11 settembre qualcuno racconta bugie



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Una traduttrice che ha lavorato per l'Fbi punta il dito contro
l'amministrazione Bush: "Nei mesi precedenti l'11 settembre si sapeva che i
terroristi avrebbero usato gli aerei come missili"
5 aprile 2004 - L'Fbi sapeva prima dell'11 settembre che i terroristi
stavano progettando di attaccare gli Stati Uniti usando gli aerei come
missili, e le dichiarazioni del consigliere per la Sicurezza Nazionale
Condoleezza Rice - cioè che informazioni del genere non esistevano - sono
"una clamorosa bugia". Lo sostiene Sibel Edmonds, una traduttrice
turco-americana che ha lavorato per l'ufficio investigativo nei sei mesi
successivi agli attentati al World Trade Center e al Pentagono, e che la
scorsa settimana ha testimoniato davanti alla Commissione istituita per
indagare sulle eventuali mancanze dell'intelligence nel prevedere gli
attacchi. Insieme alle dichiarazioni dell'ex capo dell'anti-terrorismo
Richard Clarke, le rivelazioni della Edmonds minacciano di intaccare
ulteriormente la credibilità dell'attuale amministrazione proprio nel campo
su cui Bush ha puntato tutto per essere rieletto: la sua leadership nella
guerra al terrorismo.
Nonostante una corte le abbia ordinato di non rivelare i dettagli, coperti
dal "privilegio del segreto di Stato", la Edmonds ha parlato senza mezzi
termini in un'intervista al quotidiano britannico The Independent. "C'erano
informazioni generali sulla tempistica, sui metodi da usare - ma non
esattamente su come sarebbero stati usati -, sulle persone già sul
territorio e su chi stava ordinando questi attacchi terroristici. Venivano
menzionate delle città. Metropoli, con grattacieli", ha detto. "Ho fornito
alla Commissione dettagli su documenti investigativi specifici, su date
specifiche, su obiettivi specifici, e su chi era a capo delle indagini. Ho
dato tutto il necessario affinché la Commissione potesse risalire all'intero
processo e seguirne gli sviluppi. Questo non è solo sentito dire, sono cose
documentate. E i fatti possono essere stabiliti molto facilmente".
La Edmonds, che oltre al turco conosce anche il farsi, era stata incaricata
dall'Fbi di tradurre nuovamente del materiale - in particolare le
intercettazioni telefoniche di presunti terroristi - raccolto nei mesi
precedenti agli attentati, per capire se c'erano state delle mancanze nelle
traduzioni. Scoprì che queste erano state piuttosto chiare, e già nel marzo
2002 aveva informato l'ufficio investigativo di voler rendere pubbliche le
intercettazioni da lei tradotte. Ma le fecero capire - anche proponendole un
cospicuo aumento di stipendio e un lavoro a tempo pieno - che era meglio se
teneva la bocca chiusa: "minacciarono anche di mandarmi in prigione", ha
raccontato al sito TomFlocco.com. La settimana scorsa, durante una
conferenza stampa tenuta dopo la deposizione davanti alla Commissione, a un
giornalista che le chiedeva se era stata "corrotta" per il suo silenzio la
Edmonds rispose: "Può metterla così".
Quanto sostenuto dalla donna contrasta con la tesi sostenuta da Condoleezza
Rice. Nella lettera del consigliere per la Sicurezza Nazionale pubblicata
dal Washington Post il 22 marzo si legge che "nonostante ciò che è stato
detto da alcuni, noi non avevamo ricevuto nessun rapporto dall'intelligence
sulla preparazione di attacchi terroristici negli Stati Uniti con gli aerei
usati come missili, sebbene alcuni analisti avessero immaginato che dei
terroristi potevano dirottare dei velivoli per ottenere la scarcerazione di
militanti detenuti dagli Usa". Per la Edmonds, quel "noi" usato dalla Rice
equivale a una "clamorosa bugia". "La Rice ha detto 'noi', e non 'io' - ha
detto a The Independent -. Questo includerebbe tutti gli uomini dell'Fbi,
della Cia e della Dia (l'agenzia di intelligence della Difesa, nda). E'
impossibile".
Secondo la Edmonds, gli Usa "avrebbero dovuto avere l'allarme arancione o
rosso (nella scala di colori che descrive la gravità della minaccia
terroristica, il primo significa "alto" livello di allerta, il secondo
"altissimo", nda) già nel periodo giugno-luglio 2001. C'erano tante
informazioni disponibili".
La traduttrice dovrebbe comparire di nuovo davanti alla Commissione nel
corso di questo mese, quando sarà chiamato a testimoniare anche il direttore
dell'Fbi, Robert Mueller. "Spero che la Commissione gli faccia domande
vere - ha confessato al sito Salon.com -. Per esempio, è vero o no che nell'
aprile 2001 un ufficio dell'Fbi ricevette delle informazioni riguardanti l'
uso di aeroplani per un attacco contro una grande città? Ed è vero o no che
tramite un informatore dell'Fbi, che lavorava per l'ufficio investigativo da
dieci anni, lei ricevette delle informazioni su specifiche trame
terroristiche e specifiche cellule nel nostro Paese? Non potrebbe dire di
 no".
Alessandro Ursic