Gen. Tricarico: «Meno diritti per combattere il terrorismo»



Corriere della Sera
giovedì, 4 dicembre, 2003
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«Meno diritti per combattere il terrorismo»

Il generale   : «Non si può affrontare un' emergenza come questa con leggi
ordinarie» «Altrimenti si arriva al doppio e discutibile binario della
giustizia Usa per i detenuti di Guantanamo» «A volte per tutelare la
privacy non si può svolgere un' efficace attività di prevenzione»

ALLARME TERRORISMO PARLA IL CONSIGLIERE DI PALAZZO CHIGI

Sarzanini Fiorenza

ROMA - «Non si può pensare di gestire una situazione di emergenza come
questa con leggi ordinarie. Per garantire la sicurezza dei cittadini è
necessario rinunciare ad alcuni diritti e privilegi». La riflessione del
generale Leonardo Tricarico , ex comandante delle forze aeree italiane
durante la guerra del Kosovo e adesso consigliere militare di Palazzo
Chigi, arriva al termine di giorni drammatici per l' Italia. E mentre resta
altissimo l' allarme per un possibile atto terroristico.     Che cosa vuol
dire rinunciare a diritti e privilegi?     «La nostra legislazione prevede
norme che regolano il "tempo di pace", ma che spesso si rivelano inadatte
per fronteggiare situazioni di crisi. Dunque vuol dire rivedere alcuni
principi in modo da consentire alla collettività di difendersi. Quella
contro il terrorismo è una guerra e come tale va combattuta.
Altrimenti...».     Altrimenti?     «Si arriva a situazioni paradossali
come il doppio e discutibile binario della giustizia statunitense nei
confronti dei detenuti di Guantanamo».     Facciamo esempi concreti. La
prima norma da modificare?     «Il diritto alla riservatezza. Quando l'
amministrazione americana ha chiesto i dati personali di tutti i
viaggiatori verso gli Stati Uniti, l' Italia si è trovata in grave
difficoltà perché questo non è consentito dal nostro ordinamento. Ci sono
voluti otto mesi per arrivare a un accordo di massima, ma una soluzione
reale non è stata ancora trovata. Esistono dei casi in cui per tutelare la
privacy del singolo ci si trova nell' impossibilità di svolgere una
efficace attività di prevenzione».     Ma in questo modo non si rischia di
tornare indietro rispetto alle garanzie per i cittadini?     «La cornice
deve essere un quadro giuridico appropriato, ma senza dimenticare che per
affrontare un' emergenza globale come quella terroristica bisogna accettare
qualche rinuncia.     Secondo provvedimento.     «Approvazione di alcune
procedure che possano essere applicate in via ordinaria in caso di
pericolo. Penso alla chiusura degli spazi aerei, degli scali aeroportuali,
alla soppressione di alcuni collegamenti. Durante la guerra del Kosovo io
finii sotto inchiesta proprio per aver preso misure di questo tipo. E' un
rischio che non si può e non si deve più correre. Così come è impensabile
che il provvedimento di espulsione per sette integralisti islamici firmato
dal ministro dell' Interno Giuseppe Pisanu scateni critiche e polemiche».
Lei lo ritiene giusto?     «Se esiste la prova che alcune persone sono
pericolose per la sicurezza nazionale, non solo è giusto ma è sacrosanto. E
in quel caso mi pare che gli elementi raccolti fossero sin troppo evidenti.
E questo non riguarda soltanto le persone».     A che cosa si riferisce?
«Ci sono luoghi di culto dove si incita all' odio e alla violenza, dove si
reclutano nuovi militanti, dove si fabbricano e si vendono documenti falsi.
Centrali del crimine nei confronti delle quali attualmente non si può
prendere alcun provvedimento».     Pensa alla chiusura di alcune moschee?
«Penso alla possibilità di interdire alcuni luoghi nel momento in cui
rappresentano un rischio per i cittadini. So bene che la libertà di
religione va tutelata in ogni modo, ma non quando c' è il pericolo che
prevarichi la libertà degli altri».     Chi deve occuparsi di queste
revisioni?     «Io credo che il problema vada affrontato a livello
internazionale, in sede di G8 o della Nato, ma posso dire che l' Italia ha
già fatto la sua parte e potrebbe continuare a farla. Abbiamo approvato una
legislazione antiterrorismo che ci pone all' avanguardia rispetto a molti
altri Paesi. Abbiamo intrapreso la strada giusta ed è su questa che
dobbiamo continuare a camminare».






Una vita nell' aviazione italiana

IL PROFILO

Il generale Leonardo   è consigliere militare di Palazzo Chigi. Durante la
guerra in Kosovo (1999) è stato comandante delle operazioni aeree della 5°
Forza Aerea Tattica Alleata della Nato da Vicenza. Proprio per la sua
conduzione delle operazioni, è stato insignito dall' allora presidente
americano Bill Clinton della prestigiosa «Legion of Merit». Sessantunenne,
è entrato in aviazione nel 1961. Fra le molte onorificenze ricevute, anche
una dal governo tedesco e un' altra da quello peruviano