Rapimento volontarie "Un ponte per": per Beati i costr utt. di pace è un colpo inferto al processo di pace dell a società civile irachena



Beati i costruttori di pace"

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 Padova, 8 settembre 2004





Comunicato stampa

"UN COLPO INFERTO AL PROCESSO DI PACE DELLA SOCIETA' CIVILE IRACHENA

E A QUANTI NEL MONDO SONO CONVINTI CHE L'USO DELLA FORZA MOLTIPLICA, NON
RISOLVE I CONFLITTI"

Il rapimento di Simona Torretta e Simona Pari: Beati i Costruttori Pace
ricorda la grande attenzione alla sicurezza
che le due volontarie ebbero durante il loro viaggio a Baghdad a fine luglio



Siamo ancora increduli. Sapevamo che in Iraq non c'è sicurezza. Per questo
Simona Pari e Simona Torretta, con i loro collaboratori iracheni, avevano
predisposto un piano perché la delegazione italiana con i rappresentanti di
CGIL, Un ponte per . e Beati i costruttori di pace, a nome del
Coordinamento Fermiamo la guerra, nei giorni della permanenza a Bagdad a
fine luglio, non corresse rischi e non commettesse imprudenze. A quel
programma ci siamo attenuti scrupolosamente. Anche loro si muovevano solo
lo stretto necessario e con grande prudenza. Non a caso sono state rapite
in ufficio.

Abbiamo incontrato in quei giorni i rappresentanti più diversi e più
straordinari delle organizzazioni irachene di società civile, che stanno
costruendo, con grande passione e rischio, la democrazia e la sovranità del
nuovo Iraq. Quante volte ci siamo sentiti ripetere che la loro era la vera
resistenza per uscire dalla occupazione militare e dalla violenza interna!
Proprio in questi giorni si stava programmando un nuovo viaggio per
definire la delegazione, il più possibile rappresentative della realtà
irachena, che venisse in Italia a farci conoscere e incontrare
concretamente il volto della società civile di quel Paese, di cui non
abbiamo un briciolo di informazione.

Il lavoro di Simona Pari e di Simona Torretta non era rivolto soltanto alla
realizzazione di progetti per la popolazione, i bambini in particolare, ma
anche a una sensibilità e attenzione politica per la formazione della
società civile irachena. Il loro rapimento, assieme ai loro collaboratori
iracheni, costituisce una grande violenza inferta alle loro persone, alle
loro famiglie, all'Associazione Un ponte per., a tutti coloro che si
impegnano e lottano per la pace, ma soprattutto al processo della società
civile irachena e a quanti nel mondo sono convinti che l'uso della forza
moltiplica, non risolve i conflitti.

Ci prende un grande sconcerto. Ancora non riusciamo a credere che una
organizzazione, che si autodefinisce islamica, abbia tenuto un simile
comportamento nei confronti di donne, contro la parte più profonda della
fede e della cultura islamica. E' anche per questo che sentiamo più grave
il fatto, probabilmente non legato a sole forze irachene, ma a intrighi
internazionali di chi vuole la destabilizzazione dell'Iraq e di chi ha
bisogno della violenza per continuare a legittimare l'occupazione militare
per il perseguimento dei grandi interessi in gioco.

Angosciati per quanto accaduto, ma ancora più convinti del realismo
politico e della necessità della nonviolenza, esprimiamo forte solidarietà
alle persone colpite e diamo la nostra dispononibilità a continuare di
persona il cammino delle persone sequestrate.




Beati i costruttori di pace







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