stalla. A quel tempo ai pastori non viene
riconosciuto nessun diritto, nemmeno quello di pentirsi dei peccati; sanno
che quando arriverà il Messia li castigherà per primi, li sterminerà senza
appello. Per questo l´angelo che annuncia loro l´avvenuta nascita del
Messia, ha dovuto prendere delle precauzioni: "Non abbiate paura (Luca 2,
10), questo Messia non ha niente a che vedere con quello che vi aspettate e
temete! Non mette paura; andate a vedere: non è un giudice in trono, ma un
bambino, nato sulla paglia, proprio come voi...tra le bestie! E sono
andati. E hanno visto. Una speranza anche per loro, i paria di Israele" (A.
Maggi). Il bambinello straccione Dio sceglie di nascere straccione tra gli
straccioni! Ma che il Bambino Straccione di Betlemme, figlio di straccioni,
sia anche il figlio di Dio urta contro la nostra "sensibilità" e contro la
nostra troppo unilaterale idea di Dio. In fondo, è più comodo considerarci
a "immagine e somiglianza" di un dio potente che del Dio Straccione, e
forse proprio per questo facciamo tanta fatica a vedere Dio nel povero,
nell´emarginato, nel diverso, nell´escluso, nel "ladro" per necessità. Ma
siamo noi i veri ladri: abbiamo "rubato" Natale al povero Cristo e ai
tanti, troppi, povericristi, e lo abbiamo trasformato in una festa
consumistica di luci e di abbuffate, escludendo i veri protagonisti, i
poveri. Senza ipocrisia dovremmo ammettere che ci manca il coraggio di
restituire Natale a Gesù Cristo e ai poveri. A quei poveri che non sanno
più o non sanno ancora che Natale appartiene a loro: al bambino africano o
irakeno che vediamo in televisione, stremato dalla fame e dalla guerra e a
sua madre che lo guarda morire; alla schiava bambina costretta alla
prostituzione; al malato terminale di Aids privato della dignità della sua
malattia; al disoccupato e al precario che tenta il suicidio; al
tossicodipendente che vede eroina e solo quella nel suo domani; al malato
di mente, al portatore di handicap, al detenuto, al migrante, al barbone,
al pensionato, all´operaio, all´impiegato che, col suo stipendio, stenta ad
"arrivare alla fine del mese". Dovremmo trovare il coraggio di restituire
il Natale che abbiamo rubato, espropriato ai poveri e che, per tanti versi,
non ci appartiene più. Il caro vita e la precarietà, pur restando tra le
ingiustizie a cui dobbiamo ribellarci, ci aiutano a vivere il Natale più
poveramente e, in un certo senso, ci costringono a condividerlo con i
poveri ai quali il Natale appartiene. Se con i poveri riusciremo a
condividere anche i nostri carrelli della spesa, acquistata o espropriata,
allora sarà veramente Festa per tutti. E quindi...buon Natale!

DON VITALIANO DELLA SALA

__________________________
L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA____________________________________________________________Regala
e regalati Libero ADSL: 3 mesi gratis e navighi veloce. 1.2 Mega di musica,
film, video e sport. Abbonati subito senza costi di attivazione su
http://www.libero.it