L'eredità di Tom Benetollo



CONTINUARE CON TOM BENETOLLO IN CIO' CHE E' GIUSTO
Un mondo migliore è possibile. Ora, che Tom Benetollo ci ha lasciati,
immaginarlo e contribuire a costruirlo è diventato un po' più difficile e
faticoso ma ancora di più necessario.

Peserà, e non poco, l'assenza della sua passione civile e sociale. Non solo
per la mole del suo lavoro, per la competenza con cui da decenni si
spendeva senza risparmio in percorsi di impegno. Ma anche per
quell'equilibrio, sapiente e privo di calcoli, con cui Tom sapeva e voleva
cucire pezzi, anime e culture diverse dei movimenti e della sinistra. Anime
e culture in apparenza poco conciliabili e troppo spesso riottose e
insofferenti le une alle altre. Eppure, tutte indispensabili per
trasformare lo slogan in percorso reale, in cambiamento concreto.

Pochi giorni fa, avevamo presentato con lui a Roma il volume "Rapporto sui
diritti globali 2004", promosso da CGIL, Antigone, Coordinamento nazionale
delle comunità di accoglienza, Legambiente e, appunto, l'ARCI di Tom
Benetollo: un piccolo ma concreto esempio della voglia e capacità di
mettere in rete e in relazione, nella direzione di una comune
progettualità, esperienze diverse ma tutte accomunate dal credere per
davvero, che un mondo nuovo sia possibile e in costruzione: a partire da
ciascuno ma essendo tutti assieme. Recuperando, anche, una maggiore
coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa, tra il personale e il
politico, il pubblico e il privato.

In quell'occasione, Tom aveva di nuovo insistito sull'esigenza che i
partiti e la politica tradizionale sappiano rimettersi in sintonia con la
società. Lo aveva sottolineato anche nella sua introduzione a una delle
sezioni del Rapporto: «C'è un fossato sempre più largo tra i milioni in
piazza e la rappresentanza nelle istituzioni. E non basta la volontà per
costruire un ponte che lo superi. Né c'è la fiducia necessaria per
costruirlo, questo ponte. Creare nuove condizioni, ecco il punto. Se i
movimenti riusciranno in questo con sufficiente forza civile - non per un
proprio vantaggio, ma per quello della democrazia - una trasformazione sarà
possibile. La strada giusta mi pare quella imboccata proprio negli ultimi
anni».

Su quella strada maestra, fondata sull'autonomia del sociale, sulla riforma
della politica e sulla partecipazione ora, con la morte di Benetollo, è
caduto un masso enorme. Pure, Tom ci lascia in eredità una trama, ancora
fragile ma delineata, di quelle nuove condizioni.

Superare l'ostacolo, continuare in ciò che è giusto e necessario per
costruire un mondo in cui siano globalizzati i diritti e la cultura della
pace, è tanto più possibile se i movimenti e la politica, la sinistra
sociale e quella istituzionale, sapranno tenere alta e salda non solo la
memoria di Tom ma anche i suoi insegnamenti, la sua coerenza, i contenuti
su cui ha speso la sua vita.

 Sergio Segio