Tremila italiani a Parigi per il Forum sociale di metà novembre



di Valentina Petrini
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=30259

 È trascorso già un anno dal Forum sociale di Firenze 2002, il primo forum
ad essere stato organizzato in Europa. Oggi l'appuntamento si ripete. Per
Parigi 2003 è quasi tutto pronto. Dal 12 al 16 novembre, la capitale
francese ospiterà i seminari, le plenarie, gli approfondimenti promossi dal
movimento con una mole di partecipanti, che secondo le ultime previsioni
degli organizzatori, dovrebbe superare di gran lunga i 60 mila di Firenze.
Dalla lotta contro la privatizzazione dell'acqua al tema della pace e del no
alla guerra; dalla campagna per la cancellazione del debito a quella per la
difesa e salvaguardia di un'Europa sociale; dalle proposte della nuova
Costituzione europea al problema immigrazione. Insomma nulla di nuovo nei
temi e nelle battaglie sociali che già Firenze aveva portato a galla. Molto
di nuovo se si pensa agli avvenimenti che si sono susseguiti in questo
ultimo anno. «Il primo elemento di novità rispetto al Forum fiorentino è
proprio la guerra in Iraq» spiega Alessandra Mecozzi della segreteria
nazionale della Fiom, presente alla conferenza stampa per il lancio della
partecipazione italiana ai lavori di Parigi 2003. «Oggi quella guerra si è
fatta ed è ancora in corso». Cambia lo scenario internazionale, dunque, si
rafforza l'avversità dei "movimenti" al predominio di una politica
liberista.
Ma Parigi sarà diversa da Firenze anche per altri due motivi. In primis si
parlerà di Europa e «di come costruire un'alternativa allo smantellamento
dell'Europa sociale operata da questa Costituzione europea», sottolineano i
portavoce del "Gruppo di continuità" del Forum sociale europeo. Entro il 9
maggio la bozza di Costituzione europea dovrà essere ultimata. E sono già
tante le accuse mosse dal Forum: innanzi tutto che si tratti di una
Costituzione non costruita dal basso, secondo che si ispiri a dei valori
liberisti, terzo che perda di vista i principali problemi alla base di un'
unità equa e paritaria tra i popoli.
Il 15 novembre, dietro le mille sigle che hanno dato la loro adesione all'
appuntamento di Parigi, la Francia ospiterà la manifestazione conclusiva con
lo slogan "Per un'Europa dei diritti e della pace", proprio come accadde il
9 novembre 2002 e il 15 febbraio 2003. Non sarà il solo appuntamento di
piazza: oltre alla caratteristica manifestazione dei migranti presenti ad
ogni Forum anche con seminari e tavole di discussione, il 12, giorno dell'
apertura dei lavori, l'inaugurazione sarà preceduta da una manifestazione
del movimento femminista. Prevista anche la partecipazione di delegazioni
pacifiste irachene, iraniane e israeliane. L'accesso ai dibattiti è libero e
tutte le informazioni inerenti il programma si possono trovare sul sito
internet www.fse-esf.org.
Dall'Italia sembra partiranno almeno 3000 mila persone per partecipare ai
lavori del Forum con pullman, treni e aerei. Molte le carovane organizzate
anche se è difficile reperire notizie. «Per questo consigliamo a tutti gli
interessati di chiamare le sedi locali delle associazioni aderenti al
Forum», dicono dall'ufficio stampa.
Parigi avrà anche un altro elemento di novità rispetto a Firenze. «I Forum
diventano con Parigi un luogo dove i gruppi si organizzano e lanciano
proposte» spiega Vittorio Agnoletto, portavoce del Fse «Lanceremo campagne
mondiali che impegnino le singole realtà nazionali. Proporremo per esempio
che il forum mondiale del 2006 si tenga negli Stati Uniti e, ancora più
imminente, faremo proposte per l'organizzazione di Bombay, che è successiva
all'appuntamento di Parigi».
Per quanto riguarda i legami tra le attività e la politica del Forum
italiano e le nostre questioni nazionali, una riflessione a parte è dedicata
alla partecipazione alla manifestazione indetta da Cgil,Cisl, Uil della
Toscana contro il terrorismo il prossimo 19 novembre. «Non siamo disposti a
cadere in questa trappola» spiega Luciano Mhbauer dei SinCobas «siamo contro
il terrorismo ed è scritto anche nella nostra carta dei principi nata a
Porto Alegre. Non siamo un partito quindi non diamo orientamenti alle masse.
Quando i sindacati avranno definito il programma della manifestazione, ogni
associazione deciderà. Riteniamo strumentale la proposta di Berlusconi di
trasformare questo appuntamento in una giornata di protesta unitaria».
Perché? Perché l'Italia è un paese in guerra, dicono, perché ha sposato la
linea liberista e «soprattutto perché ha scagliato sulle piazze e i
sindacati la responsabilità di fungere da copertura per il terrorismo».