Le Forze di difesa popolare interrompono il cessate il fuoco unilaterale



UIKI-ONLUS

Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia





Comunicato stampa



Le Forze di difesa popolare interrompono il cessate il fuoco unilaterale



Il Congresso straordinario del KONGRA-Gel, che si è appena concluso sulle
montagne del Kurdistan meridionale, tenutosi per una discussione inerente
alcune problematiche interne e il proseguimento delle attività  statutarie,
ha deciso di sostenere e confermare la strategia di risoluzione politica
della questione kurda, nell'ambito di una democratizzazione degli stati in
cui il popolo kurdo vive, secondo le linee indicate dal presidente Abdullah
Ocalan, ma ribadendo la decisione presa dalle Forze di difesa popolare
(HPG), che a seguito delle pesantissime operazioni militari ha indicato
nella giornata del 1. giugno 2004 la fine del cessate il fuoco unilaterale.
Il KONGRA-Gel ha deciso di proseguire con azioni di tipo democratico verso
la realizzazione, nello specifico attuale, di una costituzione federativa
dell'Iraq, e di risoluzione politica della questione kurda in Medioriente.

Nel dicembre 1998 Adbullah Ocalan, l'indiscusso leader del popolo kurdo,
durante la sua permanenza in Italia ha inteso proseguire la sua strada
propositiva di risoluzione della questione kurda e più volte fece appello
alle forze democratiche italiane ed europee per istituire una Conferenza
Internazionale per la soluzione politica della questione kurda in Turchia e
in Medioriente. La volontà kurda di proporre ed elaborare delle soluzioni
compiute e percorribili è stata sempre ignorata a livello internazionale,
concedendo alla Turchia ogni volta nuovi alibi per non affrontare in
maniera seria la questione.  Ne è stata un esempio la tragica conclusione
della vicenda giudiziaria nei confronti dei due gruppi di pace del PKK, che
nel 2000 sono stati inviati in Turchia, dall'Europa e dalle montagne, come
azioni simboliche della determinazione  della parte kurda alla pace.

Nonostante azioni come queste, nel silenzio della comunità internazionale,
la parte kurda ha proseguito per sei anni nella sua  intenzione di non
ricorrere alla violenza e alla morte per la soluzione del problema kurdo,
un problema che riguarda venti milioni di kurdi che vivono in Turchia,
milioni di esuli nel mondo, 4mila villaggi distrutti, decine di migliaia di
vittime del conflitto ignorato dal mondo e definito a bassa intensità dai
generali turchi.

Oggi, Abdullah Ocalan si trova imprigionato ad Imrali dove ha trascorso gli
ultimi cinque anni, come unico prigioniero, nell'oblio generale,
esattamente come è per il popolo kurdo. Le autorità turche non hanno mai
voluto prendere in considerazione il ruolo pacificatore che Abdullah Ocalan
ha svolto in questi anni, dopo aver dato al popolo kurdo una speranza di
rinascita. È stato lui stesso infatti a dichiarare due settimane fa alle
autorità e all'opinione pubblica internazionale, attraverso i suoi
difensori, gli unici che possono incontrarlo, che il suo ruolo ispiratore
di pace, vista la condotta e l'atteggiamento dei militari e delle autorità
turche, ormai si affievoliva, lasciando così nelle mani delle Forze di
difesa popolare (HPG) ogni decisione.

Sono ormai alcuni mesi che nel Kurdistan turco gli scontri tra esercito e
guerriglieri si sono fatti sempre più sanguinosi e per questa ragione la
legittima difesa, che spingeva le Forze di Difesa Popolare all'azione, non
ha più senso, la guerra nel Kurdistan turco è ormai di nuovo realtà (in
allegato la dichiarazione completa delle HPG). Purtroppo l'inserimento del
Kongra-Gel nella lista delle organizzazioni terroriste dell'UE, motivato
falsamente dal suo essere una mera prosecuzione del PKK, non ha fatto altro
che dare il lasciapassare alle forze militari turche per proseguire sulla
strada del terrorismo di stato e dell'annientamento di un popolo. L'Europa,
attraverso l'indifferenza dei suoi governi, non ha mai voluto intervenire a
sostegno e per il riconoscimento della parte kurda come interlocutore
politico per facilitare e avviare un reale processo di risoluzione della
questione, così oggi potrà e dovrà ritenersi complice del precipitare degli
eventi.

Da oggi il Kurdistan turco è nuovamente teatro di guerra, da oggi non si
avranno che nuove vittime da entrambe le parti ad insanguinare l'area e gli
animi della popolazione. Una popolazione che tenacemente si è battuta da
cinque anni per avviare una vera democratizzazione della Repubblica turca
nella fratellanza e nella pace, popolazione che per prima si è sentita
criminalizzata da questa decisione. Non c'è stata la volontà internazionale
di sostenere i kurdi nella loro lotta di risoluzione pacifica e politica, i
kurdi sono stati lasciati soli a morire sulle montagne kurde nel silenzio
generale, nell'indifferenza, lasciando che la Turchia continuasse ad
imporre la guerra come soluzione. Del resto che cosa ci si poteva aspettare
da un Occidente democratico che si arma in guerre preventive senza senso e
distruttrici, oltre che della vita, della dignità dei popoli?

Facciamo appello affinché da ogni parte d'Italia e d'Europa si diffonda il
grido di dolore che il popolo kurdo da oggi, una volta ancora e una volta
in più, lancia chiedendo una soluzione della questione in Turchia e nel
Medioriente.



Roma, 1 giugno 2004



Via Gregorio VII n. 278 - 00165 Roma    Tel. 06636892   Fax. 0639380273
Email: uiki.onlus at tin.it