L'informazione mistificata



L’informazione mistificata

Ci siamo alzati alle quattro del mattino e abbiamo iniziato il nostro 
intinerario di Pace, destinazione Roma.
Abbiamo marciato per affermare il nostro amore per la Pace, il nostro rifiuto 
della guerra, del terrorismo e di ogni forma di violenza. Il nostro era uno 
striscione che passava piuttosto inosservato rispetto agli altri, non avevamo 
grandi slogan da proporre se non la nostra voglia di Pace.
La mia voglia di pace è nata a Padova negli anni del terrore, gli anni 
settanta, si perché noi siamo cresciuti con la paura, abbiamo respirato  
paura sin da ragazzini, avevamo paura ad uscire di casa, paura ad andare a 
scuola. Davanti alle nostre scuole si consumava il rito quotidiano degli 
scontri sanguinari tra ragazzi di destra e ragazzi di sinistra e tra ragazzi 
e polizia.  Qualcuno dei miei amici e compagni di classe quando rientrava la 
sera trovava sempre, sotto casa, qualcun altro che l’aspettava.
Erano gli anni di piombo ma anche gli anni della guerra fredda che pendeva, 
come una scure, sul nostro futuro, ed è un ricordo che ho ben chiaro nella 
mia testa di bambina.
Questo ho voluto affermare individualmente e congiuntamente con i Beati i 
costruttori di Pace e con chiunque fosse a Roma ieri, belle facce, belle 
persone, bella ciao…
Quanto abbiamo vissuto, respirato, cantato, applaudito e ascoltato era solo e 
soltanto la voglia di Pace di tutti coloro i quali erano presenti nelle 
strade di Roma, perché crediamo nella Pace, perché crediamo che la Società 
Civile debba essere presente in questo tempo ed esprimere appieno come Attore 
Sociale la sua voglia di Pace che non deve essere affidata solo a politici e 
politicanti.
L’informazione delle nostre reti di stato ha appiattito, sminuito e svilito la 
nostra marcia e nostra voglia di Pace. E’ stato parlato molto, troppo, di una 
persona sola, Fassino, è stato strumentalizzato e gonfiato un incidente che 
peraltro è avvenuto in mattinata e non durante la marcia. 
E’ stato detto che i Disobbedienti erano arrabbiati, ma nessuno spiega mai 
perché questi ragazzi sono sempre così arrabbiati.  Ragazzi ventenni a volto 
scoperto e senza sampietrini in mano erano profondamente e giustamente 
arrabbiati perché vogliono uno Stato Sociale e vivono in uno Stato in guerra, 
vogliono vivere e lavorare e invece sono precari con un lavoro flessibile “as 
americans”, vogliono studiare e far studiare i loro figli che invece a 
tredici anni andranno a lavorare.
Nessun giornalista ha mostrato la bellezza accecante di tanti ragazzi e 
ragazze d’Italia uniti sotto la bandiera della Pace. Nessun Movimento che 
anima i percorsi di Pace in questo tempo è stato evidenziato, nominato, 
fotografato.
Ho visto i ragazzi di Emergency suonare e danzare in un concerto di poesia, ho 
visto bimbi con volti disegnati, ragazzi che  cantavano, anziani con la loro 
mitica bandiera rossa. 
C’era una delegazione di rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri che chiedeva 
il ritiro dei loro avamposti in Irak, ma nessuno ne ha parlato. Nessuno ha 
mai citato il Direttore del Giornale dei Carabinieri che per aver espresso il 
proprio timore che l’Irak diventasse il nuovo Vietnam è stato punito “in 
consegna di rigore”.
Il nostro Premier, un Presidente Operaio e Pacifista, ci ha spiegato alla tv, 
attraverso le sue sei reti di stato che il vero pacifista appoggia 
l’occupazione militare a Nassiriya.
“I nostri morti, le vostre guerre”. I nostri morti Presidente, figli, mariti, 
amici e parenti della Società Civile che non sono i figli, gli amici ed i 
parenti di chi li manda in missione di Pace con il codice di guerra.

Delly Giacometti

Rif. Beati i Costruttori di Pace,Padova.