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APPELLO PER UNA ASSEMBLEA NAZIONALE DEL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA PER
DOMENICA 21 MARZO A ROMA

E’ decisivo che questo movimento di massa non si disperda nuovamente e non
dichiari esaurita la sua azione dopo la giornata del 20 marzo. Ad aprile
dello scorso anno, troppi avevano prematuramente ritenuto che la guerra in
Iraq fosse finita. A dimostrare il contrario sono state le contraddizioni
seguite all’occupazione militare della coalizione guidata dagli Stati Uniti
(Italia inclusa) e la sorprendente resistenza popolare che in Iraq si sta
opponendo a questa occupazione.

La realtà ci ha dimostrato che la guerra permanente e preventiva continua
ad essere lo snodo drammatico delle relazioni internazionali e dello loro
ripercussioni interne ad ogni paese, incluso il nostro.

 La giornata mondiale di mobilitazione contro la guerra del 20 marzo,
raccoglie l’appello del movimento pacifista statunitense, rilanciato e
fatto proprio al Forum di Parigi e del Forum Sociale Mondiale di Mumbay.
L’obiettivo della mobilitazione del 20 marzo è la cessazione immediata
dell’occupazione coloniale dell’Iraq, il ritiro delle truppe straniere,
l’autodeterminazione del popolo iracheno. Questo è quanto affermano le
piattaforme ed documenti dei movimenti sociali e contro la guerra in tutto
il mondo – a partire da quelli statunitensi – e questo è quanto emerso
chiaramente nel recente Forum Sociale Mondiale di Mumbay.

Se questa piattaforma è chiara da New York a Mumbay, non capiamo perché
questa chiarezza debba pagare un prezzo alla politica bipartizan solo qui
in Italia, utilizzando strumentalmente un presunto ruolo risolutore
dell’ONU in contrapposizione alla richiesta del movimento di ritiro
incondizionato delle truppe italiane dall’Iraq.

 Anche per questo riteniamo che il movimento per la pace debba aprire una
riflessione di programma capace di dare continuità alla sua iniziativa e
che lo renda autonomo dalle ipoteche della governabilità e delle
compatibilità internazionali che vincolano tuttora il nostro paese.

 1)      La partita del ritiro del contingente militare italiano in Iraq va
giocata fino in fondo. Anche se il Parlamento ha approvato il
rifinanziamento della missione militare, sarebbe      inaccettabile
ritenere questa partita come conclusa. Milioni di persone sono a favore del
rientro dei militari italiani. Spetta al movimento dare espressione
politica a questa domanda.

2)       Il contesto internazionale vede ormai avviarsi una corsa al riarmo
a livello globale. Le spese militari stanno ormai aumentando non solo negli
Stati Uniti ma anche in Europa. Le richieste di scorporo delle spese per la
difesa dai vincoli di bilancio degli Stati, è indicativo. Che ciò non possa
che avvenire a scapito delle spese sociali è diventato evidente agli occhi
di tutti. Le risorse sottratte alle spese sociali servono a finanziare
l’economia di guerra e l’apparato militare statunitense, ma non possiamo
nasconderci che servono anche a finanziare il progetto di esercito europeo
la cui dottrina militare si ispira alla medesima logica della guerra e
della proiezione offensiva sui teatri di crisi. Non  possiamo neanche
nasconderci che insieme alle spese militari stanno aumentando le spese per
la “sicurezza”, una categoria intesa ormai come fronte interno della guerra
preventiva che tende a rafforzare la repressione dei movimenti sociali e la
militarizzazione della società.

 3)      Negli ultimi dieci anni i governi italiani hanno mascherato le
loro ambizioni geopolitiche nei Balcani e in Iraq dietro gli automatismi
previsti dai trattati internazionali per trascinare l’Italia in guerra
contro altri paesi. Basi militari, corridoi di sorvolo, porti e aeroporti
sono stati spesso resi funzionali alla guerra senza alcun mandato. Si
ripone con forza la questione dello smantellamento delle basi militari
straniere in Italia. Gli Stati Uniti e la NATO stanno allargando le basi
militari della Maddalena, di Camp Darby, stanno costruendo nuove basi
militari a Taranto e Brindisi, stanno stoccando segretamente le scorie
nucleari in diversi siti.  E’ decisivo coordinare il movimento nel nostro
paese con la rete internazionale contro le basi che si è costituita al
Forum Sociale Mondiale di Mumbay.



Per porre con forza la discussione e l’azione su questi contenuti saremo in
piazza unitariamente il prossimo 20 marzo  ma  proponiamo anche una
assemblea nazionale, unitaria e di movimento, per domenica 21 marzo per
discutere e decidere come dare continuità alla mobilitazione contro la
guerra. La guerra non è finita. Questa volta la mobilitazione non deve
finire il 20 marzo.

 Primi firmatari:
 Stefano Chiarini (giornalista del Manifesto)
Piergiorgio Tiboni (Cood. Naz. CUB)
Pierpaolo Leonardi (coord.naz. CUB)
Maurizio Scarpa (segr.Filcams CGIL)
Sergio Tanzarella (teologo, Caserta)
Sergio Piro(psichiatra, Napoli)
Mauro Bulgarelli (deputato Verdi)
Paolo Cento (deputato Verdi)
Luciano Pettinari (Socialismo 2000)
Maurizio Musolino (Dip. Esteri del PdCI)
Franco Grisolia (AMR Progetto Comunista-sinistra PRC)
Mauro Casadio (Rete dei comunisti)
Sergio Cararo (giornalista, Contropiano)
Fosco Giannini (direttore de L’Ernesto)
Germano Monti (Forum Palestina)
Valter Lorenzi   (Ass.culturale Agorà, Pisa)
Marco Santopadre (giornalista, Radio Città Aperta)

 Per adesioni e informazioni: <mailto:cpiano at tiscali.it>cpiano at tiscali.it


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